Considerata la salita più dura d’Europa, il Monte Zoncolan da Ovaro incute timore e rispetto in ogni ciclista degno di questo nome. Si tratta di una stretta strada, asfaltata dai primi anni 2000, teatro di alcune imprese del Giro d’Italia: l’ultimo a scollinare qui per primo è stato Chris Froome nel 2018, il record è di Gilberto Simoni che nel 2007 impiegò 39 minuti e 3 secondi.
I primi 1,6 km da Ovaro a Liariis, già piuttosto duri ma pedalabili (9,8%), esposti al sole, non fanno minimamente l’idea di ciò che verrà dopo.
Svoltando a destra nel paese c’è un tratto quasi pianeggiante di 500 metri, poi attacca brutale il tratto mostruoso di 5,8 km al 15,28% di media, in cui si prendono la bellezza di 886 metri di dislivello. Ogni 500 metri c’è un pannello con la foto di un grande della storia del ciclismo, e i 500 metri tra uno e l’altro sono eterni: è difficile, per un ciclista normale ben allenato, proseguire senza mettere i piedi a terra. C’è qualche tornante ogni tanto, ma è difficile riprendere fiato.
Terminato questo incubo nei pressi della Malga Pozof, inizia un tratto meno ripido (6,9) in cui si attraversano in successione 3 gallerie non illuminate e con il fondo sconnesso.
Usciti dall’ultima ci sono ancora 500 metri al 13%, ma ormai si vede la cima, dove c’è un monumento al ciclismo e da dove si gode un bel panorama sui monti più alti della Carnia. È anche l’arrivo di alcuni impianti sciistici. La salita è in gran parte nel bosco e l’asfalto è in buone condizioni. La discesa su Sutrio ha delle pendenze notevoli nei primi 3 km, poi diventa un bello stradone con pendenze moderate dove si possono lasciar andare i freni e godersi la velocità della discesa.