
Utili qualche fettuccia e friend medi fino all’1 BD. Non indispensabili se si ha il passo sicuro. Sufficiente una mezza corda da 30 m. Vista la natura scivolosa delle rocce in alcuni punti, conviene avere due chiodi per eventuali doppie se si viene colti dal maltempo e si opta per la ritirata. Lungo la via ci sono delle soste allestite a clessidra con cordoni (verificarne l’usura). La cresta è fattibile slegati se si ha il passo sicuro o tutta in conserva con protezioni mobili, facendo passare la corda attorno agli spuntoni o mettendo dei cordoni e assicurando con un mezzo barcaiolo.
Si risale la strada fino all'ultimo tornante dove si può parcheggiare.
Poco oltre il parcheggio si trova la bacheca di legno che indica il sentiero per il biv. Molino e l’Uja di Mondrone.
Lo si segue e in circa 2h30 si arriva al bivacco, da li si segue il sentiero evidente che porta al passo dell’Ometto (1 ora circa).
Dal Passo dell’Ometto aggirare sul lato Val Grande lo spuntone che incombe sul valico e attaccare la via. Un tempo c’era un bollo rosso nel punto migliore, ma non l’abbiamo trovato, scegliere un punto logico. Riportarsi così sul filo di cresta e raggiungere velocemente un tratto orizzontale e camminabile.
Dopo questo tratto, la cresta riprende a salire. Ci sono talvolta degli ometti, ma il percorso è abbastanza logico. Seguire il filo di cresta, con difficoltà di II/III grado. A circa metà dell’ascesa, ci si trova sotto ad un incombente e un poco aggettante torrione.
Qui occorre effettuare verso sinistra un traverso obliquo ascendente di circa 30-35 m su placche di serpentino abbastanza scivoloso, prima camminando e poi arrampicando, ma con buoni appigli (passaggio chiave, III, esposto). Sono stati collocati due spit in questo traverso, per facilitare l’ascesa. Due ometti, uno all’inizio del traverso e uno in alto, al suo termine, indicano la via.
Superato il traverso, dall’ometto scendere di alcuni metri in uno stretto canale caratterizzato da un grosso masso scuro incastrato (NON lasciarsi tentare dalla risalita dal canale) e risalire sul lato opposto su placche ripide ma ben appigliate. Procedere risalendo obliquamente lungo una evidente spaccatura nella roccia tenendosi il canale a destra (II+/III-, abbastanza esposto).
Riportarsi sul filo di cresta e su di una parete ripida ma ben appigliata volendo proteggibile tramite friend e spuntoni (II+ o III a seconda di dove si passa).
Tenere poi la destra, verso il canale già citato, risalire un torrioncino (III), riportarsi sul filo di cresta e seguirla. Conviene rimanere sempre sul lato val Grande della cresta, ovvero verso il canale di sfasciumi. Si perviene ad uno stretto intaglio con sosta (un cordone attorno ad una roccia).
L’ultima parte di cresta è sempre ripida con qualche torrioncino, ma molto ben appigliata (III/III-, abbastanza esposto). Salire rimanendo sulla destra della cresta. Ci si riporta sul filo di cresta fino a quando essa diviene un insieme di banchi di rocce abbattute fino in vetta (noi abbiamo impiegato 3h circa dall’attacco)
Discesa: per la via normale (versante SE), F, alcuni brevi salti di II con presenza di corde fisse (4h circa per giungere all’auto).
- Cartografia:
- IGC Moncenisio e Valli di Lanzo
- Bibliografia:
- G. Berutto, L. Fornelli, Alpi Graie Meridionali, CAI-TCI
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