Il cratere sommitale è caratterizzato da diverse fumarole attive. Con cautela è possibile compiere il giro completo del cratere, a tratti molto esposto.
Il meteo in questa zona è estremamente variabile e bisogna prestare particolare attenzione al vento, che soffia frequentemente e con raffiche spesso superiori ai 100km/h.
Questo monte ha conosciuto fama mondiale per aver rappresentato il "Monte Fato" nella trilogia cinematografica del Signore degli Anelli.
La montagna è sacra per la tribù Maori locale, i Ngāti Hikairo ki Tongariro (appartenenti alla più grande iwi dei Ngāti Tūwharetoa), e in anni recenti, anche a causa dei numerosi incidenti che hanno coinvolto gli escursionisti su questa montagna, vige la richiesta di non salirla; si tratta appunto di una richiesta e non di un divieto, percui ogni escursionista si regoli come ritiene più idoneo secondo la propria sensibilità.
Il parcheggio è lo stesso del famoso trekking "Tongariro Alpine Crossing" e durante la stagione delle Great Walks (normalmente da tarda primavera ad autunno inoltrato, ottobre-maggio) vi è un tempo massimo di permanenza di 4ore (con rischio di trovarsi l'auto bloccata dalle ganasce e conseguente costo di sbloccaggio); in caso di permanenza più lunga è consigliabile affidarsi al servizio di navetta privato che opera partendo da National Park (necessario prenotare), oppure fare autostop; lungo tutta Mangatepopo Road vige il divieto di sosta, quindi il punto più vicino dove poter parcheggiare in alternativa è il bivio, a 6km dall'inizio del sentiero.
Distanze dai maggiori centri: 19km da National Park, 43km da Turangi, 93km da Taupo, 174km da Rotorua, 223km da New Plymouth, 340km da Wellington, 351km da Auckland.
Dal parcheggio al termine di Mangatepopo Road si seguono le indicazioni per il Tongariro Alpine Crossing, del quale si percorrono i primi 6km circa.
Questi primi km sono pressoché pianeggianti, con un guadagno di 200m spalmato su 4,5km di spostamento e si svolgono lungo un ampio sentiero con passerelle in legno in molti tratti; poco dopo essere partiti si passa nei pressi della Mangatepopo Hut, un rifugio del DoC usato principalmente da chi effettua il lungo trekking chiamato Tongariro Northern Circuit (20 posti letto e cucina, sempre aperto ma incustodito d’inverno). Si passa così nelle vicinanze delle sorgenti dette Soda Springs, raggiungibili con una deviazione di 10 minuti; da qui inizia la salita vera e propria e con alcune svolte e tratti esposti (passerelle e scalini in legno anche qui) si giunge alla Mangatepopo Saddle, un colle che dà acceso ad un ampio plateau circondato da vulcani a 1650m di quota. A questo punto si lascia il sentiero principale per dirigersi decisamente a sud, puntando direttamente alle pendici del Ngauruhoe; è visibile qualche vaga traccia, ma non vi è un sentiero vero e proprio né un percorso obbligato: una buona tecnica in assenza di neve è puntare alla vaga costola rocciosa che solca il pendio detritico in vari punti e salire mantenendosi su uno dei due lati della stessa, in modo da avere il supporto della roccia nella progressione. In presenza di neve si calzano i ramponi e si sale a piacere dritto per dritto, puntando direttamente alla cima. Dopo circa 450m si giunge in una fascia di detrito rossastro molto mobile, che si supera faticosamente fino a raggiungere il bordo del cratere dopo altri 150m verticali.
I bordo del cratere una volta raggiunto appare più articolato di quanto non sembri dal basso e solcato da un paio di depressioni, è tuttavia possibile percorrerlo (alcuni tratti esposti).
La discesa dalla cima al colle è piuttosto rapida, in quanto si può scivolare in maniera controllata cercando le aree di detrito più fine (con attenzione in caso di escursionisti in salita ovviamente) oppure sfruttando le lingue di neve, se ancora presenti. Dal colle si rientra al parcheggio per l’itinerario di salita oppure si può continuare lungo il Tongariro Alpine Crossing, percorrendolo fino al punto più alto (Red Crater, 1868m, altri 2km dal colle, vista sui famosi Blue Lake e Emerald Lakes) oppure integralmente (altri 14km fino al termine in Ketetahi Road end, arrangiare un modo per il rientro).
Tuttavia, la montagna ha rivestito un ruolo importante nei secoli di storia Maori antecedente la colonizzazione ed è lecito supporre che sia stata salita altre volte in precedenza. Secondo la tradizione Maori il nome del vulcano fu scelto da Ngātoro-i-rangi in persona, il sacerdote che condusse in Nuova Zelanda (Aotearoa) due tra le prime canoe partite dalla terra originaria (Hawaiki) e che fondò la tribù degli Ngāti Tūwharetoa che visse per secoli in queste zone. La storia narra che Ngātoro-i-rangi e il suo schiavo Ngauruhoe stavano compiendo la salita al Tongariro quando furono sorpresi da una tormenta; Ngātoro-i-rangi chiamò invocò quindi il fuoco dei vulcani della terra nativa, perché venisse a scaldare la montagna e salvare così la vita del suo schiavo, sul punto di congelare. Il fuoco corse sotto l'oceano e sotto la terra (dando così vita alle aree vulcaniche del central plateau) ed emerse proprio dal cratere dell'attuale monte Ngauruhoe. Tuttavia, lo schiavo era ormai morto assiderato e il sacerdote decise quindi di commemorarlo dando il suo nome al vulcano.
Il Ngauruhoe è tra i vulcani più attivi della Nuova Zelanda, con 45 eruzioni del corso del XX° secolo, la più recente nel 1977. Negli ultimi anni ha suscitato preoccupazione a causa di diversi sciami sismici che hanno interessato la sua zona, causando un aumento del livello di allerta, poi sempre rientrato nella normalità in qualche settimana.
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- Bibliografia:
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