Dal parcheggio prima delle case di Monte, si segue la sterrata a destra con le indicazioni per il Lago di Campaccio. La sterrata si addentra nel bosco e con pendenza sempre sostenuta tocca diversi gruppi di baite, prima Campello 1890 m e poi Campacciolo 2104 m (fontana). Qui entra nel vallone superiore e dopo un lungo rettilineo ed una serie di tornanti, termina in una conca prativa disseminata di pietre con alcuni ruderi, con a sinistra poco più lontano il Lago di Campaccio 2301 m, che non va raggiunto.
Si abbandona ora il centro del vallone, non farsi ingannare da alcune tracce che continuano verso il fondo, perché la Cima Piazzi si vede già (non la croce ma tutto il versante di salita) e si trova alla nostra destra, ovvero una enorme pietraia sorretta da ripidi pendii erbosi.
Si devia quindi nettamente la direzione di 90° verso destra, fiancheggiando i ruderi ed alcuni muretti cercando di seguire una vaga traccia che poi risale il pendio erboso sotto le pendici del Dosso dei Mot. Si traversa poi verso sinistra, raggiungendo una zona con una sorgente ed un masso con un bollo di vernice che fa capire che siamo sul percorso corretto. Si prosegue ora risalendo faticosamente il pendio sovrastante, raggiungendo il bordo di un canale dove una traccia più marcata ed alcuni ometti guidano la via.
Giunti sotto una paretina rocciosa scura, non farsi ingannare da vaghe tracce sulla sinistra, ma proseguire a destra aggirandola, per poi piegare successivamente a sinistra raggiungendo una breve placca rocciosa spesso umida. La si risale per poi proseguire su una breve zona di rocce montonate, che dà accesso alla vastissima pietraia superiore del pendio. In questa zona i bolli di vernice, seppur non troppi, sono collocati nei punti strategici ed aiutano.
Si continua fra pietrame e detriti, spostandosi progressivamente verso la sinistra del pendio (si potrebbero incontrare dei segni anche sul lato destro, ma conviene ignorarli perché poi tanto sopra occorrerebbe in ogni caso traversare), con percorso via via più ripido ma facile, finchè il pendio termina e si giunge ad una sella sulla cresta sud della montagna, dove ci si congiunge col percorso proveniente da Arnoga. Ora si seguono sulla destra i segnavia bianco/rossi e la buona traccia di sentiero (nevai a inizio stagione), che porta ad una sella nevosa sotto la paretina rocciosa che sorregge la croce di vetta 3440 m.
Si attraversa in piano il nevaio (generalmente non occorrono ramponi) giungendo alle roccette attrezzate con delle catene, che aiutano a salire i passaggi di I e II, non troppo esposti ma comunque verticali. Solo una placca liscia dove prosegue la catena va ignorata, ed aggirata sulla sinistra sfruttando una cengia breve ma stretta, per poi ritrovare comodamente le catene nel breve tratto finale.
La discesa avviene dal percorso di salita, o eventualmente in traversata su Arnoga.