Così abbiamo notato questa parete di fronte alla quale sono passati migliaia di arrampicatori diretti al Becco di Valsoera, ma che evidentemente non ha mai solleticato la fantasia di nessuno. Sarà per quelle sempre presenti colate nerastre, o perchè è alta meno di 200m e non arriva da nessuna parte. Sarà che la parete è invisibile ai più. A noi invece era piaciuta fin da quando ne abbiamo intravista la parte più alta dal Pontese. Da vicino poi ci ha definitivamente convinto. La parete è fondamentalmente costituita di bella placca chiara a vaschette, particolarmente lavorata lungo le colate nere. Peraltro, non so per quale incantesimo, le colate nere, una volta che ci sei sopra non sono più nere. Alcune fasce di tetti rendono meno ovvia la scelta della linea migliore.
Ci siamo quindi tornati con attrezzatura al seguito, e mi sa proprio che ci torneremo ancora.
L1: Attaccare in corrispondenza dell’ometto. Superare due tetti grazie a giganteschi maniglioni scavati dall’acqua. Unici due passi atletici della via. Proseguire sulla placca sovrastante fino a S1. Possibilità di barare i tetti iniziali e altri passi in placca stando a dx, ma non vale farlo e poi sgradare il tiro. 50m – 5 spit – 5c
L2: Risalire il vago diedrino sopra la sosta. Continuare su bella placca compatta ma ottimamente lavorata. Puntare al tetto/muretto soprastante, dove ha una spaccatura con ciuffetto d’erba. Salirlo facilmente e ristabilirsi su un pulpito, dove si trova S2. 50m – 5 spit – 5c
L3: Superare i primi 2m di placca con un passo delicato e obbligatorio (6a). Dopo aver moschettonato il secondo spit, suggerisco di non incapponirsi con il metro e mezzo di placca soprastante, ma di spostarsi a sx (anche se il tiro prosegue nella direzione opposta!) quel tanto che basta per sfruttare un buon rovescio sotto al tetto. Segue un lungo traverso a dx sotto al tettino, delicato in un paio di punti. Si arriva finalmente ad una zona dove la roccia soprastante è lavorata e si lascia salire. Si entra quindi in un breve diedrino, da cui si esce a dx su un gradino dove si trova S3. 20m – 4 spit – 6b
L4: Attraversare 2m a sx sopra ad un tetto e sotto ad un altro. Raggiungere due fessurine parallele, che permettono di vincere il tettino con facilità. Le fessurine muoiono poi in placca, facile fino ad uno spanciamento, che presenta un passo delicato e abbastanza obbligatorio. Si obliqua poi verso sx, su terreno più appoggiato e facile. S4 è su una cengia che sarebbe perfetta per un bivacco. 25m – 3 spit – 6a
L5: Proseguire sulla verticale della sosta su una facile placca, poi per una spaccatura accedere a terreno più discontinuo, in vista dei prati sommitali. Per facili risalti guadagnare la S5. 35m – 1 spit – 4c
Attrezzatura:
Fix e placchette Inox 10mm. Soste tipo Raumer (ma non Raumer) con catena a due maglie e anello di calata.
Materiale: 8 rinvii, friend BD 0.1-0.3-0.5-1 (in particolare suggerisco di non dimenticare lo 0.3).
Discesa:
Le doppie sono comode, ma volendo credo si scenda facilmente a piedi. In doppia viene bene fare L5, L4+L3, L2, L1. Quasi obbligatorie due mezze da 60m.
Arrampicata prevalentemente di piedi, ma molto divertente grazie alla morfologia della roccia che offre belle successioni di vaschette e gobbette. Ne risulta un gioco di ricerca dell’appoggio migliore, piuttosto che di cieca fiducia dell’aderenza delle scarpette.
Fabiano e Roberta