Casco necessario, così come l'autoassicurazione, per via della grande esposizione.
Periodo consigliato: luglio - settembre
L'interessante cima Susat risulta di aspetto piuttosto insignificante vista dal versante Ovest, mentre si presenta slanciata e verticale vista da Est dove forma una gialla parete verticale, incisa da due lunghe e caratteristiche fessure a "X".
L'interesse alpinistico e sportivo di questa cima è infatti conferito dalla parete Est, che offre elegantissime arrampicate, sia classiche che moderne (Canto delle Sirene, Via Armani).
Il nome proposto dai primi salitori della parete Est, che intitolarono la cima alla Sezione Universitaria della Societa Alpinisti Tridentini (SUSAT), rimane unanimemente accettato.
Accesso:dal parcheggio di Baesa (San Lorenzo in Banale) in h 4,00 circa attraverso la Val d'Ambiez ed il Rifugio al Cacciatore, si sale al Rifugio Agostini; in alternativa è possibile percorrere il Sentiero Palmieri o i Sentieri Brentari e dell'Ideale dai Rifugi Pedrotti e Tosa.
Dal rifugio Agostini (2405 m) si prende la traccia che risale il retrostante ghiaione, in direzione della solare parete Est della Cima d’Ambiez. Dopo pochi minuti si lascia il sentiero principale, diretto alla Vedretta d’Ambiez ed alla Sella della Tosa (“Sentiero Brentari”) per seguire una diramazione a sinistra (cartelli, segnavia n° 321) che aggira lo sperone roccioso discendente dai Denti d’Ambiez. Con qualche tornante, la traccia si porta alla base di una modesta fascia rocciosa, che si supera lungo alcuni facili canalini (corde fisse). Si raggiunge così una vasta terrazza ghiaiosa, in vista della verticale bastionata che costituisce la sponda destra orografica della Val d’Ambiez, non lasciando intuire facili possibilità di scavalcamento. Con ampio semicerchio, il sentiero si porta sui vasti ghiaioni alla base della muraglia, che risale con fatica ma in breve tempo fino alla base di un’alta parete giallastra triangolare che si incunea tra i pilastri rocciosi della Cima d’Agola (2959 m, a destra) e di Cima SUSAT (2890 m, a sinistra): qui si trovano una targa e le prime attrezzature della Via Ferrata “Ettore Castiglioni” (h 0,45).
Una prima breve scaletta consente di montare su una cengetta, da dove parte una prima lunga e verticale scala. Dal minuscolo pianerottolo superiore inizia una seconda scala, espostissima e che butta un po’ all’infuori, che permette di raggiungere una cengia orizzontale. Aggirato uno speroncino, si riprende la sequenza di scalette, che fanno guadagnare un’altra cengia orizzontale: grazie anche ad un ponticello di legno, si supera un’interruzione della cengia, per poi riprendere la serie di scale. Si esce in alto in una specie di opprimente canale , che si risale sulla destra fino a che non è sbarrato da una fascia strapiombante. Sulla destra un’altra scaletta (con i primi metri un po’ strapiombanti) supera un primo salto, poi altre due scalette, sempre più appoggiate, conducono all’ultima cengia orizzontale che, seguita verso sinistra, porta allo strettissimo intaglio della Bocchetta dei Due Denti (2859 m, h 1,30).
Appare, sull’altro versante, il grande circo detritico dei XII Apostoli, con il Rifugio Garbari sull’orlo delle lastronate.
Dalla Bocchetta dei Due Denti si segue la facile dorsale detritica nord che presenta alcuni passaggi di I° per facili rocce su traccia ben marcata, ma non segnata.Raggiunta la vetta (2890 m)si torna per l’itinerario di salita fino alla Bocchetta dei Due Denti.
Da qui una traccia scende sul fianco destro del circo detritico: nell’attraversamento di alcuni nevai, specie ad inizio stagione, può rendersi utile la piccozza. Per bancate ghiaiose e scarse roccette la traccia conduce sul fondo dell’ampia conca poi, passati sul versante sinistro, alla base della Cima dei XII Apostoli, si tagliano alcune placconate e si raggiunge il dosso dove sorge il Rifugio “Carlo e Giuseppe Garbari” ai XII Apostoli (2489 m, h 0,45 dalla Bocchetta dei Due Denti).
Tempo totale h 3