
Occorre globalmente tenere conto del fatto che ambedue questi sentieri (n.2 in salita + n.1 in discesa) sono pochissimo frequentati, che spesso la traccia è scomparsa e si procede solo seguendo l'ancora buona bollatura e che l'esposizione, benché psicologicamente mascherata dalla vegetazione, è sempre molto elevata.
Attraversare il paese e imboccare a sinistra il sentiero in corrispondenza del cartello segnavia n. 2.
Di roccia cui appigliarsi ce n’è poca, e nella maggior parte del lungo percorso le mani vanno tenute occupate col cavo o con l’erba. L’esposizione è elevata e il terreno assai insidioso.
La traccia presentata mostra subito le caratteristiche che l’accompagneranno fino in cima: scarsissima frequentazione, terreno scosceso e smosso, estrema ripidità, ma con buona bollatura specialmente sui tronchi. Si sale zigzagando fra radici affioranti e ghiaie instabili, spesso con l’aiuto di cavi tesi sulla linea di massima pendenza.
Raggiunto il sentiero di cresta, panoramicissimo sul Lago di Como e sulla conca di Esino ed Ortanella i segnali si moltiplicano: si seguirà la bollatura rosso/gialla dei sentieri di Parlasco; il sentiero principale è quello più evidente, ma si possono compiere deviazioni attrezzate sul filo roccioso.
Discesa:
Sentiero n. 1: E’ un percorso delicato: la traccia è sempre esile, a tratti franosa e ripida; si attraversano in sequenza numerosi speroni rocciosi (per perdere quota con strettissimi tornantini) e altrettanti canaloni rovinati dalle acque meteoriche torrentizie. Una spianata artificiale ospita gli imbocchi di tre gallerie minerarie (pochi metri di profondità) abbandonate dopo il fallimento della ricerca di sufficienti quantità di manganese (ma ancora buoni campioni nella discarica), ed ora in funzione di stallaggio ovino. Procedendo su terreno sempre infido ma sempre più boscoso, presso una briglia di contenimento dei detriti, si converge nella pista forestale di Parlasco: seguendola verso sinistra si arriva a raggiungere il punto di partenza.
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