Note
Storico
560 m, TD. Grado max VI+. Via completamente da attrezzare a parte le soste.Tutte le soste sono predisposte per le calate in corda doppia. Calcolare 7h per la via e 2:30 h per le calate. Portare serie completa di friend sino al 3 BD raddoppiando le misure medio-piccole, e qualche nut piccolo. Due mezze corde da 60 m. Sufficienti otto rinvii, preferibilmente allungabili.
La via risale il torrione Sud Ovest della Lavina in modo molto diretto. Le calate sono tutte lineari e possono essere utilizzate per qualsiasi via arrivi alla sommità della Torre Lavina, evitando così la lunga e faticosa discesa a piedi per il colle delle Cadreghe.
Avvicinamento
La via risale il torrione Sud Ovest della Lavina in modo molto diretto. Le calate sono tutte lineari e possono essere utilizzate per qualsiasi via arrivi alla sommità della Torre Lavina, evitando così la lunga e faticosa discesa a piedi per il colle delle Cadreghe.
Da Tressi salire al bivacco Davito (circa 3-3:30 h).
Dal bivacco Davito prendere il sentiero che sale al colle di Bardoney. Superare dopo circa 10 min una palina con vari cartelli indicatori e proseguire per qualche centinaio di metri lungo il sentiero, per poi abbandonarlo e puntare in direzione della Torre Lavina. Seguire rari ometti nel primo tratto, quindi risalire senza percorso obbligato la dorsale erbosa; attraversare la pietraia successiva (ometti), sino a pervenire a un laghetto; da lì risalire la faticosa pietraia lungo il lato destro del nevaio (se presente), fino a portarsi alla base della parete (calcolare 1:30-2 h dal bivacco).
La via attacca sulle placconate chiare poste a sinistra di un evidente diedro (sulla sua destra è presente una bellissima placca scura). La zona di attacco è contrassegnata da un vecchio moschettone incastrato in un fessurino (in quel punto la terminale del nevaio al momento non consente di attaccare facilmente, per cui conviene partire qualche metro a destra del moschettone).
Descrizione
Dal bivacco Davito prendere il sentiero che sale al colle di Bardoney. Superare dopo circa 10 min una palina con vari cartelli indicatori e proseguire per qualche centinaio di metri lungo il sentiero, per poi abbandonarlo e puntare in direzione della Torre Lavina. Seguire rari ometti nel primo tratto, quindi risalire senza percorso obbligato la dorsale erbosa; attraversare la pietraia successiva (ometti), sino a pervenire a un laghetto; da lì risalire la faticosa pietraia lungo il lato destro del nevaio (se presente), fino a portarsi alla base della parete (calcolare 1:30-2 h dal bivacco).
La via attacca sulle placconate chiare poste a sinistra di un evidente diedro (sulla sua destra è presente una bellissima placca scura). La zona di attacco è contrassegnata da un vecchio moschettone incastrato in un fessurino (in quel punto la terminale del nevaio al momento non consente di attaccare facilmente, per cui conviene partire qualche metro a destra del moschettone).
- L1: risalire i risalti di bella roccia sino alla sosta, posta subito a sinistra di un enorme masso (IV, 40 m)
- L2: puntare al diedrino erboso sopra la sosta, quindi spostarsi leggermente a destra su magnifica placca a conchette e fessura e proseguire per risalti erbosi (IV, III, 50 m)
- L3: risalire per facili risalti fino alla bella placca lavorata finale (III, IV, 50 m. In prossimità della sosta sono presenti un vecchio chiodo con fettuccia all’uscita della placca e poco più a destra un vecchio chiodo a U)
- L4: risalire il fessurino posto subito a destra della sosta su magnifica placca lavorata, quindi proseguire diritto dentro l’evidente canalino di roccia che divide le placconate, fino a sosta dentro il canalino (V, IV, 50 m)
- L5: alzarsi sopra il canalino e continuare per placche abbattute fino a sosta su comoda cengia, alla base di una placconata (V-, 50 m)
- L6: salire il bellissimo diedro appena a sinistra della verticale della sosta, evitando le placche fessurate poste alla sua destra (roccia non solida), poi proseguire per placche fino alla sosta (V sostenuto, 50 m)
- L7: alzarsi lungo il pilastro (presente al suo termine l’unico spit della via) e spostarsi obliquando a destra su magnifica placca in direzione del punto debole del tetto che si supera, per poi risalire brevemente su rocce più facili (V sostenuto, 50 m; roccia eccezionale)
- L8: proseguire diritto per belle placche (V, quasi 60 m; probabilmente lungo questo tiro la via incrocia la storica e pressoché schiodata via Calosso, che arriva dallo sperone posto in basso a sinistra e prosegue verso destra)
- L9: risalire assicurandosi sul lato destro la splendida placca fessurata (V sostenuto, 30 m, presenti due chiodi di cui uno ad anello nella parte finale del tiro)
- L10: dalla sosta alzarsi, traversare verso destra per alcuni metri ed entrare in un sistema di diedri, che si risalgono per una decina di metri. Arrivati in prossimità di una placconata giallastra, la si abbandona a sinistra e ci si ribalta (difficile) verso destra, proseguendo successivamente per risalti fino a sosta su aerea cengia (V, VI+, 30 m; tiro chiave della via)
- L11: risalire la bella placca rossastra, poi spostarsi leggermente a destra e proseguire su risalti di roccia molto lavorata (V, 40 m; presente un vecchio chiodo in fessura al termine della placca)
- L12: salire lungo lo spigolo facile fino a raggiungere la punta, posta a sinistra della croce di vetta (III, passi di IV, 60 m). Da lì seguire gli ometti per risalire il contrafforte che termina sulla cresta.
Calate: 11 calate (conviene unire L10 e L9 con un’unica calata da 55 metri).
Via aperta da Camilla Reggio (FAGA), Antonio Migheli (Doc) e Claudio Pajola (Cajo) il 12 settembre 2022 per i primi 5 tiri e il 29 luglio 2023 per i restanti sette tiri.
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