Ramo delle Streghe è però il nome della sola seconda parte del ramo, quella terminale, perché la prima parte è nota come Ramo dei Prati, anche se non vi è un punto ben preciso dove il nome cambia.
Tra questo ramo laterale del Ticino ed il corso principale si estende quella fascia di terra nota come “Isola dell’Ochetta”, di cui si riporta un po’ di storia nella sezione successiva. Oggi l’isola è irraggiungibile, se non guadando il Ramo delle Streghe quando la “marea” lo permette.
L’ambiente intorno al Ramo delle Streghe, con le sue lanche, è davvero piacevole; attenzione però nel percorrerlo visto che, nei pressi della Scuola Lancio, l’erosione spondale si sta lentamente divorando il sentiero.
Il sentiero, individuato come V04, è ben segnalato; per approfondimenti si manda al link natura.parcoticino.it/itinerari/item/341-anello-delle-streghe.html.
Una bella pedalata quindi, nel nome della wilderness e alla ricerca ….dell’Isola che non c’è.
La partenza ufficiale è dalla centrale idroelettrica Ludovico il Moro a Vigevano, ma trattandosi di un anello si può iniziare da qualunque punto; in questo itinerario si parte dal ponte sul Ticino, sponda piemontese, dalle porte del canale Enel dove inizia la pista ciclabile.
Seguire la pista, su sterrato o tagliando con i vari sentieri se conosciuti, sempre seguendo le indicazioni della Dorsale DOR01 per le Casette di Cerano. La pista, aggirata la Trattoria La Chiocciola, diventa sentiero che attraversa un rio ed arriva all’area aperta del Ristorante Venezia. Proseguire lasciandosi il ristorante sulla destra, al ponte si attraversa lo Sforzesco e si risale verso il ponte del Langosco sul ciglio della valle; proseguire ora verso valle lungo il Langosco (Via Mulino Vecchio, asfalto) fino al ponte successivo, dove svoltando a sinistra (sempre su asfalto) si scende alla località Bagno. Seguendo le indicazioni raggiungere la località Casette dove, ben indicato, parte il Sentiero del Beato Pacifico che porta alla riserva/allevamento storioni dell’Isola del Mandelli. Costeggiando le vasche e poi seguendo il sentiero che scavalca su un ponte di legno la Roggia Cerana si arriva al parcheggino sulla Via del Porto che scende da Cassolnovo.
Risalire la Via del Porto, passare lo Sforzesco a raggiungere la Via dei Livellari, qui svoltare a sinistra e poi subito a sinistra al primo sterrato che scende nella valle. Seguire sempre la sterrata fino ad un bivio presso il quale sorge il fabbricato della Scuola Lancio Mosca (SLM; bacheca in legno). Ignorando il sentiero di sinistra (si percorre al ritorno) piegare a destra fino ad un incontrare quasi subito un altro bivio dove si intercetta l’Anello delle Streghe. Qui l’indicazione è un po’ contraddittoria: il percorso ufficiale dell’anello è lungo lo Sforzesco, la freccia indica la sterrata sottostante. Risalire al sovrastante Naviglio Sforzesco e costeggiarlo in sponda sinistra fino alla presa del Canale Conti, dove è possibile:
1 proseguire fino alla centrale Ludovico il Moro lungo il canale, come da percorso ufficiale, da dove però si ritorna a questo stesso punto lungo e lungo lo stesso percorso per poi scendere al Mulino del Longo
2 scendere direttamente al sottostante Mulino del Longo.
Passata la Roggia Bredna al primo bivio (indicazioni) svoltare a sinistra ma volendo, con una breve deviazione, si può proseguire fino al Ticino e vedere la confluenza del Ramo delle Streghe nel fiume.
Al bivio successivo passare la sbarra ed arrivare ad un’area aperta con panchine presso la quale si trova l’indicazione “Guado Isola Ochetta” dove, scendendo sul Ramo delle Streghe, è possibile vedere i resti della campata del ponte che collegava l’isola con la “terraferma”.
Proseguendo si arriva ad un bivio successivo, dove si trova l’indicazione per Villareale / Anello delle Streghe. Svoltare a destra, si entra nella zona più paludosa, alla Lanca del Lupo (cartello) dove si attraversa un ponte di legno, e si prosegue lungo il Ramo delle Streghe (qui il sentiero presenta i segni dell’erosione), ritornando al bivio alla Scuola di Lancio dove ci si ricongiunge col percorso di andata.
Per il ritorno seguire lo stesso percorso dell’andata fino al parcheggino sulla Via del Porto. Seguire ora la strada sterrata (sinistra scendendo) che costeggia l’allevamento ed arriva al Mulino Crosa; qui seguire per Villa Giulia e ritornare alle Casette; lungo lo stesso percorso dell’andata ritornare al ponte sul Langosco sulla Via Mulino Vecchio, seguendo le indicazioni arrivare al, qui risalire il Naviglio Sforzesco in sponda destra fino al ponte in cui è posta l’indicazione “Trecate”; attraversare il Naviglio sul ponte e seguire la sterrata, al primo bivio a sinistra fino a raggiungere la strada asfaltata che scende dalla SP11; risalirla fino al sottopasso con la ferrovia e costeggiando quest’ultima ritornare al punto di partenza.
La seconda parte del Ramo dei Prati, quella terminale, è nota come Ramo delle Streghe. Leggenda narra che in questa zona si praticassero riti pagani ed esoterici e che, in una notte di sabato di luna piena, molte donne si radunarono a compiere un rito purificatore per una loro sorella indemoniata. Ma durante il rito, mentre si recitavano antichi versi celtici, la donna posseduta, per intervento del demonio, venne trasformata in un’alga che prese tutte le altre sorelle e le affogò inabissandole con sé. I loro capelli diventarono alghe, quelle che ancora oggi ricoprono il fondo del corso d’acqua creando quell’habitat particolare per la flora e la fauna.
La fascia di terra tra la sponda sinistra del Ramo dei Prati e il corso principale del Ticino - un’isola a tutti gli effetti - è l’Isola dell’Ochetta.
L’isola era una volta riserva di caccia, utilizzata dal Cav. Bertolini (il fondatore della Ursus Gomma) che vi fece costruire anche una casa di caccia negli anni 30/40; la proprietà venne poi venduta alla famiglia Chiesa, che ampliò la casa dotandola anche di finiture di pregio. L’isola era anche collegata alla “terraferma”, con un ponte che scavalcava il Ramo dei Prati per cui era possibile l’accesso con automezzi.
Tutto ebbe però termine alla fine degli anni ’70, quando una piena del Ticino spazzò via il ponte interrompendo il collegamento. Nel frattempo l’isola entrava a far parte del costituendo Parco del Ticino, ovviamente in veste di area protetta, quindi la riserva di caccia non aveva più ragion d’essere.
Oggi del ponte rimangono i ruderi ed un tratto della campata è ancora visibile scendendo sul Ramo al “Guado dell’Ochetta” (indicazioni sul percorso). Anche della casa rimangono i ruderi, naturalmente vandalizzati. Il tutto visibile solo a chi riesce a raggiungere l’isola e a individuarli facendosi largo col machete tra la vegetazione.
Per un interessante documento su quest’isola del mistero (tra l’altro balzata alla notorietà per l’avvistamento di UFO) si rinvia a www.youtube.com/watch?v=5vX_bwKPDCI&ab_channel=annalisavella.