Note
Storico
Si tratta di una salita che richiede buon impegno fisico, e presenta passaggi molto verticali e faticosi.
Attrezzatura: serie completa di nut e di friends (BD C4 0.3-3, eventualmente raddoppiare misure 0,3-1) , martello e chiodi non sono indispensabili ma serve soprattutto il martello per ribattere eventuali chiodi insicuri.
Periodo consigliato: estate, in presenza di neve lo zoccolo può costituire un grosso problema da superare.
Tempo salita: 5-6 h per la salita e 2h per la discesa per andare a riprendere il sentiero.
Avvicinamento
Attrezzatura: serie completa di nut e di friends (BD C4 0.3-3, eventualmente raddoppiare misure 0,3-1) , martello e chiodi non sono indispensabili ma serve soprattutto il martello per ribattere eventuali chiodi insicuri.
Periodo consigliato: estate, in presenza di neve lo zoccolo può costituire un grosso problema da superare.
Tempo salita: 5-6 h per la salita e 2h per la discesa per andare a riprendere il sentiero.
Ivrea, Cuorgnè, Pont Canavese, Locana, Rosone, Vallone del Piantonetto fino alla Diga del Teleccio.
Dalla diga di Teleccio prendere il sentiero per il rif. Pontese (indicazioni), prima in piano costeggiando il lago artificiale, poi per sentiero ripido fino all'inizio del piano delle Muande (0h45). Dal rifugio Pontese seguire il sentiero dietro il rifugio fino ad bivio che permette di scendere (sx orografica) ed attraversare il fiume su di un ponte di legno.
Attraversato il ponte continuare a seguire il sentiero, prendere a sinistra per Colle dei Becchi ad un bivio con segnale, agevole ma lungo (circa 2h00). Arrivati in prossimità dello zoccolo del Becco, cominciare a salire per tracce su pietraia prima stabile, poi più mobile, verso l'evidente canale roccioso che porta alla base della parete rossastra.
Anche in stagione inoltrata tracce di neve alla base del canale, utili ramponi.
Stare a dx del canale/colatoio e arrivare alla base vera e propria dello zoccolo dove si possono lasciare zaini e materiale in eccesso. Salire dunque per placche e risalti rocciosi (ometti) per almeno 200/300 mt. cercando il facile (passi di III) fino ad incontrare un grande ometto sul bordo sx della placconata (attacco della via Malvassora). Da li traversare decisamente a sx per circa 80 mt e per risalti e canalini detritici portarsi alla base della via, circa 20 mt. a sx della grande placca bianca. Il primo tiro qui proposto è quello della variante e si trova alla base di una serie di diedri verticali (chiodi con cordone alla base). La via originale invece parte qualche metro più a sx e più in basso su placche fessurate e diedrini (spit alla base).
(in totale circa 3h30 dalla diga)
Descrizione
Dalla diga di Teleccio prendere il sentiero per il rif. Pontese (indicazioni), prima in piano costeggiando il lago artificiale, poi per sentiero ripido fino all'inizio del piano delle Muande (0h45). Dal rifugio Pontese seguire il sentiero dietro il rifugio fino ad bivio che permette di scendere (sx orografica) ed attraversare il fiume su di un ponte di legno.
Attraversato il ponte continuare a seguire il sentiero, prendere a sinistra per Colle dei Becchi ad un bivio con segnale, agevole ma lungo (circa 2h00). Arrivati in prossimità dello zoccolo del Becco, cominciare a salire per tracce su pietraia prima stabile, poi più mobile, verso l'evidente canale roccioso che porta alla base della parete rossastra.
Anche in stagione inoltrata tracce di neve alla base del canale, utili ramponi.
Stare a dx del canale/colatoio e arrivare alla base vera e propria dello zoccolo dove si possono lasciare zaini e materiale in eccesso. Salire dunque per placche e risalti rocciosi (ometti) per almeno 200/300 mt. cercando il facile (passi di III) fino ad incontrare un grande ometto sul bordo sx della placconata (attacco della via Malvassora). Da li traversare decisamente a sx per circa 80 mt e per risalti e canalini detritici portarsi alla base della via, circa 20 mt. a sx della grande placca bianca. Il primo tiro qui proposto è quello della variante e si trova alla base di una serie di diedri verticali (chiodi con cordone alla base). La via originale invece parte qualche metro più a sx e più in basso su placche fessurate e diedrini (spit alla base).
(in totale circa 3h30 dalla diga)
- L1: VI, A0: seguire l’evidente diedro sopra la sosta di partenza (2-3 chiodi), traversare a dx (chiodi) per entrare in un altro diedro con fessura. Seguire la fessura (diversi chiodi) per qualche metro e quando questa comincia a diventare difficile ed erbosa traversare a sx (chiodo). Continuare dritti sul pilastrino su rocce più facili ed ammanigliate fino alla sommità del pilastrino, dove è presente la sosta vecchia a chiodi. Scavalcare ancora il muretto a sx e pervenire alla sosta a spit (piccolo terrazzino).
- L2: VI – spostarsi poco a dx ed innalzarsi a prendere una lama diagonale che porta verso sx ad una fessura verticale. Seguire la fessura per qualche metro fino ad una zona più rotta. Dalla base di quest’ultima traversare a dx andando a rinviare due chiodi vicini. Continuare a traversare ora orizzontalmente fino a doppiare uno spigoletto dietro al quale c’è la sosta a spit. Sembra difficile ma in realtà c’è tutto.
- L3: V+ – dalla sosta seguire sulla dx un diedro appoggiato, poi scavalcare a destra su una cornice molto esposta (1 chiodo) per qualche metro (quasi in discesa) poi più facile sino alla sosta a spit. Questo sarebbe il tiro del traverso esposto.
- L4: IV, V, VI/A0 – seguire il diedro svasato ascendente a dx ( chiodo , IV/V) fino a che questo finisce (chiodo). di qui proseguire a destra sino ad individuare la sosta che si raggiunge con facili passi, si intuisce dalla fine del diedro la presenza del terrazzo di sosta a destra.
- L5: VI+ (VI/A0) – proseguire sopra la sosta prendendo il diedrino di sx dei due affiancati (VI+ oppure VI/A0 su friends e nuts, presente solo 1 cuneo marcio e un frend incastrato), dopo 10-12 metri prendere per il diedro di dx e rimontare il pilastrino fino alla sommità, dove è presente una cornice con sosta su spit (V/VI).
- L6: IV+, V – dalla sosta salire dritto per lame e fessure (chiodi), obliquare leggermente a destra raggiungendo un nuovo terrazzino sulla dx con sosta a spit
- L7: VI+/VII- (VI/A0), VI+, V – dalla sosta attaccare l’evidente diedro appena a sx. Salire nel diedro inizialmente molto gradinato e facile (IV). In seguito il diedro si raddrizza ed occorre sfruttare prima la fessura al centro del diedro, quindi anche le fessure poste sulla sua faccia sx, fino ad arrivare ad una piccola cengia. Continuare ancora per il diedro (2 vecchi cordini incastrati) fino ad una cengetta. Scalare delicatamente i grandi blocchi sovrastanti appena sulla dx e superare un muretto aggettante, sopra il quale c’è la sosta a spit e una croce in lamiera fissata alla roccia.
Discesa, due possibilità:
- in corda doppia su “Gran finale”, poco a dx della via (in vetta la prima calata si trova su un pilastrino 15 metri a dx della croce di vetta, faccia a monte. 5 doppie su soste a spit con catena) e discesa a piedi dallo zoccolo d’attacco. NB: lungo lo sperone a dx (faccia a monte) della placconata che si risale durante l’avvicinamento, sono presenti 3 soste a spit per agevolare la discesa fino alla base dello zoccolo. Per reperirle, una volta oltrepassato l’ometto della Malvassora, scendere ancora verso sx (faccia a valle) per 150 mt. raggiungendo lo sperone e tralasciando una sosta a spit.
- discesa dalla via normale, in arrampicata oppure (consigliabile) effettuando una doppia dalla sosta di vetta verso le placche della via normale (lato opposto a quello di salita) e poi almeno un’altra doppia dalla sosta successiva (eventualmente presente almeno un’altra sosta di calata).
Continuare su terreno più facile, facendo attenzione, seguendo diversi ometti che portano ad un ultimo piccolo risalto (crestina) in prossimità di cordoni di calata.
Fare una doppia verso i blocchi rotti sottostanti (eventualmente scendere arrampicando) e dirigersi verso un ultimo ometto. Scendere arrampicando l’ultimo saltino di 2 metri, arrivando così al colle. Scendere camminando dal colle (arrivati al colle scendere verso sx) fino ad una zona di grossi blocchi, attraversata la quale si perviene al sentiero.
Primi salitori: Gian Carlo Grassi, Alberto Re, 6 Ottobre 1968.
- Cartografia:
- Kompass, foglio 86 - Gran Paradiso, Valle d'Aosta - scala 1:50.000
- Bibliografia:
- Oviglia M., Rock Paradise, Edizioni Versante Sud, 2000
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