Nell’estate 2003 utilizzammo entrambe, abbinando schizzi visivi del Dinoia e descrizione sintetica tiro per tiro del Kelemina. La chiodatura è variabile e su tutte le lunghezze occorre integrare con nuts e friends.Un martello e 5/6 chiodi assortiti possono ritornare molto utili.
Una cordata in forma, ben affiatata e che non commette errori di percorso può uscire anche in giornata (10-15 ore); normalmente, si bivacca tra il 18° e 22° tiro, alla base egli insidiosi camini terminali che impegneranno ancora tutta la parte finale della salita e probabilmente ancora una grande giornata di arrampicata.
n.b.
Garanzia di tempo bello e asciutto sono essenziali per questa via che da metà in su in caso di temporale o cambiamento del tempo può trasformarsi in una trappola mortale!
La roccia è quella della Civetta, costantemente “delicata”, e per chi arriva dalle occidentali, questo aggettivo si tramuta in marcia, da paura… le difficoltà sono continue e sostenute e poi l’ambiente è unico, severo, impone un impegno fisico e soprattutto psicologico di altissimo livello, intuito, esperienza ed anche un pizzico di fortuna. Da metà parete in poi, è impensabile ritirarsi ed anche un eventuale “recupero” verso l’alto comporta (la storia lo testimonia), qualcosa di epico da parte dei soccorritori, se non ultima, l’impossibilità di essere salvati. Per un numero interminabile di tiri, si “viaggia” all’interno di grandiosi e tetri camini dalle pareti viscide multicolori, a tratti addirittura fangose, sempre bagnate, dove per uscire vivi, non è questo un termine esagerato per far capire il luogo, occorre che il tempo meteorologico non faccia assolutamente brutti scherzi; anche dopo lunghi periodi siccitosi, non è raro trovarsi a “scalare” sulla roccia bagnata, come nel nostro caso ad esempio, le temperature molte alte del periodo possono provocare lo scioglimento dei nevai sommatali di Punta Tissi ed il conseguente incanalamento di acqua, con rigagnoli, cascate e scariche continue di sassi..Immaginate essere sorpresi da un forte temporale su questa parete..
Dal rif. Tissi in 45 minuti oppure dal Coldai in 1h 15 si raggiunge il canale inclinato da destra verso sinistra, a sinistra dello zoccolo di attacco della via Solleder. Dei residui nevosi alla base del canale stesso possono richiedere qualche attenzione.
Il consiglio, è quello di pernottare al Tissi, e farsi dare gli ultimi aggiornamenti dal bravissimo ed esperto gestore, circa le condizioni della parete e soprattutto dei camini terminali, spesso bagnati fino a stagione avanzata o causa dei frequenti temporali; inoltre da questo rifugio si potrà ammirare nella sua pienezza l’immensità e la severità di questa grande muraglia di incomparabile bellezza.
0) 85 m. canale colatoio (pass. 4°)
1) 40 m. traversare un po’ a sx, superare uno strapiombo e continuare per fessura diedro (4+,5°)
2) 35 m. si continua nel diedro, poi placca e camino (5°-, 4°,5°)
3) 30 m. in fessura poi rampa a sx. coperta di detriti (4°+)
4) 35 m dapprima a sx. e poi per un camino su una torre (4°)
5) 30 m. traversata a sx. si raggiunge il grande diedro lo si segue per 10 m., si traversa a dx. su una lista e poi per fessura (4°+, 5°)
6) 30 m. si sale sempre per fessura poi si ritorna a sx. nel diedro sopra dei gradoni (4°+,5°)
7) 30 m. si sale obliquamente a destra fino ad una terrazza (4°,4°+)
8) 30 m. si sale obliquamente a sx. per una serie di camini superando uno strapiombo (4°+,5°+)
9) 25 m. si sale un camino, si traversa a dx. fino ad uno spigolo e salendo vs. dx. si raggiunge una terrazza (4°+,5°,4°)
10) 40 m. salire a dx. del camino per 15 m., traversare il suo fondo, salire per una fessura laterale e proseguire obliquamente a sx. fino ad un posto di fermata (5°,5°-,4°+)
11) 30 m. salire dapprima un po’ a sx. del diedro e poi per esso (5°,4°,5°)
12) 15 m. seguire il diedro (5°,5°+)
13) 30 m. seguire il diedro e poi per camino (5°+,6°,5°+)
14) 30 m. proseguire nel camino, e poi per diedro, uno strapiombo viene aggirato a sx. salendo per placca (5°,6°)
15) 25 m. seguire il diedro fin sotto un grande tetto (5°,6°) – bivacco primi salitori
16) 20 m. traversare sotto il tetto verso sx. e salire per camino (6°,5°+)
17) 35 m. salire dapprima obliquamente a sx. poi per una sottile fessura a sx. del diedro in una nicchia orizzontale profonda 2 m., larga 2 m. e alta mezzo metro (5°+,A2) stillicidio
18) 30 m. salire a dx. della nicchia, traversare verso sx. lungo il suo bordo giallo (5°+,6°)
19) 25 m. per una sottile fessura si sale ancora obliquando a sx. in un colatoio (A1, 5°+)
20) 20 m. si sale verso dx. sopra una torre (2°,3°)
21) 40 m. si sale obliquamente verso dx. di un grande tetto che si trova 50 m. più in alto ( 4°)
22) 25 m. scendere leggermente per una fessura, obliquare a dx. in direzione del tetto e poi salire a sx. in un canale (5°+,6°)
Nota: è possibile dalla base del colatoio (S.19) salire direttamente con 2 lunghezze di 6° raggiungere la S.22
Nostro Bivacco del 03/08/2003
23) 25 m. salire obliquamente a dx. e superando dei gradoni la base di un camino (3°,4°+)
24) 20 m. salire per una lista verso sx. fino ad uno sperone (3°,4°)
25) 30 m. in comune con la Comici-Benedetti . salire per i camini (2°,3°)
26) 15 m. in comune con la Comici-Benedetti . salire per i camini (5°+,4°)
27) 25 m. in comune con la Comici-Benedetti . salire per i camini (3°+,4°)
– nostro bivacco del 03/08/2003
28) 15 m. salire il camino (5°,4°)
29) 25 m. orizzontalmente sotto un tetto e verso dx. sino ad un posto di fermata (5°,4°)
30) 25 m. seguire ancora il camino (5°,4°)
31) 15 m. si passa sotto dei blocchi incastrati e malsicuri (buco caratteristico) (5°-)
32) 25 m. si supera una placca e per un diedro si raggiunge una cengia (5°-,5°)
33) 20 m. il camino si divide, si segue il ramo di destra fino ad uno strapiombo, si traversa a dx. in una nicchia (5°+,5°)
34) 20 m. si traversa a dx. su roccia rossa in un camino seguente (4°+)
35) 30 m. fuori dal tetto, sopra il blocco si supera uno strapiombo (5°,5°+)
36) 30 m. si sale il diedro di sx. per 15 m. e si traversa a sx. fino alla costola che divide i due camini-colatoi (4°+)
37) 15 m. si sale sulla costola e si entra nel vicino colatoio che porta sotto ad un grande tetto (3°,4°+)
38) 15 m. si segue un’esile fessura che sale obliquamente da verso dx., si passa a dx. del tetto e si ritorna a sx. nel colatoio (A1,A2, 5°+)
39) 30 m. per una placca ed un diedro, seguendo il canale si raggiunge una cengia (4°,5°)
40) 40 m. si sale una placca a a sx. del diedro e superando dei blocchi si raggiunge la vetta (4°+)
Discesa:
Poco sotto la cima di P.ta Tissi, passa la ferrata degli Alleghesi, seguendo quest’ultima si arriva al sentiero Tivan e per questo al rif. Coldai (2 h), con ancora un po’ di energie si scende infine al Tissi (1 h e mezza)
Nota finale: attenzione, le difficoltà sono da considerarsi con roccia asciutta; sovente, anche dopo lunghi periodi di bel tempo o con zero elevato, i nevai etti sommitali continuano a colare imperterriti lungo tutte le fessure terminali, aumentando considerevolmente l’impegno complessivo della salita.
“…trattasi certamente di una fra le più belle ed impegnative salite delle Alpi..”
Queste sono solo alcune delle tantissime parole di ammirazione spese per questa grandiosa via dolomitica, frasi di personaggi altrettanto grandi quali Messner, Gogna, Barbier, ecc. che sottolineano ancor più l’importanza ed il “valore” di questo itinerario che ha segnato un epoca.
Pensiamo al 1957, periodo nel quale trionfavano le direttissime e le superdirettissime, con massiccio impiego di chiodi e staffe per la progressione, capolavori di audacia e di esteticità, ma certamente di nuovo molto distanti dal concetto di “libera” che già alcuni fortissimi dolomitisti avevano interpretato molti anni prima, Comici, Vinatzer, Cassin e moli altri.
I viennesi Walter Philipp e Dieter Flamm salgono il celeberrimo diedro alla Q. 2992 di Punta Tissi piantando l’irrisorio numero di 44 chiodi su oltre 40 lunghezze di corda escluse le soste! Per comprendere appieno questo dato, è forse importante fare per un attimo mente locale sull’attuale metodo di “attrezzatura” concepito in termini di sicurezza espresso sulla singola lunghezza di corda; ebbene parlando di difficoltà classiche è normale oggigiorno prevedere dagli otto ai dodici punti di ancoraggio. E’ pressoché incredibile pensare alla media che ne deriva suddividendo i chiodi impiegati da questi due scalatori su 40 lunghezze di corda…
A parte le cifre, questa via resta ancora oggi un severissimo banco di prova per cordate affiatate ed esperte.
- Bibliografia:
- Civetta di O.Kelemina - 93 arrampicate scelte in Dolomiti , Dinoia,Casari