Le difficoltà sono escursionistiche in quanto si tratta in massima parte di una lunga e noiosa marcia su sfasciumi; non servono corde, imbraghi, piccozze. Portare solo un paio di buoni bastoncini e un paio di ramponi, che potrebbero essere necessari il giorno della cima, a seconda delle condizioni. Ovviamente è necessario acclimatarsi adeguatamente e organizzarsi con una spedizione (esistono ottime agenzie locali a cui rivolgersi).
La montagna è un vulcano alto e isolato, e veniva salita già dagli Inca in epoca precolombiana, come testimoniano numerose piccole costruzioni in muratura a secco (fra cui una a pochi metri dalla cima; nei pressi sono state ritrovate anche alcune mummie ora esposte in un museo a Salta).
NON C'È ACQUA AL CAMPO BASE, quindi bisogna portarsi tutta quella che occorre (ai campi successivi se si è fortunati si trova neve da sciogliere).
Dal campo base si sale verso destra (cartello in legno) e per tracce si rimonta un po’ verso sinistra il breve gradino di sfasciumi sovrastante, quindi si procede per pendii detritici tranquilli e appoggiati (traccia di sentiero con qualche ometto) in direzione della vetta, fino al campo 1 da piazzare a sinistra in una conca riparata dal vento (ma fredda di notte), a quota 5360 m.
Si continua in direzione della vetta per poi piegare a sinistra su sfasciumi (ed eventualmente chiazze di neve e/o penitentes), sempre con tracce di sentiero, fino al campo 2 sito a 5870 m su un comodo ripiano ben riparato, presso l’alveo prosciugato di un laghetto. (Se si fosse molto allenati e già perfettamente acclimatati si potrebbe saltare il campo precedente e salire direttamente qui; sconsigliabile se l’acclimatazione non è completa. È probabilmente possibile anche piazzare un campo anche più in basso e a destra su un’ampia terrazza, forse più esposto al vento).
Dal campo 2 si salgono sfasciumi verso sinistra, puntando al canale (esposto a Est) compreso fra due speroncini rocciosi, che dal campo non è visibile ma solo intuibile. Vaghe e saltuarie tracce risalgono la dorsale che fa capo allo sperone di destra, su terreno comunque ripido e instabile, assai disagevole. Giunti alla base delle rocce si traversa a sinistra e si entra nel largo canale, che può essere innevato (ramponi). Lo si risale comodamente e senza alcuna difficoltà per 100 m di dislivello fino a sbucare a una forcella a quasi 6500 m. Da qui un sentierino più marcato sale fino alla sella poco sotto la vetta, con i resti delle costruzioni Inca. La cima è costituita dal castello roccioso a sinistra, e la si raggiunge per tracce e facili roccette (libro di vetta). Il panorama è ovviamente sterminato, sia verso il deserto di Atacama sul versante cileno, sia sulla Puna e su innumerevoli altre cime delle Ande.
Discesa:
o per la via di salita, anche se il terreno per un lungo tratto dopo la fine del canale è disagevole, oppure, tornati alla forcella dove sbuca il canale abbassarsi a sinistra (Nord) per sfasciumi ripidi, con tracce appena accennate (porre grande attenzione), tenendosi alla destra di un nevaio. Dopo qualche centinaio di metri piegare a destra (sempre su scomodi sfasciumi e sabbia) e raggiungere direttamente il campo 2. Questa soluzione è rapida e diretta ed è la preferita dalle guide, ma è ancora più scomoda e pericolosa. Si arriva al campo alto in un paio d’ore scarse.
Dal campo 2 al campo base la discesa è rapida e tranquilla (considerare 1h30 senza correre, molte tracce abbastanza comode).