La parete presenta un lungo e ripido scivolo di neve o ghiaccio iniziale, con i residui dei seracchi, seguito da una sezione terminale di 200 m circa con rocce affioranti, chiave della salita; questo tratto deve essere il più possibile coperto di neve (assestata, ovviamente) in quanto le rocce sono friabilissime, con molti sfasciumi, e difficilmente permettono protezioni.
(Sono possibili avvicinamenti alternativi, sfruttando gli itinerari scialpinistici della Cima S. Giacomo o della normale del Tresero dai Forni, e traversando in discesa fino alla base della parete. Conveniente solo se si portano gli sci).
Dal ripiano basale portarsi verso l’evidente scivolo che scende a centro parete (è ciò che resta della seraccata più bassa). Oltrepassare la terminale e salirlo, se possibile a sinistra, più vicino alle rocce, o comunque rimanendo a debita distanza dalla seraccata in alto a destra, ancora abbastanza prominente. Sono circa 350 m di dislivello a 50-55°. All’altezza della seraccata piegare in diagonale verso destra traversando al di sopra di essa (esposto, 55° nella prima parte, poi poco meno). Traversare fino a quando, a destra delle rocce sovrastanti lo scivolo, non compare un ripido canalino che sale verso la vetta. Imboccare il canalino (sempre 50-55°) che dopo un primo tratto rettilineo tende a piegare a sinistra. Qui a seconda delle condizIoni valutare se salire dritti fra le rocce verso la vetta (più ripido e delicato) o piegare a sinistra guadagnando un pendio meglio innevato, e più riparato dal sole, che porta verso il tratto finale della cresta Nordest, comunque con tratti fino a 60-65° improteggibili o quasi. Valutare attentamente anche le frequenti cornici sulle creste di uscita.
Discesa: facile, lungo la normale al Tresero dai Forni (scialpinistica). Piuttosto lunga se affrontata a piedi.