Il tratto di via più complesso da capire è quello tra la diramazione dal “Diedro del Terrore” e il primo camino. Qui è essenziale non sbagliarsi. Non è facile orientarsi una volta che si è sulla parete ma come indicazione generale si tenga presente che i camini si vedono dalla strada e quindi bisogna stare di preferenza sempre un po’ verso sinistra, sulla porzione di parete che si intuisce sia visibile dal basso. Una volta raggiunto il primo camino la via diventa più evidente e traversa ora verso destra, seguendo la linea di tre grotte. Si consiglia una ripetizione solo con tempo stabile e quando la parete è ben asciutta, diversamente i camini potrebbero essere umidi.
MATERIALE IN POSTO: qualche chiodo di sosta e di passaggio
MATERIALE OCCORRENTE: friend dal n°0.3 al n°4 BD, raddoppiando dal n°0.5 al 2, un paio di microfriend tipo n°00 e 000 BD, un gioco di nut, martello e una scelta di chiodi, cordoni. Un doppio 4 potrebbe essere utile per la variante in fessura di L7 ma facendoselo correre è fattibile anche con uno solo.
L1 – giunti sulla sommità del conoide scendere pochi metri a sinistra alla base della spaccatura con andamento destro-sinistro (chiodi visibili) comune alle altre vie del settore (“passaggio delle tre vie”). Risalirla fino a uscire sulla terrazza ghiaiosa, sosta con due chiodi e uno spit-roc sulla destra. Diversi chiodi e un paio di spit-fix. Grado V.
L2 – salire a sinistra verso il centro del colatoio alla base di una evidente spaccatura. La si supera, si oltrepassa l’attacco della “Gervasutti di sinistra”, e si prosegue nel colatoio con molto ghiaia e detriti fino al suo termine, in prossimità della grande cengia mediana, sotto un diedro di roccia chiara fessurato e con chiodo ad anello visibile. Per giungere fino qui è necessario che il secondo parta prima di aver fatto sosta altrimenti le corde da 60m non bastano, si può però sdoppiare fermandosi dove meglio si crede. Dal punto di sosta salendo a destra sulla cengia si potrebbe raggiungere la “Rivero”, oggigiorno percorsa abbinandola alla “De Albertis”, dritti, esattamente sulla verticale, c’è invece il “Diedro del Terrore”. Grado III
L3 – si sale il diedro con chiodo ad anello vincendo un ostico passaggio e giungendo su terreno rotto e più sporco alla prima sosta del “Diedro del Terrore” (2 chiodi e uno spit-fix con cordini). Grado V
L4 – non salire dritti (il chiodo soprastante è del “Diedro del Terrore”) ma traversare a sinistra sulla cengia ghiaiosa frammista a erba fino a un risalto fessurato. Salire la larga ma breve spaccatura (meno facile di quanto possa apparire) ribaltandosi su una cengia inclinata. Scenderla verso sinistra fin sotto una fessura verticale-strapiombante che incide il muro soprastante e subito a destra di uno spigolo. Guardando bene si trova un chiodo semisepolto dal terriccio, infisso più o meno ad altezza testa. Sostare qui. Grado IV+
NOTA: probabilmente il percorso originale arriva in questo punto salendo, dalla fine del colatoio della seconda lunghezza, la spaccatura subito a sinistra del diedro con chiodo ad anello della terza lunghezza.
L5 –non salire la fessura verticale ma aggirare a sinistra lo spigolo immettendosi in un largo colatoio roccioso con roccia slavata. Risalirlo fino a una cengia ghiaiosa inclinata. Spostarsi a sinistra verso il suo centro e sostare alla base della zona più facile che si vede e che si intuisce immetta in una rampa con andamento sinistra-destra, in parte nascosta. Grado V-
L6 – in alto, sulla propria verticale leggermente a destra, si può scorgere un chiodo. Ignorarlo e salire invece a sinistra, dove è più facile, immettendosi sulla rampa che porta, con andamento sinistra-destra, sotto due camini che partono dalla prima della tre grotte che caratterizzano la via. Sosta a chiodi sulla sinistra in basso e chiodo visibile nel camino. Grado III+
L6 – salire il camino di destra (chiodo) uscendone a destra e giungendo su un pulpito. Sosta con 2 chiodi. Grado IV
L7 – a destra si nota una bella e rettilinea fessura con cordino al suo termine. La via originale sta sulla placca sopra la sosta (vecchio chiodo) traversando verso destra e giungendo sopra la fessura. Si consiglia tuttavia di scalare la bella variante in fessura, pulita ma polverosa. La si attacca proteggendosi su un ottimo masso incastrato e poi la si risale con arrampicata impegnativa. Indispensabile almeno un friend n°4 BD (sarebbe meglio averne due ma facendoselo correre è possibile proteggerla solo con uno) e friend n°3 e 2 BD. Dalla fine della fessura (cordone marcio su due chiodi che protegge l’uscita) traversare verso destra sotto grandi placche salendo alla base del grande camino sovrastato dalla seconda, enorme, grotta. Sosta da fare con chiodi. Grado V / V+ (il tiro originale è invece gradato IV+)
L8 – salire il grande camino un po’ muschiato (e che potrebbe essere umido) superando un tratto strapiombante formato da grandi blocchi (qui il passo chiave è ottimamente proteggibile nella fessurina formata dal blocco con un n°0.3). Sostare al meglio su spuntone. Tiro impegnativo, dato solo IV+ ma complessivamente più difficile ed “engagée”
L9 – non proseguire dritti ma traversare a sinistra su una piccola cengia molto esposta (chiodo a metà) prestando attenzione a cosa si tira. Alla fine del traverso salire dritti superando dapprima un difficile passo aggettante che per fessure permette di continuare a salire su roccia precaria verso destra. Altro tiro “engagée” dove la gradazione originale di IV+ non rispecchia assolutamente il reale impegno richiesto. Sostare a friend sotto la placca che immette nella terza grande grotta.
L10 – salire la placca sfruttando una fessura in Dulfer, con un ostico e delicato ribaltamento, fino alla grotta. Sul margine destra, dietro un alberello, si trovano i chiodi di sosta. Grado V
L11 – dalla sosta salire sul muro di destra doppiando lo spigolo. Diversi chiodi. Il passaggio era dato V+ ma è ben più difficile vista anche la precarietà delle protezioni in loco, fattibile in A0. Aggirato lo spigolo si giunge a una spaccatura (chiodo) che si sale stando un po’ a sinistra con arrampicata molto esposta. Si giunge a un possibile punto di fermata con due chiodi. Si consiglia però di non fermarsi e proseguire. Si traversa allora con passaggi molto delicati (V) verso sinistra andando a prendere un sistema di fessure (chiodo visibile in alto) verticali e molto esposte. Si risalgono con arrampicata via via più facile fino a una terrazza ghiaiosa dove c’è una sosta con due chiodi e un cordone. Vista la precarietà di questi due chiodi si consiglia di salire ancora qualche metro fino all’inizio della strozzatura da cui parte il soprastante camino. Qui un po’ nascosto nella terra si trova un chiodo a U che unito a un ottimo friend n°2 permette di fare una sosta sicura. Tiro lungo ed impegnativo. Grado V/V+ e A0
L12 – salire la strozzatura-camino passando sotto un blocco incastrato. Proseguire quindi nel camino con arrampicata delicata e mai banale fino al verticale risalto di uscita che si supera con scalata atletica e ancora impegnativa (un chiodo alla base e uno in uscita). Sostare su un pino. Anche in questo caso il IV+ originale non trova riscontro nella reale difficoltà affrontata. Un V / V+ ci potrebbe stare.
DISCESA:
Dall’uscita salire per ghiaia, traversare a destra su una traccia e poi salire ancora fino sotto la soprastante parete (traversando ancora si finisce sul salto che forma una gola). In prossimità della parete si è sopra i salti e si può riprendere a traversare verso destra su terreno erboso e tra le piante fino a giungere a una zona prativa. Qui, seguendo delle tracce in mezzo al bosco, si scende verso un’altra parete e sulla bianca pietraia alla sua base. Raggiuntala si traversa ancora verso il fondo valle (a un certo punto la discesa diventa comune a quella della “De Albertis+Rivero”) fino al grande prato dove passa il sentiero della Guglia Rossa. Seguendo questo si giunge al rifugio Terzo Alpini sulla strada asfaltata di fondovalle che si segue fino all’auto. Dall’uscita all’auto contare 1h 30’