2- la carta Tabacco 016 presenta gravi errori nei sentieri e nelle posizioni dei bivacchi nel versante Nord del Gruppo quindi massima attenzione sopratutto nell'uso GPS della carta (gli errori certi che abbiamo trovato è presso il Biv. Musatti spostato di almeno 100 m rispetto al punto segnato e il passo del "Tacco del Todesco" dove ci ha portato fuori sotto una parete di roccia.
3- la traversata è priva di acqua e sorgenti dal Rif. Chiaggiato al Biv. Musatti e poi dal Musatti al Voltolina (sorgente con acqua solo in certi periodi o sotto il Corno del Doge oppure nella parte medio-alta della Val Grande) -> prevedere quindi anche 10 ore di cammino molto impegnativo senza possibilità di rifornimenti
4- i sentieri sul versante nord sono costituiti da deboli tracce (scarsi bolli di vernice) qualche ometto, non sempre presenti. La traversata è da effettuarsi con tempo assolutamente bello, stabile ed asciutto (!!!).
5- le vie di fuga sono poche: al biv Tiziano e al Musatti ci sono due sentieri impervi ed esposti che portano nella valle di Auronzo, oppure dalla Valgrande (Biv. Voltolina) con sentiero impervio con ferrate impegnative si scende a valle.
6- la traversata presenta molti tratti attrezzati ma anche moltissimi passaggi su cengie strettissime (anche 10 cm su ghiaietti) con fortissima esposizione e senza protezioni.
1° giorno:
da Praciadelan per comoda sterrata si risale la Val d’Oten e quindi prima di un torrente si trova a dx l’indicazione per il Rif. Chiaggiato. Si risale per comodo sentiero (fonte nel bosco) sino ai prati dove sorge il rifugio (2-3 ore). Ottima gestione e cucina.
2° giorno:
si segue il segnavia CAI 260 quindi per lunghissimo mezza costa (tratti esposti, alcuni passaggi su frane non attrezzati da prestare attenzione !) si risale il “sentiero degli Alpini del Battaglion Cadore del 1940”. Questo sentiero, a tratti molto esposto presenta alcuni tratti attrezzati con funi e/o scalette sino a sbucare alla forcella Jau della Tana (2650).
Ora si scende senza difficoltà sull’altro versante per sentiero e poi attraversando i Lastoni delle Marmarole. E’ necessario il bel tempo perchè i segni sono pochi e sbiaditi e gli ometti sono scarsi (in caso di mal tempo o nebbia diventa problematico districarsi in questo ambiente lunare).
Si giunge al Biv. Tiziano (via di fuga verso la valle di Auronzo).
Dal bivacco proseguire nella selvaggia Val Longa sino a circa 2300 m dove la debole traccia (qualche ometto) devia decisamente a dx (attenzione al gps -anche il Garmin ha la cartina con il sentiero segnato in posizione errata) si risalgono i dossi erbosi sino all’ampia sella del Tacco del Todesco.
Alla sella mantenersi rigorosamente sul filo di cresta (traccia, esposto) sino a quando si svalica sulla valle dove sorge il biv. Musatti nel catino del Meduce di Fuori. Dal biv. Musatti via di fuga verso Auronzo. (Per questa tappa calcolare 7-10 ore a seconda del passo). NOTA IMP: Per l’acqua scendere di 200 m di dislivello sotto al bivacco dove si trova una bella sorgente perenne che sgorga dalla roccia, unica fonte d’acqua !!).
3° giorno:
NOTA: questa tappa presenta difficoltà severe nel tratto Musatti – forcella Vanedel.
Dal Musatti si punta sotto la parete della forcella Mescol che già da lontano sembra verticale. Seguendo la traccia di sentiero del Sanmarchi si ci alza per ripidissimi prati aiutandosi tranquillamente anche con le mani sino a giungere a un camino attrezzato con fune metallica (att.ne caduta pietre !!). Il tratto di prato è molto delicato, vietato sbagliare ! Dopo il camino si riprende su pendii più dolci sino ad un altra ferrata (ora è più facile) che porta a una splendida cengia sotto una parete strapiombante di placche giallastre. Si sbuca alla forcella e con un tratto di disarrampicata esposta e senza protezioni si guadagna un ripidissimo sentierino sul versante opposto (conca del Meduce di Dentro).
Scesi nella conca si seguono gli ometti sulle pietraie e ci si porta alla Forcella di Croda Rotta – Attenzione: questo tratto non è impegnativo tuttavia giunti sotto la ferrata della Croda Rotta non portarsi sotto le scale abbandonate contro la roccia ma cercare il passaggio spostandosi di una decina di metri a sx si trova il cav. metallico che porta alle scale superiori infisse nella roccia.
Saliti alla forcella di Croda Rotta (2520) si segue il sentierino con tratti attrezzati ed altri esposti senza protezioni sino a giungere a una pericolosa cengia lunga una ventina di metri molto esposta sul canalone sottostante.
La cengia è su ghiaietto, larga anche 10 cm e senza protezioni – c’è un unico anello rosso a metà però non presenta altri punti di ancoraggio nè cavi metallici, impossibile tenersi con le mani dato che è tutto puro ghiaietto dolomitico – Giunti alla fine della cengia si scende un primo canalino ripido, att.ne molti massi di generose dimensioni accatastati e in precario equilibrio , sino a un bel canale che si scende per 200 m sino alla conca sottostante. Dalla conca una bella traccia risale a sx sino a giungere a uno spiazzo.
Dallo spiazzo si deve affrontare ancora il passaggio più pericoloso della traversata.
Sincerarsi che nessuno sia sotto alla forcella Vanedel e quindi scendete per una traccia ripidissima sulla parete di sfasciumi paurosi, qui sono accatastati pietre e massi a dismisura che rotolano sulla sottostante ferrata che traversa tutta la parete – il tratto presenta un pericolo ELEVATISSIMO – giunti alla ferrata si scende un tratto verticale aiutandosi con i cavi metallici, nessuna scaletta, quindi si traversa nel vuoto appesi al cavo metallico sino ad uscire dalle difficoltà giungendo alla stretta forcella Vanedel.
Dalla forcella finalmente le difficoltà sono terminate, si risale per scalette e funi metalliche la paretina opposta (30 m) e quindi per comode cengie e abbondantissimi segni di vernice (inutili) si ci porta al Col Nero (cengia strettisima ed esposta ma con cavo metallico). Da qui su sentiero al Biv. Voltolina.
NOTA: se al Biv. Voltolina (2082, raggiungibile in 20 minuti dal crocevia) non c’è acqua si possono avere serie difficoltà infatti si dovrebbe scendere per il sentiero sotto la cengia del Doge (tratti attrezzati) sino a raggiungere i piedi del Corno del Doge dove si trovano finalmente delle sorgenti che sgorgano dalla roccia. In questo caso ritornate al Voltolina è inutile dato che questa discesa richiede 1-1,30 H.
4° giorno:
se non si è scesi sotto alla Cengia del Doge per motivi meteo o di acqua si ritorna sui propri passi al crocevia dove si prende l’evidente traccia della Cengia (CAI 280) e si percorre tutta la cengia espostissima su pareti verticali alte centinai di metri ma attrezzata nei punti più critici. Attenzione perchè si cammina su traccia con ghiaietto che richiede continua attenzione (una scivolata sarebbe fatale).
Giunti alla fine della Cengia ci si ricollega al sentiero che proviene dal basso (Valle di Auronzo CAI-226) e anche dal sentiero che passa da sotto la Cengia del Doge. Si risale la Val Grande sino alla Forcella Grande (2255), si scende sempre per bel sentiero al Rif. San Marco (1823) incastonato in una cartolina. Da qui si prosegue per il segnavia CAI-227 alla Forcella Piccola (2120) sotto l’Antelao, il Rif. Galassi (2018), il Rif. degli Alpini e Praciadelan.
- Cartografia:
- C.E. Tabacco foglio 016
- Bibliografia:
- Dolomiti 120 itinerari circolari. Rizzato - Favarato Ed. Panorama