Dal parcheggio si segue l’asfalto per poche centinaia di metri fino a scendere brevemente verso il borgo di Thumel (cartelli, sentiero 11b per il Col Rosset).
Da Thumel si continua su sterrato fino ad attraversare il torrente dopo il quale nuovi cartelli ci fanno salire nel bosco. Qualche saliscendi nel fondovalle fino a incontrare un ponte in legno sfondato che oltrepassa il torrente Grand Vaudalà. Senza attraversarlo, si volge a sinistra seguendo la traccia indicata sentiero 12 (cartelli) e si inizia la salita che porta a imboccare il vallone di Vaudalà.
La traccia è ottimamente marcata e una volta nel vallone inizia l’attraversamento tra prati con pendenza più lieve. Giunti all’Alpe Grand Vaudalà le indicazioni fanno perdere brevemente quota fino al torrente dove si trova il bivio per il rifugio Benevolo per poi risalire; questo breve saliscendi è evitabile proseguendo diritti all’alpe e riallacciandosi più avanti al sentiero per il Col Rosset che qui è segnato anche come 13a.
La testata della valle è chiusa dalla Punta Rosset che si lascia poi sulla destra abbandonando i prati e iniziando a risalire ripidamente verso il Col Rosset riconoscibile dal caratteristico colore giallo della roccia. Questa parte dell’itinerario si svolge in ombra sotto il versante nord della Punta Rosset è quindi facile trovare terreno gelato anche in estate nella parte più alta che conduce al colle.
Dal colle si volge a sinistra (nord-est) verso le punte del Leynir su una traccia che poi si perde tra le pietre. Si segue la cresta puntando il visibile ometto di quota 3147 (personalmente l’ho bypassato restando sul versante del Nivolet su cengia), dopodiché si incontra l’unica placca liscia e inclinata del percorso che se asciutta si risale senza alcun problema. Oltre la placca si prosegue facilmente tra rocce, detriti e qualche traccia fino alla punta sud con grande ometto (m.3224); si prosegue scendendo al colletto che la separa dalla nord che altrettanto facilmente si raggiunge 3235 m.
Il colletto tra le due punte è caratterizzato da una parte di roccia bianca; ridiscendendo dalla punta nord, poco prima di raggiungere queste rocce chiare, piegare a sinistra sulla ripida traccia detritica, inizialmente poco evidente poi più intuibile, che scende al colletto di Bes. La punta Bes appare come un caotico ammasso di rocce, in realtà la sua salita è semplice e la roccia è pressoché stabile.
Attaccare liberamente la parte bassa di rossiccia roccia rotta fino a intercettare una traccia (qualche ometto) che per un tratto segue la cresta poi, quando la roccia si fa scura, resta più bassa sul versante est (per intenderci verso il Col Leynir) ed evita qualche salto di roccia della cresta stessa; l’ometto di vetta è già ben visibile, lo si oltrepassa brevemente e lo si raggiunge in pochi passi dal versante sud. Tornati al colletto si scende a sud-ovest verso il nevaio perenne sovrastante i laghi di Chanavey; presente qualche traccia e ometto ma si procede liberamente su terreno facile.
Si passa a destra del nevaio o sul nevaio stesso, a secondo delle condizioni, e si cerca la via migliore per scendere verso il lago più alto; sono presenti delle placche che a vista sembrano lisce, in realtà non lo sono e se asciutte si riesce a discenderle senza problemi, altrimenti si prosegue su semplice terreno detritico. Senza raggiungere il lago ci si mantiene un po’ più alti verso destra, puntando all’evidente traccia di sentiero che risale al Col Rosset. Dal colle si ridiscende per la via di salita.