Da effettuarsi con giornate limpide e senza nebbia (frequente in queste zone), consigliabile ad inizio autunno.
Il canalone pure essendo ripido e faticoso non presenta particolari difficoltà (EE puro). Si può trovare acqua di sorgente nel vallone del Rio Radis.
Dal parcheggio antistante gli impianti di risalita 1066 m si attraversa il ponte sulla Stura e prendere a salire, verso destra, lungo un largo sentiero che taglia un paio di tornanti di una strada asfaltata. Imboccare il sentiero (segnavia 211) che inoltrandosi nel bosco compie un lungo diagonale toccando l’Alpe Sapè 1340 m e continuare per un tratto in direzione dell’alpe Lusignetto 1651 m fino a raggiungerla.
Continuare in ascesa ovest-sudovest fino a raggiungere l’alpe Colau 1815 m.
Proseguire sul sentiero 211 fino ad un trivio a circa 1980 m (cartelli indicatori alpe Radis e miniera Radis – Lago Lusignetto scritto a mano).
Da qui vi sono due possibilità: o si raggiunge il lago Lusignetto 2174 m e poi scendendo poggiando verso ovest (ometto indicatore), dopo un poco si riesce a reperire una traccia che porta nel vallone dell’Alpe Radis (il sentiero all’inizio non è facile da trovare, ma segue il terreno più comodo e diventa via via evidente); altrimenti proseguire sul sentiero ora segnato 211A abbastanza ben segnato, e raggiungere l’ampio pianoro erboso con un enorme masso rossastro.
Si segue questo sentiero ora abbastanza marcato ed agevole, puntando ai ruderi dell’Alpe Radis 2155 m, quindi continuando ancora sulla sinistra tramite una bella mulattiera, si attraversa verso destra il vallone sovrastante passando il Rio Radis (possibilità di rifornimento acqua sicura). si arriva poco oltre su un ripiano ad un rudere e si prosegue sul sentiero in direzione degli enormi blocchi rocciosi alla base del canalone di salita al Monte Rosso.
Occorre attraversare questa enorme pietraia pressochè al centro (seguendo gli ometti si fa in fretta, altrimenti si perde tempo, il consiglio è di abbandonare la mulattiera prima che questa diventi un bellissimo muretto sospeso).
Si imbocca quindi il ripido canalone, gli ometti invitano a restare sempre sul margine sinistro dove si trovano lunghe fasce di terreno erboso (è presente una vaga traccia anche se con la vegetazione (specie nel periodo estivo) risulta poco visibile. Si può anche salire più al centro dello stesso ma la natura del terreno è maggiormente pietrosa.
Nella seconda parte il canalone si restringe e si può passare sia a destra che a sinistra di una piccola cresta divisoria, e superatala ecco gli ultimi metri un po’ più franosi fino alla selletta alla base del crestone sud di salita.
Si sale ora sulla cresta, individuando la traccia (ometti) che inizia leggermente spostata sulla sinistra (verso Balme) e poi inizia a salire tra pietrame e qualche breve muretto roccioso che si supera agevolmente.
Si passa a fianco di un caratteristico gendarme, lasciandolo alla propria destra, qui l’unico passaggio obbligato per superare un altro breve muretto roccioso, che dà accesso alla parte superiore del crestone che diventa molto ampio. Qui si può indistintamente proseguire sul crinale oppure sfruttare le tracce che si mantengono spostate sul versante ovest, che diventa a tratti erboso con meno pietrame.
Si arriva ad una sorta di anticima, quindi tramite un facile intaglio si risale alla cima vera e propria, affacciata su Ala di Stura, presente un grosso ometto con una statua votiva, un altro ometto con un palo e una bella croce posta su uno sperone roccioso dove culmina la cresta sud-est.
- Cartografia:
- IGC - foglio 103
- Bibliografia:
- In cima - 70 Normali nelle valli di Lanzo - M. Blatto - 2001 Blu Edizioni - Peveragno (CN)-