Di qui si continua a salire nel bosco il ripido sentiero verso il Col Guilie' finche' a circa quota 2100 si stacca sulla destra una molto vaga traccia che taglia il pendio boscoso per giungere in pochi minuti a un torrente, guadato il quale si risale l'erto pendio di erba e ghiaie mirando al lato destro del conoide detritico, innevato a inizio stagione, che contorna il vertice sinistro del Triangolo del Pelago.
L1 Si attacca la parete una ventina di metri a destra dell’imbocco del canale che scende dalla Baisse du Pelago, la’ dove una linea di spit sale per un diedro poco marcato in aperta parete (nel 2017 cordone rosso al primo spit). Superato il diedro si affronta con arrampicata delicata una fessurina verticale e, per parete sempre verticale ma piu’ appigliata, si guadagna una mensolina ai piedi di un pinetto. Di qui a sinistra per una lama e un breve diedro obliquo a uno strapiombo tagliato da una fessura, che si supera per approdare a una placca gradinata e alla sosta, una decina di metri sotto una spalla alberata ( 50 m., 5c – 6a). Sosta di difficile individuazione dato che è mimetizzata.
L2 Al livello del primo spit traversare a sinistra per lame, prendere piede su una cengia ascendente. Si riprende un poco a sinistra, lungo la verticale di un diedro-fessura, fino a raggiungere un terrazzino di sosta a una dozzina di metri dalla sommita’ della parete, ai piedi di una placca compatta ( 45 m., 5c).
L3 Di qui si supera la placca con un gioco di spostamenti prima a sinistra e poi a destra, per uscire sulla spalla della cresta, che dapprima si rimonta facilmente seguendo la linea di una specie di canale poco profondo sulla sinistra del filo. Dove infine il canale si perde sotto strapiombi, si riguadagna il filo stesso traversando per dei brevi gradini e un muretto a un terrazzino di sosta ( 50 m., 5b).
L4 Si rimonta a questo punto la cresta dirupata per saltini e spaccature fino a raggiungere una sorta di ampio ballatoio, ai piedi di un massiccio risalto strapiombante inciso sulla destra da una fessura-camino arcuata ( 35m., III). Sosta su cordone.
L5 Si prosegue attaccando la fessura da sinistra su buoni appoggi e appigli, per poi traversare brevemente appesi in opposizione e issarsi dove la fessura si apre a nicchia per svoltare in un liscio e stretto caminetto, all’uscita del quale un canalino a destra porta alla soprastante ampia dorsale di cresta, dove si trova la sosta attrezzata ( 25 m., 5c con passo di 6a).
L6 Di qui si risalgono gli scaglioni di cresta, inclinati ma scarsi di appigli, ora tenendosi presso lo spigolo, ora spostandosi a sinistra su placchette piu’ lavorate e diedrini, fino a raggiungere un evidente terrazzo ai piedi di un liscio risalto verticale ( 50 m. 4c).
L7 Dal terrazzo si aggira il risalto verso destra su una cengetta che si perde prima di un piccolo anfratto dirupato, inciso in alto da due spaccature. Per quella di sinistra a un terrazzino dove si trovano le attrezzature di calata ( 15 m., III).
Discesa.
Quattro calate pressoche’ verticali, le prime due di 25 m. le secondi di 50 m. depositano sopra una sorta di stretta rampa obliqua che scende verso sinistra (orografica) a un canale, traversato il quale ( neve a inizio stagione ) si seguono le tracce che digradano per un dosso di roccette friabili e ghiaie miste a erba fino alla base della parete. Le doppie seguono piu’ o meno la linea di salita di un’altra via moderna tracciata sul Triangolo e in caso di bisogno per orientarsi in calata si puo’ fare affidamento sulla successione degli spit seppur radi. Si noti comunque che il terzo punto di calata si trova in una sorta di diedrino, poco visibile dall’alto, ubicato qualche metro a destra di un bel pino abbarbicato in piena parete. E’ meglio fare le prime due calate di 25 metri per il rischio di incastro.