Non è un itinerario molto lungo (partendo dal ponte di Oleggio sono circa 50 km, dipendenti però dalle deviazioni) che ha una doppia valenza perché permette di scoprire, oltre alla citata necropoli, anche quel particolare tratto del Ticino che è l’ansa di Castelnovate, dove il fiume descrive quella particolare “S” invertendo più volte il percorso. Per “vivere” al meglio questo cammino del fiume si suggerisce di seguire tutto il sentiero che lo costeggia, dalla centrale di Nizzola fino alla Diga del Panperduto, come sotto descritto.
Il percorso ha un comun denominatore con altri del Parco: la mancanza di indicazioni. E dire che si parla di sentieri come “SM” (Sesto Calende-Milano) ed “SP” (Sesto Calende-Pavia). Fortunatamente però impossibile perdersi, ricordando che ci si muove in una fascia quasi obbligata con il Ticino su un lato e il Canale Industriale sull’altra.
Dalla sponda lombarda: raggiungere il ponte sempre su SP527, si può parcheggiare appena a monte del ponte (ristorante a destra) o attraversare il fiume e raggiungere il parcheggio sopra citato.
Partendo sulla sponda piemontese, dal parcheggio risalire il breve sentierino che porta al ponte e attraversare il fiume nel passaggio a lato della carreggiata riservato a pedoni e ciclisti. Appena passato il fiume deviare a destra, sottopassare la SP527 ed imboccare la larga strada sterrata che costeggiando il Ticino arriva fino allo scolmatore del Canale Industriale, dove è d’obbligo attraversare il Canale e portarsi sulla sua sponda sinistra. Risalire il Canale sulla ciclabile asfaltata fino al primo ponte, dove si hanno due possibilità:
- Continuare diritto lungo il canale in sponda sinistra fino alla centrale idroelettrica di Vizzola Ticino, dove si attraversa il canale e si prosegue sulla ciclabile asfaltata (ora in sponda destra) fino alle porte dei canali Industriale e Villoresi;
- Attraversare il ponte e proseguire per un breve tratto nel bosco ad incrociare il sentiero che costeggia il fiume. Imboccare il ramo a destra, presso una paratia il sentiero diventa pista sterrata; al primo bivio non prendere il ramo di destra che risale alla centrale ed alla pista Pirelli ma proseguire a sinistra; non vi sono indicazioni ma il percorso è comunque obbligato in quanto è sempre a risalire il Ticino, su sentiero o su sterrata. Passata una passerella con porte, al primo bivio prendere il ramo di destra (diritto il sentiero è cieco), si sbarca su una sterrata che arriva sulla strada asfaltata che scende da Castelnovate. Svoltare a sinistra sull’asfalto fino al Ticino dove si riprende il sentiero che descrive tutta la “S” dell’ansa di Castelnovate. Il sentiero a volte è un po’ impervio ma è sempre marcato e mai pericoloso; ignorando le varie deviazioni che riportano verso Castelnovate o verso il Canale Industriale si arriva alle porte dei Canali Industriale e Villoresi dove si ritrova il percorso descritto in 1.
Attraversare il ponte, riportarsi in sponda sinistra, costeggiare il fiume fino a sbarcare sulla SP336 al bar-ristorante Canottieri 6; risalire la SP336 (strada molto trafficata, prestare attenzione) fino alla centrale di Porto della Torre; senza attraversare il ponte, svoltare a destra (indicazioni per Golasecca e Sesto Calende) e sempre costeggiando il Ticino si arriva alla Diga della Miorina. Proseguire sulla SP27, alle indicazioni della Spiaggia Melissa non svoltare a destra al parcheggino con sterrata ma proseguire fino al viadotto autostradale, dove proprio sotto parte una sterrata, un po’ ripida all’inizio, che porta alla necropoli posta a circa 500 m dal bivio (indicazioni).
Volendo è anche possibile compiere l’Anello del Monsorino (cartelli con freccia) facendo attenzione al percorso un po’ accidentato.
Ritorno per lo stesso percorso dell’andata; consigliato il rientro lungo il canale se l’andata è stata sul sentiero lungo il Ticino.
Quando nel 1824, nel comune di Golasecca vennero rinvenute urne cinerarie all’interno di aree delimitate da pietre disposte a cerchio si ritenne che i resti appartenessero a soldati romani o cartaginesi caduti nella seconda guerra punica e che le pietre delimitassero l’accampamento romano. La realtà era invece diversa. I resti non appartenevano a soldati romani o cartaginesi ed erano già lì presenti ben 600 anni prima della citata guerra punica. E quello non era neanche l’insediamento dell’accampamento romano perché, si scoprì dopo, la “Battaglia del Ticino” del 218 AC tra gli eserciti romano e cartaginese venne combattuta molto più a sud, tra Cassolnovo e Vigevano.
Quindi un altro popolo aveva già occupato l’area secoli indietro: erano i Celti, qui arrivati nel corso delle loro migrazioni causate dal mutamento delle condizioni climatiche e dalle bellicose intenzioni di espansione di altri popoli del nord-europa. Furono i Celti a portare e diffondere il rito della cremazione e della conservazione delle ceneri in urne, collocate in sepolcreti insieme ad altri oggetti appartenuti al defunto.
La necropoli è facilmente raggiungibile dalla SP27, partendo dal viadotto dell’autostrada A8 a monte della Diga della Miorina (seguire le frecce bianco/rosse) ed è liberamente visitabile. Vi sono alcuni pannelli illustrativi però nell’area non si trovano molte informazioni relative al sito.
Fonti:
a) “La Valle del Ticino culla di civiltà” di A. Marini, Ed. Zeisciu;
b) Parco del Ticino, parcoticino.eguide.it/?poi=area-monsorino
- Cartografia:
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CTR Lombardia
Descrizione percorsi su "natura.parcoticino.it", sezione "Itinerari"