Frequente il caso di escursionisti che si sono persi, in salita o discesa, assenza assoluta di segnali, solo radi ometti, meno di metà dei tentativi sono coronati dalla vetta. Scarponi robusti, pantaloni lunghi e abbondante acqua vista l'assenza di fonti sul percorso.
Si lascia la macchina a Pratella e si segue il sentiero per Pratella di Sopra (m 1200, ore 0:25), per quindi proseguire lungo il bosco fra fastidiosissimi “maloss”. Si sale ripidi fino alla croce di Matra(m 1730, ore 1:20), poi si tiene il filo in direzione del Monte Matra (m 2200).
Questa parte del tracciato può esser così sintetizzata: un primo tratto poco ripido sulla spalla O, poi ci si appoggia leggermente a S di questa, quindi, in corrispondenza di un ripido e breve prato, la si rimonta e si continua a salire sul versante settentrionale, poco sotto il filo. Si guadagna una breccia che anticipa un’impennata del filo e ci si porta sul versante meridionale. Abbandonata definitivamente la cresta O, si scende di qualche metro, si costeggiano alcune imponenti bastionate rocciose, per poi risalire e quindi pianeggiare fino ad una selletta panoramica a S del Monte Matra (m 2000 ca., ore 0:45).Ci si abbassa di parecchi metri lungo il fianco S della montagna, rientrando nel limite della vegetazione, quindi si pianeggia e si ricomincia a salire nel pressi del greto detritico di quello che, una volta, doveva essere un ruscelletto. Il “sentiero” è molto difficile da riconoscere, per di più ci sono alcune tracce fuorvianti, ingannevolmente lasciate da misteriosi quadrupedi. Alcune frecce rosse sui sassipotrebbero rincuorarvi sulla correttezza della via, ma sono sbiadite e molto difficili da individuare.
Se non vi siete già persi, incengiati e non siete stati divorati dalle capre carnivore, giungerete a una
crestina (ore 0:45) oltre la quale (E) si intravede quello che viene chiamato “il Portone”, un intaglio di
forma rettangolare a cui culmina un lungo e ripido colatoio.
Ci si abbassa, osteggiati dai maloss, fino a raggiungere un secondo canalone che scende da N, perpendicolare a quello che sale al Portone (possibilità di trovare neve anche in stagione avanzata). Lo si attraversa, quindi una breve cengia fra erba e piccoli arbusti porta alla base del lungo camino che va affrontato per raggiungere il Portone. Si incontrano passi di facile arrampicata, uno dei quali è
attrezzato con una catena (attenzione a non fare cadere in testa i sassi a chi sta sotto, e a non attirare le capre “curiose” che non esiteranno a lapidarvi). In cima al canale, all’uscita del “Portone” (m 2230 ca., ore 0:40), si possono ammirare il lago di Novate Mezzola e l’alpe Sparavera (m 1770).
La salita è ancora lunga, circa 500 metri di dislivello, e prosegue ripida lungo il versante S del Pizzone, una sponda erbosa che può essere superata per diversi itinerari, basta puntare sempre in alto ed evitare di portarsi inutilmente a ridosso degli strapiombi! Raggiunto lo spartiacque a N non lo si abbandona più fino alla vetta (Pizzo di Prata, m 2727, ore 1:20).
E’ d’obbligo affacciarsi per ammirare il paretone Nord, altrimenti che cosa ci siete saliti a fare?! La vista
è veramente vastissima, a 360°: Pizzo Tambò, Quadro, Ferrè, Stella e Galleggione a Nord, Gruf, Badile,
Cengalo in direzione Est e poi Disgrazia, Sfinge, Ligoncio e Sasso Manduino a Sud/Est e tanti altri…
(le montagne divertenti)
Mezzeri e Romini nel 1934 la soluzione della parete.
- Cartografia:
- nessuna cartina nota può aiutare la salita, al massimo lo schizzo presente sulla descrizione della salita in www-lemontagnedivertenti.com
- Bibliografia:
- Sito di Montagne Divertenti