Si attacca pochi metri a sinistra dello spigolo, sfruttando un invitante diedro fessurato, che si sale fino al suo termine (6 ch.). Proseguire pochi metri a sinistra su un terrazzino dove si sosta su due chiodi collegati. (35 metri, V+ e un passo di VI). Si sale ora un camino con lame (occhio ad alcune di esse!), si passa uno strapiombo aggirando a sinistra e si esce sul filo di cresta, sostando su un chiodo (30 metri, vari chiodi e un cuneo).
Da qui conviene procedere in conserva seguendo il filo, a tratti aereo (II e III), fin sulla sommità del primo nano, da cui con una corta doppia di 4 metri (cordino nuovo messo da noi) si arriva ad un intaglio. Si procede cercando la via più facile (II e III) fino a due chiodi che permettono di forzare un passo più duro in traverso a sinistra (IV) e in breve in vetta al secondo nano. Si scende brevemente, poi con una doppia di 20 metri si perviene ad una cengia erbosa sul versante Valon.
Il terzo nano si aggira a sinistra per erba alla sua base, raggiungendo la forcella a monte per una delicata paretina di rocce facili ma friabili, poi girando sul versante opposto (II) si evita la cima del quarto nano e si raggiunge la base del quinto. Qui conviene attrezzare una sosta.
Salire la bella lama soprastante (chiodo), continuare su placca generosa di appigli (III) fino ad un punto più ripido con due chiodi a pressione artigianali e un chiodo normale (IV/IV+). Si arriva in vetta al quinto nano, da cui si scende (passo delicato, cordino su chiodo come aiuto) e si continua fino ad una doppia di 20 metri attrezzata con grosso chiodo a pressione + cordone molto marcio. Si raggiunge così un altro intaglio con chiodo a pressione artigianale e scatoletta di latta con libro di via (!!!!) purtroppo illeggibile per l’acqua filtrata. Si attacca ora la parete del sesto nano, prima per fessura (III+), poi con delicato spostamento a sinistra (IV+) a un terrazzino (ch) poi più facilmente fino alla sua sommità. Scendere brevemente al colletto e salire lungamente su terreno facile (I) ed erboso con percorso non obbligato, fin sotto ad un ultima placca delicata (III) che difende la cima del settimo nano (q. 2421). Qui finisce la via.
Per scendere si può:
- a) traversare in cresta fino in cima al Pizzo Martello;
- b) proseguire integralmente sulla cresta del “fil del Martel (fino al VII-) e raggiungere il Pizzo Campanile
- c) soluzione adottata da noi: dalla vetta scendere alla bocchetta (I expo) sulla cresta del “fil del Martel), poi calare una cinquantina di metri in Valle del Dosso e tagliare verso sinistra per erba molto ripida e roccette tutta la base della cresta. Non ci sono tracce umane, solo tracce di capre che vanno sapientemente sfruttate. Facendo così si giunge poco sotto la bocchetta Brusoni. Salendo verso di essa senza raggiungerla si passa sempre per erba sotto la vetta del Pizzo Campanile (facilmente raggiungibile) e si raggiungono le (deboli) tracce della sua via normale dall’Italia. Si scavalca un piccolo colletto (ometto) e si scende in Val Darengo, fino alla cengia che fascia tutta la parete est del Campanile, che seguita verso sinistra conduce in breve alla bocchetta della Cengia, da cui per pietraia si scende in Svizzera e si riprende il Valon. Da qui alla macchina come per l’andata. Tutto il rientro non è segnalato e richiede capacità ed esperienza nel muoversi su qualsiasi tipo di terreno, anche esposto e improteggibile, calcolare almeno 2 ore dall’uscita al lago di Cama
- Cartografia:
- CAS 1:25000
- Bibliografia:
- A.Gogna, A.Recalcati, guida Mesolcina Spluga, CAI-TCI