L'itinerario lascia spazio alla fantasia, nel senso che in molti tratti si può variare e scegliere i vari torrioni da salire, prestando attenzione alla qualità della roccia, che spesso lascia un po' a desiderare. In inverno la vegetazione non crea particolari problemi e d'altronde credo che sia questa l'unica stagione consigliabile per questo itinerario.
Nel complesso non è una meraviglia di via, ma è una delle poche frequentabili anche in pieno inverno senza congelarsi. Stupendo il panorama.
La via è quasi completamente da attrezzare, anche se sono presenti alcuni chiodi, dove servono.
Io descrivo l'itinerario così come lo abbiamo fatto noi, ma riporto anche il tracciato originale. Il numero delle lunghezze è variabile, considerando che molti tratti si possono anche fare in conserva.
Raggiunto il fontanino di Sambrosera (circa 45 minuti), si prende il sentiero 6 seguendo i cartelli che indicano anche la cresta 50° CAI.
Salire ripidamente le pendici del Moregallo, sorpassare il bivio per la Torre Marina e proseguire fino ad incontare il bivio con cartello indicatore per la nostra via.
Percorrere una decina di metri in piano fino ad una placchetta appoggiata, sormontata da un evidente pilastro. Conviene rimontare la placchetta (II) ed attaccare dalla piccola conca erbosa soprastante.
L1: attaccare il pilastro sulla sinistra, incontrando un chiodo dopo pochi metri (IV). Si passa un tratto semplice e si attacca un pilastrino sulla dx, che si segue fino ad una evidente pianta (III), sulla quale si sosta, quasi appesi.
L2: dalla pianta attaccare con spaccata il pilastro a sx, e salirlo, incontrando un chiodo dopo pochi metri (III+). Poco sopra, conviene aggirare a dx su erba un gendarme, poi risalire ad un intaglio, sostando su blocchi incastrati poco dopo (III).
L3: dalla sosta salire il pilastrino successivo (III) fino ad un tratto erboso con pianta, ove si sosta. Il presente tiro, molto breve, può essere concatenato sia al precedente, che al successivo, ma in entrambi i casi credo via siano poi problemi di attrito con le corde. Noi abbiamo preferito spezzare.
L4: dalla sosta salire verso sx per roccette frammiste ad erba, fino alla base di un camino (2 ch.). Si sale il camino in opposizione sfruttando buoni appigli (IV), ed uscendo verso dx nella parte finale. Si prosegue poi facilmente a sostare su due chiodi da collegare alla base del pilastro successivo. (una variante consiste invece nel salire direttamente il pilastro a sx del camino, su bei buchi, con difficoltà di IV+, collegandosi poi al nostro percorso all’uscita del camino, e sostando sempre sui due chiodi).
L5: noi dalla sosta abbiamo attraversato il canale erboso di dx ed attaccato un bel pilastrino di roccia solida, salendo per una evidente fessura (IV) e traversando infine a sx a sostare su un cordino in clessidra.
L6: attraversare il successivo canale di erba e piante a dx e attaccare il pilastrino successivo (attenzione, roccia poco salda!!!), che si percorre interamente (IV-), rientrando poi più facilmente verso sx, e percorrendo poi il successivo tratto semplice di cresta (III) per andare a sostare su alberelli più avanti.
(Il percorso originale non fa questi ultimi due tiri descritti: dalla sosta con due chiodi (sosta 4), si segue il pilastro soprastante (III) fino ad un diedro da risalire in spaccata (IV), per sostare appena sopra su due chiodi a dx; un successivo muretto (IV) consente di ricongiungersi al nostro itinerario.)
A questo punto conviene secondo noi proseguire in conserva, se ci si sente sufficientemente preparati, anche perchè i numerosi saliscendi che caratterizzano il tratto successivo causerebbero un eccessivo attrito delle corde.
Si percorrono pochi metri in piano, fino a scendere ad un intaglio con pianta (II), risalendo poi dalla parte opposta facilmente (III), prestando attenzione all’instabilità di alcune rocce, fino in cima ad un pilastrino, poi in piano per tracce di sentiero e per una successiva rampetta erbosa fino a raggiungere un curioso corridoio- camino che si scende facilmente, scendendo anche le successive facili roccette (I+) fino ad un intaglio alla base del muretto successivo.
L7: attaccare il muretto verso sx fino ad un chiodo, dal quale si può uscire sia verso sx (IV+), che più facilmente, verso dx (IV). Segue poi un tratto semplice, fino a sostare su albero alla base del muretto successivo.
L8: si attacca il muretto un po’ a dx (ch.), spostandosi in diagonale a sx, e poi in verticale, seguendo i chiodi (IV+, 3 ch. ), segue un tratto su lame e roccette più semplici (III), fino a sostare su pianta.
A questo punto conviene slegarsi, o procedere in conserva corta, e levarsi le scarpette, se non sono più che comode.
Si sale per ttacce di sentiero tra erba e ginestre fino a congiungersi con la cresta GG OSA. Si prosegue ancora sull’ampia traccia in salita, per poi scendere in un canale a dx ad evitare il torrione successivo, raggiungendo così un intaglio.
(Da questo intaglio, se non si vuole proseguire fino alla vetta del Moregallo, si può percorrere la traccia sulla destra, che porta a congiungersi all’itinerario di discesa (sentiero 6), nel tratto che congiunge la cima del Moregallo all’omonima bocchetta)
Il tiro successivo della Cresta OSA può essere affrontato (IV, fessura sulla dx), o evitato per erba sulla dx, raggiungendo la base del salto successivo, dove proviene il sentiero dal canalone Belasa. Ancora una volta si presenta l’altrenativa di percorrere il tiro successivo della cresta OSA, oppure di tagliare a dx per traccia a congiungersi al sentiero 6.
Il tiro successivo è piuttosto marcio: si può stare sulla dx, tra roccette ed erba, traversando poi a dx e risalendo in cresta (II, III), oppure (più bello esteticamente ma su roccia non buona), stare a sx del marcio e giallissimo canale centrale, sul filo di cresta (III+, possibilità di proteggersi in una clessidra) raggiungendo poi terreno facile (uno spit) e proseguendo fino al tratto molto aereo ma elementare che segna la fine delle difficoltà. I dolci prati sommitali conducono alla croce ed alla madonnina di vetta.
DISCESA
Ci sono diverse possibilità. O si percorre il sentiero attrezzato fino alla bocchetta delle Moregge, dalla quale ci si può sbizzarrire (scendendo a Sambrosera, andando ai Corni piuttosto che al rifugio SEV, ecc) o si scende dalla cima verso destra fino alla bocchetta del Moregallo, da cui si può rientrare a Sambrosera tramite il sentiero nr. 6, che passa in prossimità dell’attacco della via; oppure ancora si prosegue verso Sant’Isidoro e si scende direttamente alla cappella VARS tramite il sentiero Paolo ed Eliana, o infine scendere a Sant’Isidoro e da qui a Malgrate, dove, se è stagione, ci si può pure fare il bagno!