1) Salendo lungo la dorsale alberata, dopo circa 100 m di dislivello è possibile traversare a destra e andare a prendere il più meridionale dei canali del versante, molto più incassato e poco visibile da valle, a ridosso di un marcatissimo sperone detto lo Zucco Nero. Le uniche difficoltà possono essere un paio di salti rocciosi nella parte iniziale, che però tendono a riempirsi con le slavine (specie a stagione inoltrata); almeno il secondo salto è aggirabile sulla sinistra. Altrove le pendenze non superano i 40°, se non all’uscita dove il canale si apre a ventaglio e si sbuca poco a destra della vetta (max 50°). Dislivello 600 m.
2) Si può in alternativa continuare a salire lungo la dorsale alberata iniziale, fin quando gli alberi si diradano (quota oltre 1300 m) e verso sinistra ci si può immettere in un grande e ampio pendio-canale poco marcato. Lo si segue lasciando a sinistra un caratteristico grande masso isolato e poi salendo sempre nel solco, a tratti appena accennato, fino a sbucare sulla cresta sommitale a sinistra della vetta. Pendenze fra i 40 e i 50° (brevi tratti), a seconda dell’innevamento e del percorso, che non è obbligato; dislivello oltre 500 m.
Discesa: per le classiche creste della Tambura, o a Nordovest verso il Passo della Focolaccia, o a Sud verso il Passo della Tambura e la via Vandelli (consigliato, per l’ambiente più integro). Attenzione a eventuali cornici. Si rientra poi lungamente a Resceto.
- Bibliografia:
- GMI Alpi Apuane, CAI-TCI