Assenza di acqua sull'intero percorso.
Ci possono essere problemi di orientamento nella seconda parte della salita in condizioni di scarsa visibilità, abbastanza frequenti in zona.
Venendo da Agordo si oltrepassa un bar/ristoro bianco sulla sinistra e l'indicazione per il Bianchet su una carrabile sterrata, non aperta al traffico.
Poco oltre, sempre a sinistra, c'è uno slargo con un cartellonistica del parco in prossimità di un orrido.
Si parcheggia, si sale una rampa di scale, si attraversa il ponte sull'orrido e si raggiunge il sentiero che nella parte iniziale “taglia” la carrabile, consentendo di risparmiare un po' di sviluppo. Il sentiero si raccorda poi alla carrabile e conduce senza problemi al rifugio (circa 800 m di salita, T).
Dal rifugio Bianchet al Pian de i Gat (1250 m) si prende il sentiero che si inoltra nel bosco (516), quello più basso e sulla sinistra dando le spalle all’ingresso del rifugio. Superato il greto di due torrenti asciutti, sulla destra si stacca una deviazione, indicata da un paletto bianco-rosso. Sull’albero di fronte, un cartello in legno indica per il rifugio Bianchet la strada appena percorsa.
Si prende quindi a destra e in breve si esce dal bosco attraversando vecchi pascoli abbandonati: qui il sentiero è appena accennato fra l’erba alta. Lo si segue con fiducia fino a vedere, sulla sinistra, dei ruderi di una vecchia malga, sui quali si trovano dei segnavia che indicano a destra per la forcella Marmol e a sinistra per il rifugio Pian Fontana. Si prende quindi a destra in direzione della forcella raccordandosi al tracciato dell’alta via n.1, sentiero 514. Anche questo tratto non appare frequentatissimo: erba alta e alcuni alberi caduti da aggirare; si sale comunque senza difficoltà nel vallone de Nerville seguendo le tracce e qualche segnavia.
Aggirato un dosso erboso si vede benissimo la forcella.
Si arriva in prossimità di un canalone (nevaio residuo) che il sentiero tiene sulla sinistra, arrivando ad una parte rocciosa. Qui il percorso non è obbligato: ci sono vecchi bolli rossi, segnavia bianco-rossi diversi, alcuni ometti e qualche palina. Non ci sono grosse difficoltà, salvo in caso di scarsa visibilità. Si salgono i vari risalti rocciosi fino ad arrivare quasi alla forcella.
Negli ultimi metri prima della forcella (circa 10) le tracce si dirigono nel canale detritico, su ghiaia.
A sinistra della forcella il Pelf, a destra la Schiara.
Si prende dunque a destra trovando subito il cartello della ferrata “Piero Rossi”: in realtà è un semplice percorso attrezzato utile nei punti bagnati e in corrispondenza di una specie di caminetto.
Terminato il tratto attrezzato si percorre ancora un tratto su rocce e si arriva infine ad una spalla erbosa, che si risale seguendo il sentiero, ben marcato. Si ridiscende per un breve tratto su roccette e si risale nuovamente fino all’anticima (2550 circa), con ometti.
Da qui, si ridiscende per roccette e si percorre l’intera area cresta che con un po’ di saliscendi e un ripido tratto finale porta in vetta.
La cresta è quasi interamente protetta da un cavo metallico.
Discesa per lo stesso percorso.
Dalla pianura appare infatti come un'impressionante compatta muraglia, dove spicca la Gusèla del Vescovà.
- Cartografia:
- Kompass n.77 - Tabacco n.4
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