Giunti a Moggio alla prima rotonda si svolta a sinistra, e si prosegue per via Roncaiolo scegliendo il punto più opportuno dove lasciare l’auto.
A questo punto ci si presentano due alternative: prendere il sentiero panoramico meno ripido che parte all’inizio della via, oppure quello diretto che parte invece alla fine della strada asfaltata, tale sentiero rappresenta la via che viene generalmente percorsa durante la corsa “Moggio-Artavaggio” che si svolge ogni anno in luglio. Qualunque sia la nostra scelta non fa grande differenza dato che i due sentieri entrambi molto ben segnalati si incontrano a metà strada poco prima dell’ ex rifugio Casari ormai abbandonato, tuttavia va tenuto conto che il sentiero diretto è leggermente più veloce nella sua percorrenza, ma anche meno interessante dal punto di vista paesaggistico.
Giunti all’ex Casari seguiamo il sentiero che sale tra gli alberi fino a sbucare ai Piani di Artavaggio nei pressi della pista da sci per Bambini (che d’altra parte è l’unica esistente). Passiamo a lato del tapis roulant, e davanti a noi si apre il paesaggio rivelandoci la piramide del Monte Sodadura che è appunto la meta della gita. Costeggiamo la costruzione gialla dell’albergo degli sciatori (segno che un tempo questa zona era ambita meta turistica), e se siamo in inverno attraversiamo la pista da fondo, portandoci quindi sul colletto sud ovest della montagna da cui si diparte la cresta. Comincia adesso la parte più interessante e divertente della gita in cui il passaggio più impegnativo è in presenza di un piccolo salto roccioso che in inverno è conveniente aggirare sulla sinistra, mentre d’estate è forse più conveniente da aggirare a destra. Dopo tale passaggio si segue la cresta e si giunge in pochi minuti in vetta segnalata dalla presenza di una Madonnina e da una Croce.
Dalla cima si possono ammirare in senso orario: il Resegone, la pianura, le due Grigne, lo Zuccone Campelli posto proprio di fronte a noi, a nord le retiche e ad est le Orobie, meno conosciute dal sottoscritto.
In la discesa per “variatio” è forse più conveniente scendere dalla cresta NO che in inverno si presenta molto affilata e ci ricorda quella di montagne ben più elevate.
Una volta tornati ai piani si può scegliere se tornare a Moggio a piedi o per i più stanchi in funivia oppure salire sulla cima Piazzi (2058m), cosa che consiglio vivamente dato che tra salita e discesa non si impiega più di un’ora e mezza.