Nel diedro e lungo lo spigolo si trovano calate attrezzate con spit (realizzate durante esercitazioni del soccorso alpino). Alla fine del primo tiro in traverso su placca per raggiungere il diedro, abbiamo avuto la sorpresa di incontrare spit nuovi: il secondo tiro nel diedro lo abbiamo trovato già attrezzato con spit (?!?) ma poi, dopo la seconda sosta, gli spit finiscono e non ne abbiamo più incontrato fino alla penultima sosta della Billò, dove invece ci sono spit più vecchi, così come nell’ultimo tiro della via.
Nel complesso si tratta di una scalata impegnativa, diretta ed elegante, su roccia assai compatta nei primi due tiri, poi di qualità variabile. Molto esposto il tratto finale già percorso da Billò. Nei tratti nuovi abbiamo tolto tutto il materiale usato, lasciando solo un chiodo di sosta alla base del sesto tiro.
Avvicinamento: Dal Rifugio Mondovì (1761 m) ci si dirige verso l’ampio canale erboso che sale a destra, in direzione della base dell’evidente spigolo della Punta Havis de Giorgio. Per vaghe tracce si risale faticosamente il canale, fino sotto il colletto erboso cui fa capo (40 minuti circa dal rifugio).
1) Si attacca una ventina di metri prima di arrivare al colletto ai piedi dello spigolo. Si traversa a sinistra sfruttando liste e gradini (5b), poi con un passo in discesa (5c) si arriva su un terrazzino alla base di un diedrino fessurato. Trascurando uno spit posto poco a sinistra sulla placca, si sale nel diedrino (5c) fino sotto uno strapiombo. Si traversa a sinistra sfruttando in opposizione la fessura orizzontale sotto lo strapiombo (6a, un passo A0) fino ad un minuscolo gradino dove si sosta (uno spit già in posto).
2) Da qui si segue il bel diedro soprastante, già attrezzato con vari spit, lasciando a sinistra una calata attrezzata con spit e cordone. Dapprima il diedro è piuttosto liscio (6a) poi diventa più articolato ma strapiombante (5c). Superato il tratto strapiombante, si va a sostare su un terrazzini con spit e cordone.
3) Si sale a destra nel diedro canale, su roccia un po’ più rotta (3c, 4c, senza più spit in posto), fino ad una calata con spit e cordone, dalla quale si prosegue per roccia friabile, fino ad una terrazza erbosa sotto una placca ripida.
4) Si rimonta la soprastante placca di roccia friabile, zigzagando un poco, prima a sinistra e poi a destra (5b), poi per un rampa erbosa obliqua a sinistra si va a sostare sul filo di spigolo (spuntone).
5) Si prosegue in verticale sullo spigolo arrotondato di buona roccia (4c) e in breve si giunge in una zona di rocce rotte ed erba, sotto un pilastro verticale. Piegando a destra per pochi metri si va a sostare sotto una bella fessura articolata, subito a destra del pilastro (chiodo di sosta lasciato).
6) Si rimonta la fessura uscendone per il ramo di destra (5b, un passo 5c), fino ad una rampa obliqua, dove s’incontra la via Billò originale. Da qui fino in cima si prosegue lungo la via Billò, che a sinistra su detriti porta ad un foro, oltre il quale si sosta (blocco incastrato) sul bordo della precipitosa parete est.
7) Si sale per il filo di spigolo, ripido ed assai aereo, su roccia friabile, superando un primo risalto (3c, 4b) fino ad una sosta con due spit e cordone.
8) Si prosegue per lo spigolo esposto e friabile (4b, 4c) e, scavalcando uno spuntone, si giunge ad un terrazzo con due spit di sosta, alla base di un muro.
9) Si sale con arrampicata delicata il muro di roccia friabile (5b) e, superato uno spuntone, si esce su un terrazzino alla base di una placca strapiombante, solcata sulla sinistra da una fessura obliqua. Si rimonta la fessura (A1, 3 chiodi e 2 spit), uscendone a destra con passaggio atletico (5b). Si prosegue direttamente per un largo sperone di lastroni biancastri friabili (4b) fino a che lo spigolo si abbatte trasformandosi in cresta erbosa (sosta su spuntone).
Per la facile cresta, superando un breve risalto roccioso, si raggiunge la cima (ometto).
Discesa: si scende a sinistra (lato Vallone delle Masche) per ripidi pendii erbosi e saltuarie tracce di passaggio fin sul fondo dell’avvallamento carsico, dove si incontrano gli ometti diretti verso la Cima delle Saline. Si scende a sinistra lungo uno stretto solco con vegetazione, che poco più in basso diventa canalino di detriti mobili. Si raggiunge così la traccia di sentiero che percorre la cengia erbosa alla base della parete della Punta Havis de Giorgio: seguendola verso sinistra in piano si ritorna ad incrociare l’ampio canale erboso risalito all’andata, pochi metri sotto il colletto d’attacco. Scendendo lungo il canale si ritorna al rifugio (0.45-1 ora dalla cima).
- Bibliografia:
- Guida Monti d'Italia