Indispensabile il casco.
Dalla vetta estesissimo panorama su tutte le montagne del cuneese.
Lasciando a destra la strada d’altura che si allunga in direzione del rifugio della Gardetta, si segue il tronco che passa presso l’azienda agrituristica delle Grange Ciampasso.
Subito dopo si scende a sinistra nel vallone in direzione di due baite diroccate sull’altro lato.Si attraversa su un ponticello il corso d’acqua e si sale a lato delle baite. Il sentiero poco evidente piega a destra e incontra dopo poco una bella traccia proveniente da nord. La si segue in direzione sud-est e si continua con salita regolare su bei pascoli. Ci si avvicina alla sterrata in prossimità del Gias della Margherina e si prosegue piegando gradualmente verso nord-est. Giunti agli ultimi pascoli in alto si incontra un bivio a sinistra segnato con due ometti. Si segue la traccia che va verso nord. Qui si hanno due possibilità :
– seguire il primo costone verso l’evidente cengia. Alcuni radi ometti ci portano verso la parete. Puntare sul ciaplè verso quello che sembra uno scarico di pietre ed invece è il sentiero verso la cengia. Salita faticosissima, (un passo avanti e due indietro) su ghiaia, fino a pervenire alla parete
– attraversare sulla destra i prati, puntando ad una evidente traccia di color marrone che attraversa il ciaplè e che è.il sentiero proveniente dal colle d’Ancoccia Giunti sul sentiero basta salire verso sinistra fino all’attacco della parete.
Svoltando a destra si supera il salto basale, aiutati da due corde metalliche. Attenzione che gli spit in basso sono saltati e l’ancoraggio non appare molto sicuro (situazione settembre 2018).Quindi un tratto gradinato porta sull’ampio cengione, percorso da un sentiero ghiaioso, che taglia la parete diagonalmente verso levante. A tratti è un po’ esposto e sempre molto ripido.
Quasi al termine il cengione piega a sinistra e giunge nei pressi della frastagliata cresta Sud-est. Sulla sinistra, si apre un incassato e lungo canalino, interrotto a metà da un tratto meno ripido..
Con molta prudenza, specie se vi sono altre persone sul percorso, si sale tenendosi preferibilmente sulla parte sinistra, più rocciosa, e con buoni appigli sulle lame di roccia, mentre quella di destra è più detritica e con appigli meno buoni.
Il canalino nella parte alta si stringe e vi è un tratto più ostico dove è posizionata una corda metallica giuntata in alto a una catena (la corda non è fissata ed è sconsigliato usarla in salita, mentre viene utile in discesa- situazione settembre 2018). Superato il tratto difficile , si perviene a un ripiano e poi si riprende a salire sempre tenendosi preferibilmente a sinistra. Si perviene ad un colletto e da lì la traccia piega a destra, superando un passaggio malagevole su roccia non molto appigliata.
Dopo di questo tratto gli ultimi metri sono facili e si raggiunge a sinistra la lunga vetta, su cui è posta una croce arrugginita con libro di vetta.
- Cartografia:
- IGC 1:50.000 7(Valli Maira Grana Stura)
- Bibliografia:
- L.Belliardo F.Bottero - Rocca la Meja AlpClimbing - I libri della Bussola - 2011