Bel giro , intorno ai sobborghi collinari di Genova , che permette di vedere da vicino , ed in qualche caso visitare ( a proprio rischio ), alcune delle belle fortificazioni che difendevano la città nell' Ottocento . Pur essendo meno noti dei Forti di Ponente , sono molto belli e ancora in discreto stato di conservazione .
Raggiunto lo stadio, lo si supera sulla sinistra seguendo C.so De Stefanis. In fondo alla via si svolta a sinistra in Via Fereggiano e si segue la strada principale fino a Largo Merlo.
Da Largo Merlo si prende in salita la stretta e ripida Via del Capriolo fino in prossimità dell’incrocio con Via Bracelli. Qui si svolta a destra in Salita Gerbidi su scalinata, che si segue per un tratto tornando su di una carrabile, fino a un bivio sulla sinistra.
Qui si piega a sinistra e si sale in una mattonata ( Vico Fontanini , non indicato ) in direzione Nord, abbandonando la carrabile . Si segue la lunga stradina in salita, che piega gradualmente verso est, fino a raggiungere Via Olmo. Da qui si sale in direzione nord tra le villette di Via Olmo e dopo un tratto il percorso diventa nuovamente carrabile. Superato uno slargo sulla destra si abbandona Via Olmo e si sale lungo un sentiero in direzione nord, che raggiunge Via delle Rocche, nuovamente asfaltata (Via delle Rocche può essere raggiunta anche proseguendo Via Olmo).
Si svolta a destra e si segue la strada fino a raggiungere Torre Quezzi (il Forte Quezzi, totalmente in rovina, è poco più a valle in Via delle Rocche). Dalla Torre, ancora in buone condizioni, si segue in direzione nord-est un sentiero che corre parallelo alla strada carrabile ma a quota maggiore. Il percorso è prevalentemente in leggera discesa e si mantiene in cresta, con scorci sulla Val Bisagno, sui forti di Ponente, e sul nuovo abitato di S. Eusebio (riconoscibile per le schiere di palazzi di gusto discutibile). Si giunge a un bivio presso Colla Leamara e si segue il sentiero che sale in cresta (l’alternativa è una mulattiera che evita la salita a Forte Ratti) seguendo i frequenti bolli azzurri .
Si sale lungo la lunga cresta fino a raggiungere Forte Ratti (564 m). Si costeggia il forte per tutta la sua lunghezza, da cui si può godere di un’ottima vista sulla città, sui forti di Levante, sui Monti Fasce e Alpesisa. La discesa è lungo la cresta in direzione sud, sul versante opposto a quello della salita, e sovrasta una grossa cava abbandonata.
Il sentiero piega gradualmente in direzione sud-ovest fino a raggiungere un incrocio. Qui si svolta a sinistra in piano e si raggiunge la sopra citata cava. In alternativa è possibile tagliare su traccia di sentiero la discesa fino all’incrocio e portarsi direttamente sul sentiero di accesso alla cava. Si attraversa la cava e si prosegue la discesa lungo la cresta lungo una sterrata, che diventa poi cementata, fino a raggiungere Forte Richelieu con una brevissima deviazione.
Da qui si prosegue la discesa fino all’abitato di Camaldoli, dove si incontra nuovamente la strada carrabile (Via Berghini). Superato Camaldoli si prosegue in discesa fino a superare un tornante con parco giochi ; subito dopo si svolta a sinistra (in Via Camaldoli, quota circa 246 m) su una stradina carrabile che permette di raggiungere direttamente in discesa il forte di S. Tecla, ormai all’interno della città. Si torna leggermente indietro e si scende in Via Forte di S. Tecla, fino a incontrare nuovamente Via Berghini, che si segue in leggera salita fino a un ampio slargo.
Si attraversa lo slargo e da qui è possibile concludere rapidamente il percorso, prendendo sulla destra Via Polverara, una stretta strada asfaltata, che si segue per circa 500 m diventando mattonata nel bosco , fino a svoltare in discesa sulla destra per una serie di scalinate che conducono a Largo Merlo. In alternativa dallo slargo è possibile piegare a sinistra in Via Pianderlino e raggiungere il più panoramico Santuario di Nostra Signora del Monte.
Da qui si torna leggermente indietro e si segue in discesa via del Monte, fino a ricongiungersi con Via Polverara e concludere il percorso.
- Cartografia:
- Cartografia IGM 1:25000 (poco aggiornata)
- Bibliografia:
- Andrea Parodi,