Dalla stazione a monte della funivia Rosetta, scendere in pochi minuto per l’ampio ed affollato sentiero al rifugio Pedrotti. Da qui due possibilità per raggiungere il rifugio Pradidali:
1) seguire il sentiero n°702 che, attraverso il passo di Val di Roda, scende al col delle Fede e, con qualche tratto un po’ più esposto attrezzato con corrimano, raggiunge il Passo di Ball (da cui si scende in breve al rif. Pradidali): 2 ore circa (il percorso è di fatto una balconata sotto la parete ovest della Pala di San Martino e risulta quindi consigliato in caso di mattinata limpida per gli scorci panoramici su tutta la valle di Cismon);
2) seguire il sentiero n°709 che, attraverso il passo Pradidali Basso, scende nel vallone fra Cima Fradusta e la Pala di San Martino, percorrendo la zona più caratteristica e suggestiva delle Pale, sia perchè ispirà “il Deserto dei Tartari” di Dino Buzzati, sia perchè passa sotto una miriade di cime (ad es. Cima Immink, Cima Pradidali, la Pala con il suo Bivacco, ben visibile dalla vicina cima delle Scarpe, chiamata così perchè lì gli inservienti lasciavano le scarpe per il ritorno degli alpinisti che usavano già le prime scarpette d’arrampicata) e pannacoli su cui sono state scritte pagine memorabili dell’alpinismo dolomitico: 2 ore e mezzo circa (percorso un po’ più lungo ma forse di norma preferibile per l’unicità dell’ambiente).
Dal rifugio per arrivare all’attacco della ferrata del Porton, è necessario proseguire verso ovest (cartelli indicatori) e, al bivio, tenere la sinistra (a destra si prenderebbe la ferrata Nico Gusella).
Si scende ad una specie di canale/fossa su cui a lungo si può conservare la neve (attenzione nell’attraversamento). Per raggiungere i primi infissi è necessario superare una decina di metri di facile arrampicata (I/II, a volte bagnato/umido per l’esposizione molto ombreggiata).
Da lì in poi la ferrata è completamente ed ottimamente assicurata. Dopo un primo tratto piuttosto verticale aiutatto da scalini, si attraversa a sinistra (esposto) e si giunge ad un tratto più comodo che porta sotto quello che probabilmente è il tratto “chiave”. Una ventina di metri di scalini verticali (forse leggermente strapiombanti per qualche metro, ma se si ha cura di stare un po’ più “indietro” e di usare anche gli ottimi appigli della roccia, si continia salire “appoggiati”) che portano nuovamente ad un tratto facile e pianeggiante, sospeso su un profondo canalone. Un tratto in discesa un po'” tormentato” (ma sempre ben attrezzato con scalini) deposita nella parte alta di detto canalone, che deve essere (faticosamente) risalito fin sotto la forcella del Porton.
Un ultimo tratto attrezzato recentemente permette di evitare il finale sdruccilevole e porta proprio davanti al cartello indicatore. Dalla forcella il panorama si amplia ed il tetro scenario di pareti incombenti nell’ombra e di canaloni sprofondanti nell’abisso lascia il posto alla vista sul Sass Maor, la Cima della Madonna e la valle di Cismon.
Sarebbe possibile proseguire per il rifugio del Velo per l’omonima e bella ferrata, allungano però notevolmente l’anello. Qui si consiglia di sfruttare invece la nuova ferrata della Vecchia (perdonate l’ossimoro, ma è appena stata rimessa a nuovo) per scendere direttamente sul sentiero 721 e da lì, con lungo ma facile percorso in “balconata”, al limite fra il bosco e le pareti di Cima Val di Roda, tornare al parcheggio della funivia.
- Cartografia:
- Tabacco 1:25.000 022 Pale di San Martino