Parcheggio per una ventina di auto.
Dal parcheggio, si scende per una stradetta appena sotto il fabbricato che con ampio giro tra boschi e pascoli conduce ai masi Poit. Lungo il percorso bel panorama sulle Pale e la valle del Primiero verso il Passo Rolle.
Superati vari rustici, il sentiero scende nel bosco fino a giungere alla località Anconetta (parete rocciosa aggettante, edicola sacra) e attraversa la fine del lago artificiale di Noana su un ardito ponte tibetano costruito nel 2018 al posto del vecchio sentiero.
Giunti dall’ altra parte, si risale il bosco fino ad uscire alla località Col mt 1110, radura con masi sparsi e recenti ristrutturazioni. In circa 10′ si arriva al rifugio Fonteghi (chiuso) mt 1100 alla fine della stretta strada che risale la Val Noana. Si scende per poco più di un km sulla provinciale asfaltata fino a incrociare la stradetta che cala in breve alla diga della Val Noana.
Si attraversa la diga fino alla casa del guardiano e si risale per sentiero molto ripido nel bosco fino a uscire sui bellissimi prati di San GIovanni, un assieme di radure e masi, alcuni stabilemente abitati, dominati dall’ antica chiesetta del 1514.
Si continua sulla poderale con ampie vedute sul versante nord delle Vette Feltrine, dove svetta la piramide perfetta del Pavione e di fronte le Cime di Palughet e Cimònega. Con vari saliscendi ci si porta alla località Caltene disseminata di case e fienili.
Poco sopra sorge il Rifugio/Albergo Caltena. Si risale al rifugio per poi scendere in circa 20′ al punt di partenza.
La chiesetta sorse per consentire a carbonai e contadini, che si trattenevano al lavoro nella località per diversi mesi, di disporre di un comodo luogo di culto per la messa domenicale. Intitolata ai santi Giovanni Battista ed Evangelista è sempre stata meta di una partecipata processione, che muoveva da Mezzano, il giorno del patrono, il 24 giugno.
Dopo la celebrazione solenne, è sempre stato offerto ai partecipanti un semplice pranzo, la cui spesa fu prima a carico dei fondatori e poi del Comune. La chiesa offre un'aula accogliente ed è arredata con un altare ligneo. Nell'abside è dipinta una sequenza di santi, che attorniano un Cristo dolente sorretto dalla Madonna e San Giovanni Evangelista.
Tra loro si individuano San Onofrio seminudo, i santi Rocco e Sebastiano invocati contro la peste, San Giovanni Battista e San Leonardo, protettore dei prigionieri con le catene in mano; in due nicchie dipinte ai lati appaiono Santa Romina e Santa Corona. Nel catino dell'abside troneggiava - ora la pittura è mutilata- un Cristo redentore accolto in una mandorla luminosa, accompagnato dagli evangelisti sotto forma di animali (si vede ora solo il toro con il vangelo tra le zampe che rappresenta San Luca), secondo un'iconografia cara ai frescanti della famiglia Naurizio, che qui lavorarono nel 1524.
Questi artisti proposero sempre lo stesso motivo anche a San Silvestro ad Imèr, San Giacomo a Tonadico e nella chiesetta di San Martino a Fiera di Primiero.
Sui dipinti sono stati incisi nomi, date e frasette votive da fedeli che giunsero qui nei secoli. Non si tratta dell'opera di vandali del passato, fu invece l'azione di fedeli che credevano cosi di comunicare più direttamente con i santi. Sui pennacchi dell'arco santo trova spazio un'Annunciazione ed un cartiglio con la data di realizzazione dell' opera.
Fonte Internet
- Cartografia:
- Carta Tabacco 022 - Pale di San Martino