La via, in particolare, risale alcuni affioramenti di roccia puntando ad una terza struttura, che abbiamo battezzato la “Torre saracena”, e che domina sulle prime due dalla sommità del pendio.
Al termine di ciascun tiro occorre effettuare brevi trasferimenti sul pendio erboso (poche decine di metri) per concatenare i vari edifici di roccia; ne consegue quindi un percorso piuttosto discontinuo ma, tutto sommato, abbastanza autonomo e logico.
Si giunge così alla confluenza tra il rio Carbunea e il rio Argentea, dove attacca la storica via “Zunino” (1h/1h30 dal parcheggio).
Dal piccolo fabbricato dell’acquedotto, s’abbandona il sentiero e si risale la forra del rio Carbunea in riva dx, seguendo la vecchia condotta. Dopo 50 m. circa (e alcuni facili passaggi di arrampicata sui massi del torrente) si passa in riva sx, dove si prosegue fino a giungere in vista di una cascata (ometto). Si sale allora per ripidi prati verso una più alta fascia di rocce, che si costeggia al meglio sempre verso monte, puntando alla base di un più evidente pilastro, che sporge proprio sopra la cascata (insidioso traverso attrezzato con un cavetto metallico). Alla base del pilastro una targhetta metallica a dx del filo segnala l’attacco della via “Naste”.
Per raggiungere l’attacco della via “La porta celata” (collocato poco prima della via “Sogno d’inverno”) occorre invece proseguire armando una breve corda doppia su ceppo di erica, per scendere all’interno di un caminetto, e ritornare così sul letto del torrente dopo aver aggirato la cascata. In alternativa, si può scendere all’interno di un secondo caminetto (collocato poco a monte del primo) dove si riesce anche a disarrampicare, aiutandosi con un solido arbusto alla sua sommità.
Si risale quindi il torrente per circa 50 m. fino a un primo guado (ometto). Con altri facili passaggi di arrampicata sui massi del torrente, si percorre la forra in riva dx per altri 70 m. circa, fino a quando, oltre un ben marcato salto di roccia, è nuovamente possibile guadare il torrente per tornare in riva sx, a monte di un tratto dove la parete della forra scende verticalmente fino all’acqua. Se ora si risale il pendio erboso verso monte, si giunge alla base della spalla dove attacca la via “Sogno d’inverno”; se, invece, si guarda verso valle, si scorge una bella placca inclinata di roccia molto ruvida e invitante, che fa da sponda alla sottostante parete a sbalzo sull’acqua, dove attacca la nostra via (targhetta metallica alla base).
L1 (30m.)
Con arrampicata semplice – ma molto bella per continuità e varietà di soluzioni – si raggiunge la sommità della ruvida placca inclinata (III+; 2 ch. e 1 golfaro; sosta su 2 spit collegati da catena). Al termine della placca si lascia a dx una caratteristica “colata di massi” (block-stream) e si cammina in diagonale verso sx per poche decine di metri, fino ad un massiccio pilastrino con solida pianta di quercia alla base (1 ch. di sosta a dx del filo, qualche metro sopra alla pianta di quercia).
L2 (15m.)
Si attaccano le placche a dx del filo, con arrampicata tecnica e difficoltà crescenti, fino alla base di un caminetto con rocce un po’ scagliose e strapiombanti; di qui si esce con movimenti più atletici, fino alla sommità del pilastrino (dal IV al V+; 3 ch. e 2 spit; 1 nut già posizionato all’interno del caminetto; sosta su piastrina subito all’uscita, oppure su ancoraggio di calata alla sommità del pilastrino). Dalla sommità del pilastrino si attrezza quindi una breve calata di circa 6 m. per scendere a monte, a dx del sottostante forcellino. Si torna quindi a camminare su pendio erboso in diagonale verso dx (al di sopra della caratteristica colata di massi) per raggiungere la base di una successiva crestina di rocce. Le rocce alla base della crestina sono ben poco invitanti; si prosegue quindi per alcuni metri nel canalino a sx del filo, fino ad una seconda solida pianta di quercia, per sostare sotto una più interessante paretina.
L3 (30m.)
Attaccata la paretina di rocce articolate, si evita di salire in verticale verso la sommità della crestina (dove le rocce sono più sporche e ben poco affidabili) e si sale invece obliquando verso sx con arrampicata elegante e sostenuta, fino ad un terrazzino sotto una fascia di rocce in forte strapiombo (IV+; 5 ch. più un cordino su spuntone). Superato lo strapiombo con alcuni movimenti molto atletici ed esposti (V+; 1 spit da rinviare prima di forzare il passaggio) si prosegue per breve spigoletto che conduce al termine della crestina (IV; 2 ch. e sosta su 2 spit).
L4 (15m.)
Attraversando verso dx un vago colletto erboso, si prende una seconda crestina di rocce, che si sale sempre a sx del filo, per bella placca fessurata, fino a quando si esaurisce, in vista di un secondo pilastrino (IV; 1 spit alla base della placca, poi ottimi friends; sosta alla sommità, su 2 spit da collegare).
L5 (15m.+15m.)
Con breve trasferimento su pendio verso dx, si raggiunge la base del pilastrino (sosta su 1 ch. artigianale con anello). Con arrampicata molto sostenuta – passi in aderenza da fare tenendo alcune esili fessurine – ci si ristabilisce su un gradino oltre una costola di roccia molto sporgente (V+/A0; 2 ch. e 1 spit); da qui ci si innalza lungo una fessura con impegnativo passo alla dulfer, fino ad afferrare una risolutiva lama, che conduce alla sommità (V; 2 ch.; prima possibilità di sosta su 1 spit con anello). Sopra il pilastrino la cresta di rocce è molto gradinata, e può essere salita anche in conserva (I e II; seconda possibilità di sosta su 1 golfaro).
L6 (20m.)
Giunti così quasi al termine del pendio – dopo averlo risalito per mezzo di vari affioramenti e crestine – si giunge in vista di un ultimo e più evidente edificio di roccia, che si staglia sopra una panoramica terrazza. Quest’ultima struttura, infatti, è caratterizzata da una facciata ben squadrata e verticale, che guarda in lontananza verso il mare, alla maniera delle antiche torri saracene. La si sale con difficoltà continue e crescenti, sfruttando una bella cascata di fessure verticali – a volte un po’ svasate e superficiali – che impongono un’arrampicata elegante e fantasiosa (dal IV al V; 3 ch. e 1 spit; ottime possibilità di integrare con protezioni veloci; sosta su 1 spit con piastrina).
Nota per il rientro:
Dalla cima della Torre saracena, ci si abbassa facilmente nel bosco a monte del pendio; si prosegue quindi per poche decine di metri, quanto basta per intercettare il sentiero di discesa, che si segue verso dx.