difficolta tecniche di arrampicata concentrate in 2 tiri consecutivi dopo la seconda doppia, quella di 20 m. nel vuoto stimati di V°.
Discesa da passo Vazzeda da cercare ma abbastanza logica.
Per una ripetizione calcolare per l'intero giro con partenza e arrivo a Chiareggio una dozzina di ore
in corrispondenza di una costa abbandonare il sentiero principale per proseguire per tracce di sentiero per pascoli e e rampe in direzione dell'evidente spigolo, tendendo leggermente a dx, qualche ometto aiutano a seguire l'avvicinamento, calcolare circa 2/2.30 per arrivare all'attacco.
Le difficolta’ sono abbastanza discontinue, alternandosi tratti piu’ semplici di III e IV a passi decisamente piu’ impegnativi del IV+ indicato sulla guida del Bonacossa .
L’attacco avviene per un diedro/canale (II) facilmente individuabile lungo l’avvicinamento (tra i due che si vedono e’ il piu’ vicino alla base dello spigolo);
il primo tiro sullo spigolo attacca con una paretina verticale di 6-7 mt. che si puo’ risalire o nel diedro a sin. (chiodo in uscita) o lungo la fessura al centro (in entrambi V e buone possibilita’ di proteggersi con friends);
i tiri seguenti portano sulla sommita’ di un primo torrione che poi occorre ridiscendere, disarrampicando con molta attenzione per una decina di mt. (III) sino ad un intaglio, qui e’ possibile anche fare una doppia gia’ attrezzata con 2 chiodi vecchi uniti da cordino un po’nascosti sulla sinistra appena sotto la sommita’,
dall’ intaglio si ricomincia a salire, non lasciandosi attrarre da delle placche piu’ facili sulla sin. dello spigolo che non consentirebbero poi di risalire sullo stesso, ma occorre risalire un diedro piuttosto impegnativo sulla dx. (V e un chiodo all’ inizio) al termine del quale si torna sul filo.
Si prosegue per alcuni tiri divertenti mantenendosi sempre sul filo o appoggiando leggermente sul versante sud, sino alla sommita’ di un altro torrione, da cui bisogna scendere con la doppia nel vuoto.
A questo punto siamo circa a meta’ via e, dopo alcuni tiri piu’ semplici (III) si giunge a quello che e’ sicuramente il tratto piu’ difficile: un traverso di 4-5 mt. ad aggirare sulla sin. un torrione, su una placca liscia proteggibile all’inizio con un cordino (ne abbiamo lasciato uno) e al termine con un friend in una fessura verticale, che occorre risalire faticosamente con movimenti ad incastro sino alla sommita’ (V+); in questo tratto deve fare molta attenzione anche il secondo!.
Dopo un altro tratto di trasferimento si giunge al penultimo tiro che inizia con passo atletico leggermente strapiombante, prosegue su alcune placche liscie ma piuttosto appoggiate e ben proteggibili con friends in fessura, e termina con un diedro verticale (IV+ un cordino incastrato in un masso rinviabile nel diedro).
Un ultimo tiro su gradoni ci porta alla sommita’.
Un grosso problema l’abbiamo avuto per la discesa: la relazione indicava di scendere brevemente su rocce rotte sul versante del Forno sino a mettere piede sul ghiacciaio, costeggiare la cresta SW e giungere al Passo di Vazzeda; purtroppo la situazione rispetto agli anni 70 e’ molto cambiata: il ghiacciaio si e’ molto ritirato nel tratto sommitale ed ha lasciato scoperta una zona di placche lisce che non e’ possibile scendere in alcun modo…..Abbimo seguito a tratti la cresta poi sul versante ovest quindi ancora in cresata per arrivare al Passo Vezzeda. Attenzione poiche’ e’ una discesa molto pericolosa sia per i sassi che scendono dappertutto, sia perche’ le cenge che abbiamo seguito sono sempre molto esposte sulle balze rocciose sottostanti. Messo infine piede sul nevaio sottostante, si scende poi facilmente per neve, gande e pascoli sino ad incrociare il sentiero che scende dal Grande Camerini. Da li’ in breve all’ Alpe Vazzeda e a Chiareggio.
Nel complesso e’ una gita di grande impegno, dove le difficolta’ sono la lunghezza , difficolta’ nell’ individuare la via, (essendo la cresta molto accidentata ed avendo trovato lungo tutta la via solo 2 chiodi e due cordini per le calate), e difficolta’ nella discesa. La roccia invece e’ un bellissimo granito, a tratti un po’ lichenoso (anche perche’ non viene mai percorsa…), e l’ambiente e’ davvero sublime.