La via, seppur sconsigliata dagli apritori perché discontinua supera una notevole parete, con percorso un po’ serpeggiante - ma comunque logico e interessante - alla maniera di certe vie “classiche” delle Dolomiti.
Nella sua prima parte, infatti, la via guadagna il filo di un aereo pilastrino, che si appoggia alla parete staccando un ben marcato arco di strapiombi a dx, da un profondo colatoio sulla sx (L1-L2). Il colatoio si origina da un lungo canale-camino incassato tra la fascia di rocce strapiombanti e la parte superiore della parete (L3-L5) che consente di salire ancora in obliquo verso dx con arrampicata molto interna e un po’ strisciante (da cui forse il nome della via). Si raggiunge così la base di un più ampio e solare canale, che conduce ad un caratteristico anfiteatro di rocce sospese sopra la piana di Oliena, sotto un ultimo muro, dal quale si esce in maniera piuttosto diretta e trionfale, per mezzo di un sistema di ben marcate fessure (L6-L8).
Rientro a piedi sull’opposto versante (come per tutte le altre vie del Supramonte di Oliena) traversando per caratteristici pendii di roccia scolpita, che riportano in direzione della sella di “Scala e Pradu”.
In ogni caso, fino al termine del canale-camino obliquo (L5) tutte le soste sono state attrezzate (e già utilizzate con un'unica corda intera da 60m.) per l’eventuale ritirata in corda doppia sulla via.
Di qui occorre uscire in direzione opposta alla strada, superando il muretto di roccia che chiude la curva, per raggiungere il colletto a monte del “birillo”. Si attraversa quindi un primo canalino di detriti, in direzione di uno spigoletto che sporge sopra una pianta di leccio (ometto).
Aggirato lo spigoletto (con passi facili ma un po’ esposti) si traversa sotto un caratteristico specchio di roccia, per raggiungere e risalire un ghiaione, verso una crestina di rocce a monte di un isolato pinnacolo (ometti).
Di qui, sempre verso monte, si trova una vaga cengetta, che deposita all’attaccatura di un secondo canalino di detriti. Con breve discesa sull’opposta sponda del canale, si aggira quindi uno spigoletto, oltre il quale si torna a salire in diagonale, per salti di roccia più compatta, in direzione di una valletta sospesa, racchiusa fra quattro piante di leccio. La valletta si colloca subito a dx di un arrotondato pilastro (faccia a monte) e sotto uno scivolo sormontato da un ben marcato arco di strapiombi, dove attacca la via.
L1 (35m.)
Si aggira la parte bassa del pilastrino verso dx, risalendo lo scivolo di roccia sottostante all’arco di strapiombi, fino ad arrivare in vista di una fessura obliqua che ritorna verso sx (II); tale fessura, in alto, forma un breve camino, che consente di raggiungere un’ampia spalla, per la linea di maggior debolezza (III, con passo di III+; eventuali nuts o friends sul fondo del camino).
Dal punto più alto della spalla, si sale sopra una scudo di roccia, e si prosegue sempre in diagonale verso sx, in direzione dello spigolo della struttura, dove si guadagna una nicchia con alberello di quercia e di ginepro (III; sosta su spuntone con cordone e maillon, poco sopra la nicchia alberata).
L1-bis (attacco diretto descritto dagli apritori)
Si attacca il pilastrino alla base, poco a dx del suo filo, fino ad afferrare una costola di roccia a sx di alcuni alberelli, che si segue fino all’uscita su ampia spalla, con arrampicata elegante e sostenuta (IV+ con 1 passo di V; 5 ch.). All’uscita occorre risalire un pendio di detriti e rocce rotte, per raggiungere il punto più alto della spalla, dove si prosegue come sopra.
L2 (25m.)
Si esce ora proprio sul filo dello spigolo, oltre un blocco staccato, in grande esposizione sull’opposto versante; di qui si afferra una larga e svasata fessura, all’interno di un ostico diedrino (III, con passo di V; 1 bong). In uscita dal diedrino, ci si ristabilisce all’interno di una nicchia un po’ spiovente, alla base di due profonde fessure parallele, che ritornano a dx del filo. Si riparte per la fessura di dx (dove lo rocce sono maggiormente abbattute) per uscire poi afferrando quella di sx (IV con un passo di IV+; 2 ch. e possibilità di buoni friends).
Per rocce un pò sporche e lichenate, si raggiunge quindi una grossa pianta di leccio che si affaccia sul versante opposto, a sbalzo sopra un profondo colatoio (IV; profonde rughe per buoni nuts; sosta sul ceppo dell’albero, con cordone e maillon opportunamente allungati, allo scopo di consentire un’eventuale ritirata in corda doppia sul versante di salita).
L3 (20m.)
L’ambiente – fin qui molto aereo e solare – si tramuta improvvisamente nel suo esatto opposto, dovendosi raggiungere l’umido e ombroso canale-camino che chiude in alto il colatoio, traversando per vaga cengetta di rocce piuttosto marce e muschiose (J2 della scala “Jungle”; possibilità di friend all’attaccatura della cengetta).
Si risale quindi il canale-camino (piuttosto ostico perché liscio e svaso) con delicati movimenti in opposizione, fin quando si riesce ad afferrare un buon gradino verso sx; si esce allora con passo atletico su esile cengetta terrosa, evitando di proseguire verso la nicchia alberata alla sommità del camino (IV+; 3 ch.; sosta su 1 spit collegato a 1 ch. con cordino e maillon).
La conclusione più logica del tiro, infatti, sarebbe proprio nella nicchia alberata (che si raggiungere con un facile ma delicato traverso); peraltro, si tratta una specie d’imbuto con pericolosi detriti sul fondo, ragion per cui è preferibile attrezzare una sosta in posizione esterna e defilata, per evitare di avere la corda o i compagni “sotto tiro”.
L4 (20m.)
In ogni caso, oltre la nicchia alberata si prosegue appoggiando sul lato dx del canale, fino ad una strozzatura, dove occorre superare un masso incastrato, per raggiungere una prima pianta di leccio (II con 1 passo di III; sosta su albero con fettuccia e maillon).
L5 (20m.)
Ripreso il canale, si supera una seconda pianta di leccio – e successiva ulteriore strozzatura – giungendo così in vista dell’uscita, sbarrata in alto da un catino di rocce più verticali; si ritorna allora a salire sulle placche a dx del canale – via via sempre più ripide – fino a quando è possibile sostare su comodo gradino (II e II+; sosta su 2 ch. collegati con cordino e maillon).
L6 (25m.)
Dalla sosta si raggiunge il fondo del canale, per superare il muretto che lo chiude, a dx di un vago caminetto, dove le rocce sembrano più compatte e affidabili (IV con un passo di IV+; 2 ch.). Si esce così su crestina di rocce un po’ rotte, dalla quale si traverso verso sx per entrare in un più ampio e solare canale, che si risale sulla sua sponda dx, fino ad un primo terrazzino (III; 1 spuntone da rinviare sulla crestina + varie possibilità di nuts e friends; lasciato 1 ch. di sosta da rinforzare, all’estremità sx del terrazzino).
L7 (35m.)
Si riprende a salire l’ampio canale, sfruttando diedrini e fessure sempre sulla sua sponda dx (II e II+). Dopo aver superato un secondo terrazzino, si raggiunge infine una terza e più ampia terrazza detritica, racchiusa all’interno di un caratteristico anfiteatro sommitale (lasciato 1 ch. di sosta da rinforzare, sulla sponda dx del canale)
L8 (35m.+15m.)
Dall’uscita del canale si percorre la terrazza detritica puntando ad una più evidente fessura verticale che incide lo zoccolo della parete sommitale e che, in alto, si allarga a formare uno stretto camino (IV con un 1 passo di IV+ per entrare nello stretto camino; 3 ch. + 1 ch. di sosta da rinforzare in uscita a sx, se si preferisce spezzare il tiro).
Sopra lo zoccolo, la parete sommitale forma una cengia monolitica, sotto un ultimo e molto compatto muro di rocce. Il muro, infatti, è appena inciso da due fessure parallele molto superficiali; se però si segue la cengia verso dx, aggirando un vago spigoletto, si raggiunge un terzo sistema di fessure, ben più profonde e articolate delle prime, che si segue fino al termine della parete, con arrampicata inizialmente più sostenuta e atletica, ma mai estrema (IV e V; 1 ch. + 1 bong di alluminio sul passo più duro).
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