La via è quasi tutta da attrezzare; sono presenti solo qualche chiodo, pochi fix, cordoni e ed un paio di soste nella prima parte.
Sviluppo arrampicata: 500 metri circa.
Il dislivello tiene conto di alcune perdite di quota e successive risalite.
Si sale per una cresta poco marcata, dove sono possibili molte varianti. In linea di massima si sale sempre sul versante est, appena ci si sposta a sud diventa tutto più difficile.
Descrizione sommaria (per una relazione dettagliata vedi Parodi): si attacca la cresta superando con passi di III un muretto fessurato, poi si prosegue verso dx con facile arrampicata tenendosi sempre sul versante est fino ad aggirare a dx un grosso spuntone triangolare giallastro, per raggiungere nuovamente il filo di cresta.
Seguire la cresta superando un tratto più esposto fino ad una forcella. Procedere verticalmente per un diedro-canale di III e per placche gradinate fino ad una cengia detritica.
Ad una decina di metri verso dx attaccare un ampio diedro di II, II+. Proseguire per rocce articolate piegando sempre un po’ a dx fin sotto a ripide pareti fessurate poco sotto la vetta. Spostandosi decisamente a dx seguire una serie di diedri ben appigliati per sbucare in cima al Picco Montaldo (3344m).
Scendere in disarrampicata all’intaglio tra il Picco Montaldo ed il Picco Coolidge. Attaccare una fessura presso il filo di cresta superando un tratto verticale di III+, poi più facilmente fin sul Picco Coolidge (3340m). Seguendo la cresta, ora più larga e semplice, si raggiunge il Picco Lanino (3348m), punto culminante del Visolotto.
Discesa:
lungo la via normale della parete sud. Utilizzando una serie di 6 doppie da 25 m precisi, attrezzate quasi tutte con fix, anelli e catena inox. Dalla prima catena (ben evidente sotto il picco Lanino) ci si cala per 20m (eventualmente si disarrampica con attenzione sulla sx faccia a valle, II+). Si arriva ad una terrazza (eventualmente ci si rilega) e si scende brevemente seguendo degli ometti quindi si traversa a dx (faccia a valle) sotto una paretina fino a trovare la successiva catena di calata: questa non si vede da sopra fino all’ultimo ed è spostata decisamente sulla dx rispetto alla prima (piccolo ometto a monte del canale principale). Dalla sosta ci si cala per 25m nel grande canale, quindi si arriva alla successiva sosta (abbastanza a piombo sulla sx faccia a valle), da qui altra doppia da 25m giusti: la sosta è sotto un tettuccio e non è visibile da sopra fino all’ultimo. Altra calata da 25m e poi un’altra verso una evidente sosta con cordone sulla dx faccia a valle (ma comunque sempre abbastanza a piombo). Dalla sosta con cordone ci si cala per 20-25m leggermente verso sinistra fino ad una sosta a fix che con un’ultima calata porta alla zona detritica. Quest’ultima calata è facilmente evitabile (II). Da lì si scende per roccette verso sx fino a prendere la rampa diagonale che riporta sotto il passo delle cadreghe (ci sono ancora degli sporadici fix con maillon nei punti più delicati, II; eventualmente è possibile fare una doppia finale da 15-20m per calarsi direttamente sulla pietraia).
- Cartografia:
- IGM 1:25000 Monviso
- Bibliografia:
- Itinerario 107 della guida “Nelle Alpi del Sole” di Andrea Parodi o “Monviso – Il triangolo incantat