Note
Via ferrata non troppo impegnativa e molto frequentata.
Il tratto più impegnativo è il muretto finale che permette di raggiungere la cima. passaggi sempre ben attrezzati.
la prima parte segue gallerie militari della I° guerra mondiale, frontale indispensabile.
Dal Locatelli alla cima occorrono circa h2,45 o più se c'è affollamento.
Per il giro ad anello aggiungere h1,45-2
Non è solo un percorso alpinistico che affronta una ferrata di media difficoltà, o un percorso in un ambiente che la geologia ha creato e modellato in modo così impareggiabile. E’ anche un percorso che ti introduce e ti conduce in quella che fu la guerra di montagna 1915-18.
Tutta la traversata è segnata dalle tracce di quegli avvenimenti: resti di baracche, filo spinato, trincee, percorsi scolpiti nella roccia e naturalmente le famose gallerie del M. Paterno dalle cui feritoie è possibile dominare i versanti nord e sud della montagna.
Al M. Paterno è legato uno degli avvenimenti più celebri, che sconfina fra mito e leggenda alpinistica e storica. E’ il tentativo di conquista da parte di Sepp Innerkofler, la più celebre guida tirolese dell’epoca, della vetta del M. Paterno occupata dagli italiani. Una ardita scalata notturna dei camini del versante nord porta la guida davanti alle trincee italiane in vetta al M. Paterno.
Segue uno scontro a fuoco e la guida colpita precipita, il corpo viene raccolto dagli alpini e tumulato in vetta al Paterno. Colpito dagli alpini o dal fuoco amico, non si saprà mai, certo fu che scomparve una delle leggende dell’alpinismo della fine dell’ottocento colui che aveva scalato ciò che all’epoca era ritenuto impossibile come la parete nord della Cima Piccola di Lavaredo.
Avvicinamento
Il tratto più impegnativo è il muretto finale che permette di raggiungere la cima. passaggi sempre ben attrezzati.
la prima parte segue gallerie militari della I° guerra mondiale, frontale indispensabile.
Dal Locatelli alla cima occorrono circa h2,45 o più se c'è affollamento.
Per il giro ad anello aggiungere h1,45-2
Non è solo un percorso alpinistico che affronta una ferrata di media difficoltà, o un percorso in un ambiente che la geologia ha creato e modellato in modo così impareggiabile. E’ anche un percorso che ti introduce e ti conduce in quella che fu la guerra di montagna 1915-18.
Tutta la traversata è segnata dalle tracce di quegli avvenimenti: resti di baracche, filo spinato, trincee, percorsi scolpiti nella roccia e naturalmente le famose gallerie del M. Paterno dalle cui feritoie è possibile dominare i versanti nord e sud della montagna.
Al M. Paterno è legato uno degli avvenimenti più celebri, che sconfina fra mito e leggenda alpinistica e storica. E’ il tentativo di conquista da parte di Sepp Innerkofler, la più celebre guida tirolese dell’epoca, della vetta del M. Paterno occupata dagli italiani. Una ardita scalata notturna dei camini del versante nord porta la guida davanti alle trincee italiane in vetta al M. Paterno.
Segue uno scontro a fuoco e la guida colpita precipita, il corpo viene raccolto dagli alpini e tumulato in vetta al Paterno. Colpito dagli alpini o dal fuoco amico, non si saprà mai, certo fu che scomparve una delle leggende dell’alpinismo della fine dell’ottocento colui che aveva scalato ciò che all’epoca era ritenuto impossibile come la parete nord della Cima Piccola di Lavaredo.
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Descrizione
Dal rif. locatelli seguire il sentierino che transita sotto la guglia chiamata Salsiccia e imbocca la serie di gallerie militari che portano in breve all’attacco dela ferrata. All’uscita dalla galleria,superato un muretto iniziale, si segue per intero il canale-rampa, spesso ingombro di neve e ghiaccio, o sul fondo (terra friabile o neve) o spostandosi sulle sponde (rocciose).
- Si arriva ad una piccola forcella (forcella del Camoscio 2650m). Dalla forcella del Camoscio, volgendo a dx sul versante del Ciadin del Passaporto, si scende di 6 m. lungo una traccia che conduce direttamente all’attacco della ferrata.Ci si alza da dx a sx per 5 m.su cengia ascendente esposta e gradinata ( fune metallica) raggiungendo in breve il punto in cui il percorso atterezzato si sdoppia:
- 1) la prima via (quella originaria, delle due la più facile) è la più diretta e sale subito a dx del bivio, lungo un gradone verticale ed esposto,facilitato sia da una fune metallica che da ottimi appigli per le mani e buoni appoggi per i piedi. Tale gradone conduce, circa 10 m. più in alto,su una lunga cengia orizzontale non atterezzata. La si percorre verso sx per c. 15 m.per poi continuare a dx su pendio detritico e facili gradoni di rocce rotte. Una trentina di metri sotto la vetta occorre salire lungo un facile e breve canalino roccioso (1°) che conduce a pochi metri dalla vetta.
- 2)La seconda via (messa in sicurezza di recente, delle due la più difficile) traversa qualche metro oltre il bivio e sale a sx dello stesso, obliquando lungo un gradone verticale di roccia nerastra (corda fissa) cui segue una stretta ed esposta cengia rocciosa, anch’essa attrezzata con fune metallica. La si segue verso sx sino al suo termine, per poi superare un secondo gradone verticale,ma molto ben appigliato,che obliquando verso dx, termina con un canale-camino (fune metallica). Lo si risale senza grosse difficoltà, così da raggiungere la lunga cengia orizzontale non attrezzata di cui sopra, intercettando e riportandosi così sulla via originaria.
Discesa:
- 1) per lo stesso itinerario di salita
- 2) per la via attrezzata delle Forcelle verso il Rifugio Pian di Cengia
- 3) nel canale e per la via attrezzata della Croda Passaporto verso il Rif. Lavaredo
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