Dall’arrivo della cabinovia si scende al vicino Rifugio Gilberti, dove si ha una magnifica vista sulle pendici scoscese del Monte Canin e sui vasti piani del Montasio dal lato opposto della valle.
Il sentiero 636, visibile ma non taccato di recente (con ometti sparsi), scende nel Piano del Prevala e – per fortuna – evita il pistone da sci (almeno nel tratto iniziale), preferendo risalire i ghiaioni calcarei addossato alla balza dell’altopiano soprastante, sfiorando un notevole nevaio agostano e raggiungendo infine i troppo invadenti impianti di Sella Prevala, posta sul confine sloveno e fornita di belle viste sulle Giulie meridionali (M. Nero) e orientali.
Dalla sella si risale la pista (di riporto) che scende dalla funivia Leupa, un tracciato coperto da bei fiorellini tra le roccette. A Sella Leupa l’ampio panorama mostra il Canin e le sue cime e – di fronte – i massicci dello Jof di Montasio e del Jof Fuart. Questo è il punto più elevato dell’escursione.
Il tracciato 636 ora taglia in moderata pendenza le pendici del Golovec e del Leupa. Tra belle fioriture la traccia militare si destreggia con abilità tra straordinarie formazioni carsiche: pozzi con neve sul fondo, solchi scavati in forme strane e inghiottitoi. La flora è quella tipica dei terreni calcarei. Al termine di questo tratto davvero particolare si raggiunge il sentiero 637, proveniente da Sella Nevea, anche questo un percorso tracciato ai tempi della Grande Guerra. Con abilità anche superiore a prima si attraversa in moderata salita una zona carsica ancora più tormentata, che merita davvero la visita.
La salita termina alla innominata sella quota m 1934 (da noi battezzata “Sella Lopic”): qui si vede chiaramente la seconda parte della traccia, che scende tra i calcari verso la Sella Robon e l’omonima cima. Volendo accorciare l’itinerario è possibile ritornare sui propri passi e scendere a Sella Nevea sul tracciato 637.
Il lungo traverso in discesa è molto piacevole: basta fare attenzione ai sassetti calcarei del sentiero. Contornata la conca ai piedi di Sella Robon, la si raggiunge con un paio di tornanti (3 ore circa dal rifugio) e dai prati sommitali si possono ammirare altre cime delle Alpi Giulie (su tutti il vicino Mangart). Sulla sella numerosi resti di fortificazioni italiane del primo conflitto modiale. Altri resti sono ben visibili sulle pendici del Monte Robon Alto, eventualmente raggiungibile con una traccia che passa dal bivacco speleologico Modonutti-Savoia (m 1908), attraversando un terreno calcareo sempre molto tormentato.
Il ritorno riporta al circo sassoso ai piedi della sella: la traccia 637 (sempre visibile ma ora con tacche più sbiadite) punta al canale di uscita della conca per portarsi subito sul versante destro idrografico, traversando i ripidi e scoscesi pendii del Robon, con un percorso ben tracciato ma faticoso, che non concede distrazioni.
Il sentiero raggiunge dopo il piccolo ripiano di Pian delle Lope (dove si trova una pozza più che una vera sorgente) e continua con numerosi saliscendi, passaggi delicati e traversi umidi e cespugliosi. Questo sentiero è scarsamente frequentato e meriterebbe qualche operazione di manutenzione. Dopo essere entrati nei boschi misti sulle ripide pendici settentrionali del Col Lopic si raggiunge infine una sterrata e la rotabile asfaltata, che basta seguire in discesa verso ovest per rientrare a Sella Nevea.