
La parete Nord-Est, dove si trova questa via di salita, risulta stretta ed ombrosa, solcata da profondi canali detritici e nevosi, e domina la piccola comba rocciosa di fronte al Rifugio Giacoletti. Proprio lungo questa parete si sviluppa questo itinerario interessante e non troppo difficile, ma comunque poco ripetuto, in ambiente severo e in qualche tratto aereo, di orientamento un po’ complicato all’inizio e su roccia non sempre buona, specie nella prima parte. Inoltre, è consigliabile salire la via nella prima parte della stagione (comunque entro il mese di luglio), in modo da trovare il canale d’attacco ancora ben innevato: in assenza di neve,la risalita del solco risulta molto faticosa e pericolosa per la grande quantità di detriti e pietre mobili.
Da Pian del Re si segue il sentiero per il rifugio Giacoletti che si abbandona in vista dello stesso in corrispondenza di una conca pietrosa dove il sentiero piega a destra lungo le pendici meridionali delle Rocce Alte.
Si punta verso il canale più evidente,quasi sempre nevoso, risalendolo per tutta la sua lunghezza (40°-45°-50° ramponi indispensabili),cercando di mantenersi preferibilmente sulla sinistra(destra orografica), lato meno esposto alle scariche di pietre. Si deve trascurare una corta diramazione a destra, che termina contro una parete rocciosa solcata da un verticale diedro-camino, e proseguire a sinistra per il canale sempre più angusto fino a che questo non si esaurisce alla base di un salto roccioso (circa 150 m dall’attacco). Superata un’eventuale piccola crepaccia (di solito, più facilmente per le roccette di sinistra), si traversa con attenzione (friabile!) tutto a destra: qui parte un marcato canale-camino di erba e rocce che sale fino ad una intuibile superiore conca sospesa. Da questo punto è consigliabile legarsi e procedere a tiri, anche in relazione alla estrema friabilità del terreno.
1 – Si risale sul lato destro uno stretto canale-camino, all’inizio con un passo delicato su un saltino verticale (III° friabile!), poi più facilmente, per una serie di brevi risalti inframmezzati da tratti di erba e terra (II°, II°+). Più in alto, quando è possibile, è consigliabile uscirne a sinistra e seguire l’appena accennata crestina che delimita il canale-camino sulla sua destra orografica: con percorso sempre assai delicato per la precarietà del terreno (II°), si esce in un piccolo e ripido anfiteatro erboso, delimitato a sinistra da lisce placconate e in alto da grandi strapiombi (50 m, sosta laboriosa su alcune rocce fessurate);
2 – Si attacca a destra la “Placca Perotti”, passaggio chiave della via: non c’è infatti un altro punto debole che consenta di uscire dall’anfiteatro erboso. Si supera la placca lungo una cornice che prima taglia verso destra (II°+), poi riporta a sinistra (II°) fino alla base di un muretto articolato ma friabile (rocce miste ad erba), che si supera direttamente con attenzione (III° delicato). Si prosegue poi per le rocce superiori, un po’ più facili (II° e II°+) fino ad una selletta che si affaccia su un ampio canalone detritico (45 m, sosta su un grosso spuntone fessurato sulla selletta);
3 – Si segue la crestina che si origina dalla selletta, trascurando il friabile canalone: per facili rocce si traversa leggermente a destra, quindi si scala un breve diedrino gradinato sulla sinistra (II°+) che riporta sul filo. Continuando per facili risalti gradinati (II°), ora finalmente su roccia più solida, si sosta presso un terrazzino posto all’inizio di un’ampia placconata inclinata (50 m);
4-5-6 – Si risalgono le placche mantenendosi sempre di poco a destra del filo della crestina secondaria, che separa due evidenti canaloni detritici. Le difficoltà si mantengono sempre su limiti contenuti (II° con qualche passo isolato di II°+), mentre l’arrampicata risulta piacevole e panoramica (150 m).
7 – Per un ultimo tratto su placche più lisce, ma tagliate da comode cornici diagonali (II°) ci si porta gradatamente verso sinistra, fino a raggiungere la base del muro finale che sorregge il castello roccioso della vetta. Qui, nel punto in cui le placche si raddrizzano con decisione, si percorrono alcune cengette (II°) che conducono alla base di un marcato diedro verticale in corrispondenza del filo della Cresta Est (50 m, chiodo di sosta con cordone bianco circa 7-8 metri a destra del filo di cresta);
8 – Si traversa a sinistra per un’esile cornice (II°) fino ad entrare nel diedro: con un passaggio atletico (III°+) ma ben ammanigliato, lo si scala e si raggiunge la cresta, costituita da lisce placche quasi verticali, ormai al cospetto dell’imponente parete Nord del Monviso. Si prosegue espostamente lungo la cresta (II°+, delicato) per una serie di cornici fino ad un grosso spuntone, dove si sosta (30 m);
9 – Si continua lungo le placche della cresta, si aggira un breve risalto per una serie di aeree cengette a destra del filo (II°+) e si raggiunge l’ultima selletta rocciosa sotto la cima. Si scala la breve paretina fratturata che incombe direttamente sulla selletta (III°) e si esce sul piccolo ballatoio di vetta della Punta Roma (40 m, statua della Madonna e libro di vetta, h 4,00 – 5,00 dall’attacco).
(Descrizione tratta dal sito www.gambeinspalla.org).
Discesa per la via normale (bolli rossi).
- Bibliografia:
- GMI Monte Viso. Parodi Nelle Alpi del Sole
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