Da qui si seguono le indicazioni per il rifugio Volta (5h), passando per Castan 978 m, Frasnedo 1250 m, Corveggia 1227 m, da qui si incontra un bivio e bisogna svoltare a sinistra (palina in loco) fino all’alpe Camera (1795m), proseguendo nuovamente in piano fino ad un successivo bivio dove è possibile raggiungere il rifugio sia a destra che a sinistra
Dal rifugio si traversa in direzione Ovest senza perdere quota fino ad oltrepassare il ben visibile sperone roccioso che scende dalla punta Como. Da qui si punta verso l’evidente forcella di Revelaso (2489 ) che separa la Cresta Sud Est del Sasso Manduino dalla cima del Cavrè.
La salita è divisibile in quattro parti ben identificabili:
- Dalla forcella di Revelaso 2489 m allo Spallone 2646 m
- Il traverso sullo Spallone
- Dallo Spallone alla Cresta alta
- La lunga Cresta abbattuta con i torrioni
- Una volta raggiunta la forcella abbiamo attaccato per una paretina appoggiata. Si risale la parete per un centinaio di metri guadagnando il filo della cresta, che si segue stando sempre sul versante Est senza grosse difficoltà fino allo spallone.
- Da qui si procede in direzione nord con una lieve ascesa verso l’evidente salto di cresta successivo, anche qui le difficoltà sono minime. Fino a questo punto non abbiamo trovato ne soste ne chiodi di passaggio.
- Si risale l’evidente erto filo della cresta Sud Est, con arrampicata più sostenuta rispetto alle parti precedenti ma mai troppo difficile fino ad un evidente becco roccioso, a circa 2800m. In questa sezione abbiamo trovato tre soste attrezzate e un paio di chiodi di passaggio.
- Da qui comincia una lunga cavalcata sul filo di cresta, sempre in leggera ascesa con difficoltà di III/IV grado, alcuni blocchi vanno risaliti per poi essere ridiscesi sulla parte opposta, sempre in massima esposizione, fino alla sommità del primo torrione, dove è predisposta una sosta di calata sul versante Ovest di circa 5m (attenzione a non scendere alla cengia più bassa, porta fuori via) che deposita su un piccolo pulpito esposto, al cospetto di una placca appoggiata (IV+) che si risale per qualche metro per guadagnare nuovamente il filo di cresta. Da qui si raggiunge la sommità del primo pilastro, dove un altra doppia sul versante Ovest permette di continuare sul filo della cresta, oltrepassando altri piccoli torrioni che vanno prima risaliti e poi discesi sul versante opposto. L’ultima parte è caratterizzata da una lama affilata, che va risalita per una ventina di metri fino a raggiungere nuovamente una sosta di calata che deposita ad una selletta. Si attraversa la sella fino a giungere ad una altra calata che deposita in un canalone. Si è alla base della torre Sud, l’ultima torre prima della cima. Qui siamo stati stati costretti a raggiungere la via normale data l’ora tarda e l’imminente tramonto. È possibile continuare sulla torre Sud per il diedro che incide la sua parete Est, fino alla sua sommità dove ci si cala presso la finestra di roccia, da dove seguendo la via normale si è brevemente in cima.
La discesa è altrettanto lunga e complessa, e si svolge lungo la via normale.
Dalla vetta con una calata di 15 metri si giunge su un bel pianoro dove c’è una seconda calata. Da lì con 3 calate dritte da 30 metri si arriva in una zona più tranquilla.
Breve discesa in disarrampicata 30 metri e sulla destra orografica si trova un’altra calata. Con un susseguirsi di calate e disarrampicate si arriva a un canale erboso. Da lì si scende con due/ tre doppie e si traversa su una selletta (omino). Da lì tramite cenge erbosa su traversa verso destra faccia a valle Gino a trovare una cengia (esposta)che porta a sinistra evitando il salto roccioso (muro arancione).