Dal colle Pianessa in poi si viaggia sempre in cresta con spettacolari vedute sulle montagne del vallone, dalla Torre d'Ovarda a Cima Montù, e su tutta la testata della valle con la Lera in primo piano.
Itinerario non difficile, ma occorre tener conto che non vi è alcun segnale e solo ogni tanto una piccola traccia di sentiero . Nella parte mediana si attraversa una dorsale prativa molto esposta.
Da affrontare solo con tempo sicuro e senza tracce di neve.
Nota etimologica: sulle carte è indicato come ultimo alpeggio “l’Alpe d’Ovarda”. Questo è invece sempre stato chiamato Alpe Grosso dai valligiani.
Dopo il transito è vietato.
Percorrere la sterrata che sale nel vallone d’Ovarda, eventualmente approfittando di un sentiero che parte a sinistra sopra San Bartolomeo. Dopo l’Alpe Milone, superato il ponte prendere a sinistra una sterrata inerbita che porta in breve all’Alpe Crest. Da qui salire tenendo la sinistra orografica del valloncello su discreta traccia. Si raggiunge la dorsale al colle Pianessa 1945 m, posto tra il Tumolera e il Truc d’Ovarda.
Dal colle, seguendo l’esile traccia che si individua sulla sinistra si può arrivare fin sotto alla Punta Tumolera dove con alcuni facili passi su roccia si tocca la prima delle sue due vette, mentre la seconda a 1987 m la si raggiunge con pochi altri passi in più.
Si torna al colletto precedente e per tracce, in cresta o appena sotto di questa, si prosegue su pendii molto ripidi . Dopo poco ci si sposta sul versante Usseglio per poi tornare su quello del vallone d’Ovarda che non si abbandonerà più. Proseguire tenendo sempre la cresta fino ad incontrare una profonda spaccatura che taglia la cresta. La si supera proprio sul filo, affrontando subito dopo un paio di passi di arrampicata. Si esce su un prato molto ripido ed esposto da affrontare con cautela, tagliando il pendio verso nord-ovest. Per evitare in parte questo traverso si potrebbe scendere prima di esso di una cinquantina di metri superandolo dove si chiude e risalire direttamente senza effettuare il traverso.
Superata in uno dei due modi questa parte si risale ora verso l’anticima ora visibile, su ripidissimi prati. Si raggiunge l’anticima su roccette. Già da qui amplissimo panorama, con l’aguzza cima visibile a sinistra. Si scende di qualche metro verso nord e si attraversa su un ripido pendio con rododendri e lo si risale al meglio puntando alla cima, che si raggiunge in breve.
Discesa:
Si ripercorre con cautela il pendio salito, fino a giungere in una conca prativa. Da qui si scende puntando a sinistra, fino a incontrare dopo poco un sentiero ben battuto dai bovini che porta con poca pendenza verso nord . Si raggiunge il Rio d’Ovarda, lo si supera e poco sopra si vedono i segni del sentiero per il Paschiet . Raggiunto questo si scende a destra all’Alpe Grosso. Da qui seguendo la sterrata si ritorna al punto di partenza a San Bartolomeo.
Per allungare ulteriormente l’anello dalla vetta si può proseguire ancora in direzione Nord-Ovest con alcuni passi su roccia fino alla più facile dorsale contraddistinta da un “ gros bon òm”. In alternativa, specie con rocce umide si discende in parte il pendio salito, puntando a sinistra verso il segnale. Prima di esso si trova una traccia. Si sale ora su facili pendii fino ad arrivare alla poco rilevata punta Costa Fiorita 2461 m e subito dopo all’omonimo colle 2445 m, Da qui si scende verso est sul sentiero 128, si attraversa il vallone fino a raggiungere il ben più evidente sentiero che scende dal Passo Paschiet. Dal bivio a destra si scende all’Alpe Grosso.
- Cartografia:
- Fraternali 1:25000 n.8 Valli di Lanzo, IGC n° 2 1:50000 - Valli di Lanzo e Moncenisio
- Bibliografia:
- Guida dei Monti d'Italia - Alpi Graie Meridionali