Raggiunto il colletto tra i Tre Frati e la falesia di Bric Grigio (20 minuti circa di cammino) si prosegue verso la chiesa di Sant’Antonino (segnavia tre bolli rossi).
Si giunge così al margine dx della falesia di Bric Scimarco - e si prosegue fino al suo punto più basso - dove attacca la storica via “Pilastro del Re”. Raggiunta la base del caratteristico pilastro a forma di “moai”, si abbandona il sentiero (che qui scende) per costeggiare la parete in salita, fino ad una prima grotticella. Si prosegue quindi superando un paio di terrazzamenti - ed una seconda grotticella - per raggiungere una più ampia e profonda cavità.
L1 (15m.)
Si attacca con passo atletico a poca distanza dal margine sx della cavità, per ritornare poi con breve traverso a metà della sua altezza (IV+; possibilità di buoni nuts e friends); da qui si prende una difficile costola di roccia, per ristabilirsi su un gradino spiovente, proprio sopra la volta della caverna (V+/A0; 3 ch.).
Traversando brevemente verso dx su buoni appigli (1 cless.) si aggira una sporgenza, oltre la quale si sale un ultimo delicato muretto, che conduce su comoda cengia rocciosa (V; 2 ch.. Sosta pochi metri a dx dell’uscita su 1 spit e 1 ch. collocati ad altezza uomo; oppure sosta storica su vecchio chiodo con anello, collocato più in basso).
L2 (10m.)
Raggiunta l’estremità dx della cengia, si ritorna a salire all’interno di due lame staccate che formano un breve ma ostico camino (V; 1 cordino su alberello; eventuali nuts e friends di generose dimensioni). Oltre il camino ci si ristabilisce su un gradino (1 ch.) per proseguire in obliquo verso dx, all’interno di un diedrino. Si sosta infine su esile cengetta, alla base di una profonda fessura verticale che taglia un pilastrino (IV. Sosta su 2 spit; oppure sosta storica su radici di ginepro proteso nel vuoto).
L3 (15m.)
Occorre ora raggiungere la sommità del pilastrino, sfruttando al meglio la profonda spaccatura che lo incide, con arrampicata subito molto sostenuta. Dopo qualche metro di brutali incastri, si esce in massima esposizione oltre il margine della struttura, per ristabilirsi su roccia più lavorata e abbattuta (V+/A1; 1 cless. e 3 ch., di cui due in uscita a dx, oltre il margine della struttura). Ripreso fiato, si punta alla sommità del pilastro dove, ben più facilmente, si raggiunge una comoda cengetta terrosa (IV. Sosta su comoda catena della via “Bahaus”; oppure sosta storica su pianta secolare di lentisco).
L4 (20m.)
L’ultimo tiro supera la fascia di rocce che sbarra l’accesso al bosco sommitale con astute traversate verso dx, per la linea di maggior debolezza. Raggiunta la base di un ampio diedro, si sale al suo all’interno per pochi metri (IV; 1 ch.) fino a quando un varco di rocce fessurate consente di uscire a dx in direzione di un aereo gradino roccioso (IV+; 1 cless.). Sempre verso dx, al termine del gradino, si forza un altro passaggio un po’ più esposto (IV+; 1 ch.) per ristabilirsi su rampa appoggiata che, senza ulteriori difficoltà, conduce al bosco sommitale.
L4-bis (20m.) (variante “della vigilia”)
In alternativa all’uscita “di servizio” verso dx – e dopo aver raggiunto l’aereo gradino roccioso – è possibile rientrare nel diedro subito a monte di un pericoloso masso appoggiato (V; eventuale piccolo pendolo su cless. per superare il “mauvais pas”). In tal modo, si giunge su piccolo gradino, alla base di due stupende fessure parallele chiuse in alto da alcuni alberelli, che consentono di uscire dalla parete con percorso più elegante e sostenuto (V; 2 ch.; possibilità di buone protezioni veloci. Sosta su alberi nel bosco sommitale).