(PARCO NAZIONALE DELLA MAJELLA)
Questo itinerario, per quanto riguarda la salita, presenta varie opzioni: si può salire dalla Rava della Giumenta Bianca (Direttissima), dal Fondo di Majella oppure da Campo di Giove; quest'ultima soluzione ha dalla sua il fatto che non presenta pericoli oggettivi particolari (soprattutto valanghe) e quindi, quando le condizioni del manto nevoso non sono perfette, rappresenta la soluzione ottimale.
Se gli impianti di Campo di Giove sono aperti è possibile sfruttare la seggiovia e risparmiare così 500 m di dislivello, se sono chiusi basta seguire la pista e partire presto.
La discesa nel vallone di Taranta non presenta mai grosse pendenze ma purtroppo raccoglie le valanghe che si formano dai versanti laterali e quindi va affrontata con condizioni stabili, d'altra parte terminando a quote piuttosto basse (700 m) non conviene farla nemmeno quando la neve è scarsa perchè altrimenti occorre portare in spalla gli sci per un lungo tratto di strada. Trovare quindi le condizioni ottimali non è semplice ed occorre saper aspettare.
La Majella è una montagna molto grande, questo itinerario ad esempio ha quasi 27 Km di sviluppo e oltre 1600 m di dislivello; sono numeri di tutto rispetto ma che non sono esclusivi di questo singolo percorso e compaiono in diversi itinerari che scendono nelle valli orientali del gruppo.
Il vallone di Taranta, il vallone d'Ugni ad esempio sono valli selvagge e lunghissime, il vallone di Fara addirittura raggiunge quasi 2400 m di dislivello, una cifra che non sfigura neanche sulle Alpi.
Per questo, e per il fatto che tutti terminano a quote relativamente basse, la soluzione migliore consiste nel percorrerli in traversata.
ACCESSO
Da Campo di Giove prendere la strada per gli impianti da sci e parcheggiare sul piazzale della partenza della cabinovia (1150 m.)
VALLE DI TARANTA E GROTTA DEL CAVALLONE
Anticamente la valle di Taranta era chiamata "La Tagliata", in effetti guardata dall'alto il vallone taglia il versante orientale della Majella per circa 7 Km. Nella zona ci sono diverse cavità naturali come la grotta dell'Asino, del Bove e la grotta del Cavallone. Si presta a gite escursionistiche anche se i dislivelli non sono mai banali.
La Grotta del Cavallone si apre sulla parete rocciosa posta sul lato sinistro della Valle di Taranta a quota 1475 e si sviluppa per circa 2 Km. La grotta è visitabile soltanto in estate ed è raggiungibile tramite una seggiovia. La parte aperta al pubblico è di circa 800 m e si raggiunge dopo un percoso di 10 minuti circa, la visita dura poco più di un'ora.
È detta anche Grotta della figlia di Iorio perchè il pittore Francesco Paolo Michetti ne trasse ispirazione per la scenografia del secondo atto della tragedia dannunziana che venne messa in scena al Teatro Lirico di Milano il 4 marzo 1904. Ancora oggi è conosciuta anche come la grotta della Figlia di Jorio. E' l'unica grotta visitabile del Parco Nazionale della Maiella.
Conosciuta già intorno al 1600 viene esplorata nel 1704 ed inizia ad essere valorizzata dalla fine dell'800; dagli anni '70 la Grotta è raggiungibile con una funivia ed il suo interno è illuminato.
Per informazioni www.comune.lama-dei-peligni.ch.it/le_grotte
Dal parcheggio degli impianti (1150 m) si segue la pista che inizia a destra della seggiovia. Giunti a q. 1150 circa non proseguire dritti per la valle di Quartarana, ma deviare a sinistra per la pista che passa sotto un costone roccioso. Dopo un traverso si riprende a salire dritti e si esce sul Guado di Coccia, un valico con rifugio e strutture sciistiche (1674 m, 1.10 ore).
Si prosegue tenendosi a destra degli impianti che proseguono verso sud. Dopo il primo impianto ed il successivo (dismessi) si giunge sul crinale, dove terminano i piloni (casetta in muratura diruta, 2325 m circa, 2.30 ore).
Qui inizia una zona fatta di colli e valloncelli dove non è facile orientarsi; per evitare di arrivare sulla Tavola Rotonda (2403 m) e dover poi scendere sul Fondo di Femmina Morta, occorre obliquare verso destra e cercare di aggirare le alture successive.
Giunti comunque al Fondo (2375 m circa) si può: risalire la valle di Femmina Morta tenendosi sul fondo e poi obliquare verso destra fino alla cima (2646 m) dopo il Monte Macellaro (2636 m) oppure portarsi subito sulla larga cresta sud del Monte e dopo diversi colli arrivare alla fine della salita (2646 m, 5 ore).
DISCESA
Dalla cima (2646 m) scendere nel vallone di sinistra cercando di non raggiungere il fondo della valle (pianeggiante). Tenendosi sulla destra si riesce a superare un grosso ometto di pietra puntando ad un grosso bastione roccioso al centro della valle (Altare dello Stincone, 2413 m, toponimo posto in modo errato sulla carta del CAI). Lo si supera a destra e si entra nella Valle di Taranta tra pareti rocciose che ne delimitano i bordi. Superato l’Altare la valle diventa larga e poco pendente, ci si tiene più o meno sul fondo fino a q. 1850 m circa, dove occorre superare un strettoia oltre la quale c’è la captazione dell’acqua. La valle si riapre e presto si arriva a vedere la grotta del Cavallone. Qui inizia il bosco, ci si tiene sulla dx orografica (solitamente meglio innevata) a sinistra del bosco e si arriva alla pista che conduce alla grotta. Per questa si prosegue fino alla partenza della seggiovia (780 m) e per la strada asfaltata fino alla sbarra sulla Statale n. 84 poco sopra l’abitato di Taranta Peligna (726 m, 2.30 ore).
DATI TECNICI
• Dislivello salita: 1600 m circa
• Dislivello discesa: 1900 m circa
• Difficoltà: MS
• Orario salita: 4.30/5.30 ore
• Sviluppo salita: 14 Km circa
• Sviluppo discesa: 13 Km circa
• Esposizione: Sud (salita), Sud-Est (discesa)
- Cartografia:
- Carta 1:25000 Majella - SER
- Bibliografia:
- Filocamo-Di Salvo:Tracce di sci in Appennino