Da un'altezza di 1000/1200m di alcune vette all'interno, le scogliere scendono verso il mare con lunghe creste di roccia lavica e solcate da enormi burroni e canyon chiamati appunto Barrancos.
Le scogliere terminano sull'acqua con pareti rocciose di 500/600m.
Queste creste e questi canyon sono percorsi da numerosi sentieri, molti dei quali seguono antichi canalini d'acqua costruiti decenni fa per approvigionare i palmeti nelle zone meno dirupate dell'isola. Sono lunghi chilometri e mantengono una pendenza continua del 2%. Andrebbero visitati solo per capire il coraggio di chi li ha costruiti a mano decenni fa.
La maggior parte di questi percorsi anche se non difficili, sono comunque molto esposti e necessitano di piede fermo.
Vi sono anche parecchie gallerie comunicanti tra i vari canyon, lunghe centinaia di metri e che necessitano una frontale e cautela.
Questa rete sentieristica non esiste sulle cartine e non è ne controllata ne segnalata. Si consiglia quindi l'uso di un'app con traccia gps.
La combinazione di diverse gallerie e diversi canali, consenti di sbizzarrirsi inventandosi escursioni sempre differenti.
Consiglio l'app "viewranger", ottima e funzionante anche senza segnale telefonico.
La roccia è sempre di tipo lavico. Il tempo è quasi sempre bello, ma non è raro trovarsi di colpo nelle nebbie che di pomeriggio si formano sui crinali.
Dal paese, raggiungibile sia in macchina che con autobus, raggiungere Calle Tabaiba fino al suo termine, in mezzo a dei villini bianchi affacciati sull'oceano.
Da qui si nota una strada sterrata che dopo 50 metri diventa sentiero.
Raggiunto il termine di Calle Tabaiba, seguire la strada sterrata fino alla balconata sul mare.
Da qui si nota una traccia di sentiero che scende pochi metri e percorre in lieve salita tutta la scogliera per almeno 1,5 km. Il sentiero è facile ma molto esposto, e dà subito un assaggio di quello che si andrà a percorrere. Se uno soffre di vertigini già qua, è meglio che torni subito e lasci perdere.
Il sentiero dopo una mezzora di cammino, piega dentro una specie di valloncello, e superati due torrenti secchi, sale ripido tra i cactus fino a raggiungere l’imbocco di una galleria, visibile solo all’ultimo.
Messa la frontale, si percorre la galleria, al cui interno scorre un canalino d’acqua che seguiremo per 500m fino a sbucare sul versante opposto della cresta rocciosa che ci sovrasta (1 ora e 20 dalla partenza).
Usciti dalla galleria, ci troviamo nel Barranco Seco, ambiente molto bello e isolato, tra dirupi rocciosi e vegetazione da Far West.
Qui possiamo notare la presenza di un sentiero che attraversa tutto il barranco, congiungendo una strada asfaltata in alto a 1000m di altezza fino alla spiaggia (Playa Barranco Seco). Noi invece continuando seguendo sempre il canalino addossato alla roccia e con tracce di passi al suo esterno.
Il percorso è logico, e questa volta il canale non fora la parete opposta, ma ne segue tutto il bordo esterno, tramite piccole gallerie e tratti a picco sull’oceano fino a raggiungere il barranco opposto (Barranco del Natero). E’ sicuramente la parte più bella dell’intero percorso.
Man mano si avanza e ci si avvicina al mare, il sentiero diventa sempre più aereo. In alcuni punti il sentiero manca perchè crollato, e bisogna appoggiare i piedi con cautela sui bordi in gesso del canale; anche alcune gallerie sono così piccole che vanno percorse proni per non picchiare la testa. Una volta raggiunto il punto più esterno 300/350m sopra il mare, il canale torna verso l’interno, addentrandosi nel secondo barranco (Barranco del Natero).
Qui lo scenario diventa molto suggestivo, tra pareti e precipizi immensi di roccia lavica, rossa marrone e nera, qua e la chiazzata dal verde dei cactus. Raggiunto il centro del barranco, si incontra il sentiero che dall’alto scende verso la medesima spiaggia di prima. Da qui si potrebbe scendere, per poi attraversare la lunga spiaggia fino a prendere il sentiero che ci riporterebbe alla galleria. In questo caso, invece prendiamo il sentiero in salita e superata una casa bianca contenente una vecchia pompa con motore diesel, una serie di ometti indica il percorso all’interno del canyon, non sempre intuibile. Qui la traccia di un gps è fondamentale per evitare di perdersi tra i balzi rocciosi e le spine. Nella parte superiore della scogliera, un secondo canale ad un ‘altitudine di 700 metri, attraversa tutto il massiccio montuoso parallelamente al canale da cui proveniamo; ma più interno, mentre il sentiero continua verso l’alto. Lo si incontra in una zona con un gruppo di case diroccate e vecchio materiale da miniera. Raggiunto il canale, lo si percorre verso sud, nel senso apposto di come abbiamo percorso il primo. Brevemente si raggiunge una galleria la cui porta è chiusa, ma alcune sbarre sono state tagliate per potervi entrare. Galleria, anche questa priva di luce e grande tanto quanto un uomo di un metro e 60/70. Raggiunta l’uscita notiamo di essere ritornati nel vecchio barranco di provenienza (Barranco Seco). Qui in alto, la scogliera è più verde e meno dirupata. Seguire fedelmente il canale passando sotto un caratteristico picco piramidale di roccia rossa simile al granito, di nome Risco Blanco 868m (nonostante sia rosso). Qui l’esposizione non è come quella del tratto sul mare, ma il posto è comunque molto panoramico, e richiede l’attenzione continua a dove si mettono i piedi.
Nel giro di un ora (da quando si è lasciato il sentiero) si incontra una terza galleria. Queste gallerie fanno abbastanza timore al loro ingresso, ma posso assicurare che al loro interno non vi è alcuna forma di vita. Quindi con un pò di pazienza la si percorre tutta, la più lunga delle tre (600/700m) fino a sbucare al di fuori della scogliera rocciosa. Da qui infatti si apre un versante rigoglioso cosparso di paesini (pueblos) e palmeti. Ecco dove arriva l’acqua dei canali.
Proseguendo col sentiero si incontra la segnaletica del grande sentiero TF2 (Camino Real) che da Santiago del Teide (1000m) porta sino al mare e fino al punto di partenza. Quindi si imbocca il grosso sentiero, sempre ben segnalato in giallo e bianco che in poco meno di 2 ore riporta a Los Gigantes.
Contare dalle 6 alle 8 ore per l’intero giro. Più o meno 20 km di lunghezza. Non difficile, ma una disattenzione può costare la vita. Non vi è acqua potabile lungo il percorso. Si rischia di soffrire sia il caldo, sia il freddo nella parte alta in caso di vento.
In caso di soccorso alpino, per i turisti è previsto un costo fisso di 3000 euro da pagare al momento. Non sono pochi quelli che l’anno chiesto, mi hanno raccontato, e qualcuno non è più tornato.