L'itinerario è il più diretto per giungere in cima, ed evita l'allungo del percorso passando per il Rifugio Pagarì. Si tratta comunque di un percorso che misura 20 km di sviluppo e richiede un buon allenamento.
Da San Giacomo, superato il ponte, si segue la strada asfaltata con scorciatoie nel bosco che porta rapidamente alla ex casa di Caccia ora colonia estiva (fontana). Si continua a monte seguendo la carrareccia che si inoltra nel bosco, con alcuni tornanti evitabili con buone scorciatoie, sino ad uscire dal bosco ad un colletto che precede una lieve discesa nei pressi del Gias del Rasur, accedendo così alla lunga conca pascoliva del Pra del Rasour 1430 m. Si percorre la stradina sino al termine, trascurando a sinistra la deviazione per il Lago del Vej del Bouc, continuando ancora lungo il corso del torrente fino alla passerella in legno che consente di passare sulla sponda opposta, continuando per un tratto sul sentiero del Rifugio Pagarì. Dopo un breve tratto su di esso, si incontra la palina che indica il sentiero sulla destra per il Bivacco Moncalieri ed il Lago Bianco del Gelas, lo si seguirà iniziando a salire in una breve fascia boscosa spostandosi progressivamente verso ovest, fino ai ruderi del Gias Pantacreus 1862 m.
Qui si prosegue decisamente a sinistra, seguendo i bolli rossi un po’ sbiaditi che consentono di attraversare una breve fascia di pietraia, dopodichè una leggera perdita di quota, immette nel vallone Pantacreus a circa 2000 m, passando a fianco di una suggestiva gola (attenzione con neve o ghiaccio). Si riprende a salire il pendio erboso restando a destra del vallone, si attraversa poi un ruscello (non quello principale) per poi con qualche zigzag accedere al ripiano del Lago Bianco del Gelas 2549 m.
Si costeggia il lago verso sinistra, seguendo il sentiero per il Bivacco Moncalieri ancora per un tratto per proseguire poi a 2650 m circa in direzione sud, verso la vasta pietraia (nevai a inizio stagione) delle morene dell’ex ghiacciaio della Maledia. Occorre salire a vista, cercando i pochi ometti destreggiandosi fra detriti e pietrame instabile ma senza difficoltà. Conviene portarsi a ridosso della barriera rocciosa di destra, alternando rocce montonate a brevi canalini con facili roccette.
Si giunge così, ai piedi della “pala” della Maledia, alla conca che ospita il piccolo laghetto della Maledia (se presente) dove si trovano gli ultimi resti del ghiacciaio a 2900 m.
A questo punto ci si porta sul lato sinistro della conca ai piedi della Maledia che ora appare come una severa lama di roccia. I possibili canali di ascensione alla vetta sono quello di sinistra e quello centrale. Il sinistro è il più semplice ma con alla sua uscita superiore pietrame poco stabile, il centrale è più impegnativo tecnicamente ma con roccia migliore.
Se si sale il sinistro (F+) eventualmente utilizzando i ramponi in caso di neve dura sulla gengiva di accesso, si inizia con alcuni facili gradoni sporchi di terriccio e detriti, per giungere rapidamente al passaggio più impegnativo: un breve muretto che se affrontato diretto presenta un passo di II senza appigli, mentre è più facile aggirarlo sulla destra, sfruttando un terrazzino un po’ esposto dove però c’è la possibilità di appoggiare i piedi. Si torna poi nel cuore del canale che non offre più ostacoli irresistibili. Terminato il canale si presenta di fronte l’ammasso di pietrame della parte superiore della pala, vi sono diverse tracce fra detriti e pietre, il consiglio è di spostarsi verso destra dove i massi sono meno instabili (attenzione perchè nella parte centrale e sinistra si muove davvero qualunque cosa si tocchi). Salendo via via il pendio si “pulisce” e si giunge facilmente alla cima 3061 m.
La discesa avviene dal percorso di salita, prestando molta attenzione alla discesa della pietraia e del canale, sopratutto per non smuovere pietre in presenza di altre persone.
- Cartografia:
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Fraternali 1:25000 n.15 Valle Gesso, Parco Naturale delle Alpi Marittime