
Lunghezza itinerario: 4,64 Km
Grado di difficoltà: Molto Facile (IBP=22)
Lasciata l’auto nel parcheggio del cimitero, ritorniamo verso il paese per un centinaio di metri circa e prendiamo a destra l’inizio del percorso sterrato che ci porterà alla Cima 3 del Monte S.Michele (indicazioni biancorosse del CAI e cartello indicatore). Al primo bivio ci teniamo a sinistra seguendo il sentiero CAI 76 e AAT (Alpe Adria Trail).
Pochi minuti e si arriva allo slargo fra Cima 3 e Cima 4. Subito a sinistra troviamo l’indicazione per la Cima 4. Pochi metri e ci siamo, raggiungiamo il cippo a colonna che indica la cima. La folta vegetazione carsica impedisce qualsiasi panorama. Appare tutto molto diverso dalle fotografie del periodo bellico, quando qui e per chilometri non vi era nemmeno un filo d’erba.
Ritornati a Cima 3 si possono visitare i cippi commemorativi e le numerose gallerie e postazioni di artiglieria pesante. A sud della cima c’è un terrazzo panoramico che apre la vista sul Carso e più lontano, sul mare. Seguendo le fortificazioni di Cima 3, giunti sulla via lastricata che porta al Museo, si svolta subito a destra, continuando sullo sterrato del nuovo percorso dei cippi. Si arriva così, in breve, davanti all’ingresso del Schonnburgtunnel, ora chiuso perchè l’accesso è franato, ma al tempo, permetteva alle truppe austro-ungariche di attraversare il Monte e di sbucare sul versante opposto, quello sull’Isonzo.
Continuando sul sentiero si trovano le piccole deviazioni che portano alla Cima 2 prima, e Cima 1 poi. Il sentiero ora gira attorno a quest’ultima e poi incontra la strada asfaltata che sale da Peteano. La seguiamo e così arriviamo al piazzale antistante il Museo, dove, da un’altra terrazza panoramica, si può ammirare il percorso dell’Isonzo e la pianura orientale del Friuli con Gorizia in primo piano.
Per ritornare all’auto, seguiamo la strada asfaltata che scende verso S.Martino del Carso e dopo un’ampia curva a destra, prima del muretto di cinta di una casa, sulla sinistra si trova l’inizio di un percorso sterrato non segnalato che attraverso un prato, per la verità poco curato, ci riporta alla strada asfaltata che porta al parcheggio del cimitero.
Il Monte, che con le sue quattro cime ricorda le nocche di un pugno, domina la valle del basso Isonzo e perciò era fondamentale all’epoca, per il controllo di Gorizia. Per questo l’esercito italiano tentò, invano, per mesi di conquistarlo durante gli assalti delle Battaglie dell’Isonzo. La Seconda, in particolare, è chiamata anche Battaglia del S.Michele. Venne infine conquistato, insieme alla presa di Gorizia, solo alla Sesta Battaglia, nell’Agosto del 1916. Fino ad allora, negli innumerevoli attacchi che si susseguirono, e molti furono all’arma bianca, fu preso e perso, ripreso e riperso anche più volte in una stessa giornata. L’apoteosi dell’orrore si presentò però dopo la quinta Battaglia. Il 29 giugno 1916, all’alba, dopo aver acquisito la direzione del vento, l’esercito austro-ungarico aprì migliaia di bombole di gas venefico che invase la prima linea italiana. L’effetto fu impressionante: circa 2700 italiani morirono e circa 4000 furono gravemente intossicati. Durante il giorno, però, la direzione del vento cambiò, ed anche il nemico subì la stessa sorte: 250 morti e 1500 intossicati. Questo massacro fu ancora più orribile se si considera che alla fine questo vile attacco non diede nessun vantaggio e fu del tutto inutile. Si stima che sul Monte S.Michele, fra morti, dispersi e feriti, l’esercito italiano perse circa 112 mila ragazzi.
Tutti questi sacrifici vennero resi vani dalla Dodicesima Battaglia dell’Isonzo, tristemente più famosa con il nome di Battaglia di Caporetto.
- Bibliografia:
- “Escursioni e passeggiate in Friuli” Vol.1 - ed.Messaggero Veneto.
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