Da Ponte Campo localita’ posta un km a monte di San Domenico, oltre il ponte, una carrareccia (lastricata in piu’ punti) sale all’Alpe Veglia. Giunti nella splendida conca attraversarla per intero in direzione nord-ovest. Sulla sx il Leone domina la conca con la sua possente mole. Giunti al fondo dell’estesa conca prativa a una malga (quota 1750m ca), seguendo le indicazioni per la Bocchetta d’Aurona, dei cartelli marcano il percorso da seguire per l’accesso alla Forca del Rebbio. Un sentiero con bolli di vernice bianco rossa con percorso tortuoso su per ripide chine erbose, in ultimo, con l’ausilio di alcune funi e gradini metallici porta alla poco a monte (dx) della forca del Rebbio suddetta, da dove sulla dx diparte la lunga cresta (1km ca), con percorso accidentato nel primo terzo di salita.
Il primo salto della cresta a monte del passo, fino alla quota 2883, si supera o salendo a fianco del filo sul lato italiano, per balze erbose alternati a saltini (II-III), oppure scendendo brevemente sul versante svizzero fino a prendere sulla dx uno sperono roccioso che permette di tornare sul filo. Si segue ora la cresta con frequenti uscite dal filo, sul lato svizzero, al fine di evitare i passaggi piu’ scabrosi che si possono comunque superare (se si opta di rimanere sul filo) senza mai andare oltre il III. Questo nel primo terzo di salita della cresta una volta lasciata la forca. Raggiunto un evidente colletto, le cose migliorano, la cresta diviene piu’ docile, si supera un tratto ripido sulla sx del filo (corda fissa con anelli), quindi si perviene ad un meno evidente colletto da dove proviene dalla sx l’itinerario salente dalla Svizzera. Da questo punto la cresta, sebben larga diventa piu’ ripida, con un ultimo salto netto poco sotto la vetta, superabile sulla dx grazie all’ausilio di una corda fissa.
Discesa: 1) dal percorso di salita evitando il salto sopra la forca scendendo lato svizzero e risalendo brevemente alla forca; 2) dal percorso di salita fino alla forcella alla base della prima corda fissa, dove si prende sul lato italiano un’esile cengia che taglia tutto il versante sud, fino alla pietraia dove un tempo giaceva il ghiacciaio del Rebbio. Per morene, ormai stabili si torna quindi al sentiero per la forca a 2700m; 3) seguendo per un tratto il filo della cresta nord-est . Ad un certo punto la si abbandonera’ divallando progressivamente verso dx per canalini e ripidi pendii detritici, interrotti sovente da brevi saltini netti da scendere in disarrampicata con attenzione (consigliabili con un minimo di sicurezza), fino a guadagnare i nevai alla base della parete sud (in parte utilizzata per la discesa sul finale). In traverso discendente tendendo a procedere da dx a sx al sommo di una erta sponda, si riguadagna il sentiero di salita, che si ripercorrera’ a ritroso fino al punto di partenza.
- Cartografia:
- IGC 1:50:000 Domodossala e Val Formazza n.11
- Bibliografia:
- Guida dei Monti d'Italia Alpi Lepontine