SI parte da Degioz (mt. 1540), centro principale della valle (parcheggio vicino al Centro Visitatori del Parco), e si risale per pochi chilometri la vallata sino alla frazione di Eaux Rousses (mt. 1666), dove si lascia l’asfalto per attraversare il torrente ed iniziare la lunga ascesa (pannelli indicatori dell’Alta via n. 2).
L’inizio non è dei più promettenti: infatti il sentiero si riduce ad una sassaiola informe che risale il prato. Impossibile restare in sella per più di dieci metri consecutivi.
Giunti all’inizio del bosco poi le vecchie relazioni delle guide in mio possesso (Val d’Aosta in MTB- Pietro e Matteo Giglio-Musumeci Edizioni) descrivono l’itinerario come quasi interamente ciclabile. E così comincio a fregarmi le mani dalla gioia.
Peccato che di anni ne siano passati parecchi e – nel frattempo – c’è stata un’alluvione mica da ridere (quella del 2000, tutta la Val d’Aosta ne porta ancora le ferite più o meno rimarginate).
Risultato: si deve risalire a tornanti il fronte di una grandissima frana che ha sconvolto i resti della mulattiera reale: ed è un continuo salire e scendere dalla bici.
Solo dopo aver attraversato definitivamente il fronte frana il sentiero torna a farsi pedalabile, ed è un vero spettacolo affrontare questo tratto nel bosco, caratterizzato da innumerevoli tornantini ravvicinati.
Si esce dal bosco e dopo un breve tratto non ciclabile si raggiungono la cappelletta e le baite dell’alpe Levionaz inferiore mt 2303, spettacolare panorama sull’intera valle.
Ora il sentiero entra decisamente nel vallone di Levionaz (splendida vista sui ghiacciai del Gran Paradiso) e dopo una breve discesa corre parallelo al torrente: anche qui si notano evidenti i segni di passati sconvolgimenti alluvionali, e i successivi tornanti sono quasi tutti da farsi bici a fianco. Dopo aver passato un ponticello sul torrente la ciclabilità torna buona, anzi man mano che si procede di quota ci si stupisce di quanto si riesca a stare in sella. E’ un tratto entusiasmante: l’ambiente è quello tipico dell’alta montagna, il sentiero è molto aereo ed esposto, ma noi non desistiamo e continuiamo a procedere in sella sorpassando decine di escursionisti increduli.
La manna termina a quota 2950 mt, dove comincia l’immensa pietraia che porta al colle: inutile proseguire oltre (o se proprio volete fatelo a piedi).
Breve sosta rigeneratrice, e poi inizia una discesa di quelle che non si dimenticano facilmente: si riesce a stare in sella molto più che in salita, soprattutto per chi dispone di buona tecnica e sana incoscienza. Io preferisco scendere nei punti più critici, ma ciononostante il divertimento è assicurato.
In conclusione: escursione stupenda, ma se mal digerite i giri poco pedalabili lasciate perdere. E soprattutto considerate che l’impegno fisico è notevole, viste le quote raggiunte.
- Cartografia:
- IGC n. 107-Valsavarenche