Si tenga presente che dopo Boregne si salirà sempre senza sentiero. A inizio stagione si incontrerà ancora neve nel canalone di accesso alla conca dell'ormai morente ghiacciaio di Tos, oltre che ovviamente nel pendio del ghiacciaio. Pertanto occorrono sempre piccozza e ramponi.
A fine agosto-settembre facilmente parte del ghiacciaio presenta ghiaccio vivo.
Se si percorre l'anello. lo sviluppo del percorso è di notevole estensione ed impegno; ma se il percorso è un po’ lungo e faticoso, è però abbondantemente ripagato dal panorama dalla vetta, dalla varietà del paesaggio e dal piacere di individuare la retta via in un ambiente dove la wilderness è l’assoluta protagonista.
A Revers 1530 m attraversare il ponte sulla Dora e seguire la strada sterrata (destra idrografica) fino ad incontrare, incise su legno, le indicazioni per “Boregne – Becca di Tos – Piani di Tos”. Si imbocca il sentiero 4B che sale ripido nel fitto bosco. A 1850 m circa si incontra una prima volta la strada poderale per Boregne, la si attraversa continuando a sinistra poi con un tratto quasi pianeggiante che attraversa un bel pascolo e quindi conduce a Boregne 1994 m. Si passa tra le baite continuando per un brevissimo tratto sul sentiero n.4, salvo poi abbandonarlo per proseguire a destra seguendo grossomodo il solco del torrente. Boregne ; si incontra una pista, la si segue costeggiando una vasca d’acqua recintata e prima di arrivare al corso del torrente si inizia a salire, sulla destra e senza percorso definito, sul pendio erboso e di rododendri rimanendo tra il torrente ed il roccione sulla destra posto sotto la verticale della Becca di Verconey.
Incrociando e seguendo tracce di sentiero, si sale fino ad addentrarsi nella piccola valletta in fondo al quale vi è un canalino di sfasciumi e pietrame che andrà risalito. Scegliendo il percorso migliore (tendenzialmente al centro o a sinistra) si risale questa valletta sempre su maggior pendenza man mano che si avvicina il culimine, quindi nel punto più favorevole si attraversa verso destra per portarsi in corrispondenza di un grosso masso, 50 m sotto l’uscita del canalone. Qui si può o continuare dritti (terreno abbastanza schifoso) oppure traversare ancora a destra verso un intaglio di erba e roccette, dove è posizionata una corda (fissata però solo ad una pietra, verificarne stabilità).
Sbucati nel pianoro superiore a circa 2800 m, ecco apparire la Becca di Tos alla testata del vallone. Si continua a destra per aggirare alcuni dossi della morena del ghiacciaio, toccando alcuni graziosi laghetti, per poi traversare a sinistra fino a raggiungere il fronte del ridotto ghiacciaio di Tos.
Puntare adesso direttamente verso la vetta. Se la stagione non è ancora avanzata ed il vallone è ancora innevato, la salita avviene con ramponi su un percorso però sempre regolare (salvo un aumento della pendenza nell’ultimo tratto). Il percorso ideale, anche valutando la zona di pietre scaricate della parte alta della montagna, si trova sulla parte sinistra del ghiacciaio, sempre su buona pendenza. Si sale puntando ad un terrazzino roccioso grigio scuro per poi dirigersi verso destra per superare una fascia rocciosa rossastra (probabile zona da effettuare su roccette). Infine si sale l’ultimo strappo del glacio-nevaio, più ripido all’uscita (volendo si può uscire a destra salendo una zona di rocce poco stabili), raggiungendo una piccola conca proprio sotto il grosso torrione che caratterizza l’anticima. Da qui in breve senza difficoltà al grosso ometto di pietre posto sulla cima.
Per la discesa la via più veloce è sicuramente quella di salita, ma se si desidera per volontà o necessità (non si vuole ridiscendere il ghiacciaio e/o il canalino di sfasciumi) si può compiere un anello molto selvaggio e poco frequentato che richiede però ottima visibilità.
Dalla vetta si scende sulla pietraia del versante ovest seguendo diversi ometti e una traccia tra sfasciumi (con il passare degli anni diventa più marcata, segno di qualche passaggio da questo versante, che dopo un primo tratto in cui resta parallela alla cresta nord dell Bcca di Tos, scende poi più decisamente nell’altopiano sottostante (presenti alcuni piccoli laghi) una volta aggirato un salto di rocce. Per pietrame e sfasciumi si arriva all’altopiano a circa 2900 m. Dirigersi ora verso Sud, incrociare e seguire per un breve tratto il corso di un torrente, poi dirigersi verso il costone che va dalla Punta Feluma alla Becca dei Quattro Denti e che delimita il Vallone di Maison Forte. Il consiglio per evitare spiacevoli saliscendi, è di restare il più alti possibile lungo questo altopiano, gli ometti non sono molti e spesso poco visibili. Evitare di farsi attrarre da ripidi prati puntando subito verso valle perchè poi sotto ci sarebbero dei salti di roccia non superabili. Una volta raggiunta la zona sotto la Punta Feluma, si intercetta il sentiero abbastanza marcato che scende nel vallone, dapprima sul bordo sinistro, poi su quello destro, con discesa piuttosto ripida fino alla stradina nei pressi dei ruderi del forte Maison Forte 2353 m. Seguendo la sterrata verso il fondovalle (nelle zone con tornanti visibili si può tagliare per prati) si arriva all’alpeggio di Verconey superiore 1987 m, dove si prende il sentiero n.5 (frecce gialle su sassi verticali) che scende all’Alpeggio di Verconey inferiore 1910 m e da questo a Plantè 1648 m passando per Frassy 1671 me Prariond dove si incontra l’alta Via n.2 da seguire fino a Revers.
Da Verconey superiore è anche possibile proseguire lungo la sterrata fino a Frassy
- Cartografia:
- Carta L’Escursionista, Fg. 3, Valgrisenche - Val di Rhemes, Scala 1:25000
- Bibliografia:
- A. Giorgetta-Guida dei Monti d'Italia, Alpi Graie Centrali