Splendido itinerario di un certo impegno, da intraprendersi solo con bel tempo e buona visibilità. Salita e discesa possono richiedere più tempo di quanto sviluppo e dislivello possano far pensare.
Lo zoccolo del Pic presenta inizialmente un tratto di roccia mediocre (calcescisto), dopo la quale diventa molto bella con ottimi appigli (serpentinite).
Sono presenti nei passaggi più impegnativi alcuni vecchi chiodi (da verificare) ed altri vecchi spit con piastrina artigianale pure da controllare; pissibile proteggere i passaggi impegnativi utilizzando nut, friend o meglio ancora alcuni chiodi (ottime le fessure).
La discesa è non è banale, tuttavia intuendo bene il percorso è meno complicato e difficile di quanto sembrerebbe a prima vista.
Da l’Ecot seguire il sentiero per il Rifugio Des Evettes; al Col Des Evettes m 2561 (palina per il rifugio) deviare a destra e seguire una traccia ben marcata verso sud. Poco dopo prendere una traccia meno evidente in leggera salita a mezza costa, passare facilmente in mezzo ad una pietraia e raggiungere un pendio erboso con tracce. Iniziare a salire decisamente su questo pendio, a zig-zag seguendo alcune tracce, appoggiando gradualmente e leggermente verso destra (ometti); raggiungere un ripiano erboso inclinato da sinistra a destra, seguirlo per poco, attraversarlo e continuare la salita zigzagando sul pendio tra cengette rocciose e zolle erbose; quando la bastionata si impenna tenersi leggermente verso sinistra e raggiungere un piccolo ripiano (neve fino a tarda stagione) dal quale seguendo un’esile traccia si effettua un traverso a sinistra su un ripido ed esposto pendio fino all’ampia insellatura del Col de l’Ouille du Midi m 2917. Qualora il traverso fosse bagnato o con neve, dal ripiano conviene continuare la salita sulle cengette soprastanti raggiungendo un punto al di sopra del colle. Da qui è visibile tutto il percorso della salita fino alla vetta del Pic Regaud.
Procedere a sinistra seguendo il filo di cresta, si scavalca un primo elementare dosso delle Pointes des Arpettes m 2969, si prosegue sulla cresta orizzontale che si assottiglia, poi su un tratto molto aereo di facili roccette; segue un tratto di cresta in leggera discesa poi orizzontale e sempre più sottile (Trapon de l’Onda) giungendo alla base di uno spuntone che si supera con splendida scalata a destra del filo in un diedro di ottima roccia (IV, 1 spit); segue un tratto facile ed orizzontale su spuntoni di roccette fino a giungere alla base della vera cresta del Pic Regaud.
Il primo risalto presenta uno zoccolo di roccia mediocre; alcuni autori consigliano di attraversare a destra ma è più conveniente salire brevemente sul filo o poco a sx su sfasciumi e tracce e ritornare a destra al di sopra del risalto. In breve si raggiunge un colletto alla base del castello finale.
Da questo punto l’arrampicata diventa molto bella; dopo alcuni metri sul filo si prende una rampa inclinata sulla sx, quindi un camino sulla dx e, superato un breve muretto verticale (III+) ci si riporta sul filo ed in breve si raggiunge una comodo cengia (1 ch. poco a dx).
Si sale ora sulle placche a dx del chiodo (IV, 2 ch.) fino ad una terrazza detritica. Si prosegue poco più a dx per placche (III, 2 ch.) traversando verso sx per tornare sul filo di cresta (vecchia sosta a ch. non più utilizzabili). Segue un tratto più facile su filo o poco a dx fino al salto finale strapiombante che si vince sulla dx superando una placca articolata (III+, 2 ch.+1spit). Un ultimo tratto un po’ affilato ed esposto e si raggiunge la vetta.
Discesa: percorrere lo stretto filo della cresta sud dapprima orizzontale, poi abbassarsi su cengette leggermente a sinistra, versante Evettes; si incontrano sfasciumi e combette innevate a inizio stagione (ripide; scivolata pericolosa) e si raggiunge il bordo di uno stretto canalino; scenderne la sponda sinistra o disarrampicando su cengette e brevi muretti fino a giungere alla base del risalto; attraversare a sinistra sotto questo risalto in una comba detritico nevosa fino a raggiungerne il suo bordo, quindi aggirarla a destra (ometti), attraversare su varie cenge superando i rigagnoli del nevaio fino a giungere a breve distanza dalla lingua del ghiacciaio Sup. Des Evettes; deviare a sinistra sotto il risalto in una comba detritico/nevosa, attraversarla abbassandosi il meno possibile e raggiungere una dorsale detritica con zolle erbose (ometti) e risalirla brevemente fino a giungere alla base della parete dove ha inizio la Vire Regaud.
Seguire la traccia alla base della parete fino a sbucare sul bordo di un vasto pendio di fini detriti; attraversarlo in leggera discesa fino al suo centro per raggiungere una fascia di rocce rossastre arrotondate e discenderle fino alla loro base sfruttando una corda fissa; non lasciarsi tentare da una discesa diretta del lungo pendio di fini detriti verso la sua base come indicano le relazioni ma continuare ad attraversare in leggera discesa il restante pendio detritico fino a raggiungerne la sua sponda sinistra or, dove in un accenno di crestina sfruttando le varie cengette (stabili) di questa sponda si scende agevolmente fino a giungere all’altezza di un pronunciato gendarme; passare al di sopra di questo e continuare ad attraversare su un breve tratto di pietre rotte, abbassandosi leggermente fino a raggiungere un dosso erboso, dove il terreno difficile ha termine.
Continuare ad attraversare in leggera discesa i vari pendii e falsipiani erbosi raggiungendo il sentiero battuto che in breve conduce al Col Des Evettes e quindi a l’Ecot.
- Cartografia:
- IGN 3633ET Val d'Isère - Haute Maurienne