Dalla strada scendere al ponticello su cui si attraversa il torrente. Si segue la traccia estiva (sentiero 551 indicazioni Bivacco Monte Ortles) che passa accanto al vecchio rifugio abbandonato prosegue in falsopiano in direzione nord, nord-est. Arrivati sotto le barre rocciose che scendono dalla Punta Sforzellina, si piega decisamente a destra (est) perdendo quota ed inserendosi nell’ampio vallone di Dosegù. Ci si tiene sulla destra seguendo, a seconda delle condizioni, la traccia estiva o le lingue di neve che scendono dal fianco nord. Si sta comunque alla sx orografica del torrente fino sotto la bastionata rocciosa che regge il ghiacciaio di Dosegù. Arrivati sotto la cascata, si piega leggermente a destra, ed in decisa salita si attraversa un affluente del torrente (su ponti di neve o sui massi a seconda delle condizioni). Sbucati sul pianoro sopra la cascata, con l’impressionante seraccata di fronte, si tiene la destra e si sfrutta un ripido pendio per aggirarla e, con un breve traverso, mettere piede sulla parte mediana del ghiacciaio. Questo non è particolarmente critico in stagione scialpinistica, ma, specie in questo tratto, occorre prestare attenzione ad eventuali crepacci (osservare, per orientarsi, le sempre numerose tracce sciistiche). In moderata pendenza si prosegue avendo sempre la cima davanti a sè (piegando a sx si raggiungerebbe l’itinerario per Punta Pedranzini). La visuale si fa sempre più ampia, e dietro di noi possiamo vedere in lontananza addirittura il gruppo del Bernina. Per orientarsi, bisogna osservare la dorsale nevosa che scende a sinistra della cima. Dove essa termina, si trova la selletta che dobbiamo raggiungere risalendo un ultimo pendio ripido. Sulla sella spartiacque con il versante dei Forni conviene lasciare le ciaspole e mettere i ramponi. Picca alla mano, attraversiamo verso destra fino a prendere un ripido canalino (45° circa) che ci permette di aggirare un gendarme e sbucare sull’ultimo tratto di ripida (40°) ma facile cresta, non troppo stretta e solitamente ben tracciata (attenzione comunque in caso di ghiaccio). Lungo questa, in una decina di minuti si raggiunge la cime senza ulteriori difficoltà. Ortles e Gran Zebru sono di fronte a noi, ma la vista spazia a 360 gradi dalla Svizzera all’Alto Adige, dal Trentino alla Lombardia. Siamo d’altronde sulla cima più alta su cui si sia mai combattuta una battaglia (durante la Prima Guerra Mondiale).