Dal colle del Gigante (rif. Torino) si risale il facile ghiacciaio in direzione della dorsale che porta alla base del Dente del Gigante, si attraversa una facile crepaccia terminale e si sale per sfasciumi lungo lo sperone non molto evidente che porta alla “Gengiva” alla base del Dente del Gigante.
Questo tratto è molto frequentato, quindi porre attenzione alla caduta di sassi, scegliendo l’ itinerario meno esposto.
Da qui in poi, la cresta diventa nevosa e molto affilata, con andamento quasi pianeggiante si superano alcune cime minori fino alla base della piramide sommitale dell’Aig. de Rochefort, si sale per rocce rotte fino alla vetta, (utili ma non indispensabili un paio di tiri di corda). Sulla cima dell’ Aiguille de Rochefort m. 4001, finisce l’ itinerario classico e molto frequentato denominato “Cresta di Rochefort”.
Dalla vetta per facile pendio nevoso scendere ad un colletto, qui incominciano le difficoltà in quanto molto difficilmente si troveranno tracce davanti a noi.
Salire tenendosi il più possibile sul filo di cresta, che dapprima si presenta nevosa e poi rocciosa. Man mano che si sale la cresta diventa sempre più ripida ed esposta, con la roccia talvolta delicata, e possono essere necessari alcuni tiri di corda per raggiungere al vetta del Dome de Rochefort m. 4015. Scendere tenendo ancora il filo di cresta oppure se necessario abbassarsi leggermente sul lato nord (Chamonix), fino a che la cresta diventa nuovamente nevosa: questo tratto è molto esposto e la roccia sovente delicata.
Ora seguire il filo di cresta ancora molto esposto in direzione della calotta di Rochefort. Prima di raggiungerla la cresta diventa nuovamente rocciosa e affilata, ma la roccia ora è solida e ben appigliata; traversare scavalcando alcuni gendarmi (utili ma non indispensabili un paio di brevi corde doppie), quindi pervenire sulla bellissima cima della Calotta di Rochefort m. 3974. Proseguire ancora lungo il filo, fin sulla verticale del colle delle Grand Jorasses, piegare a sx e con diverse corde doppie scendere in pieno sul versante nord fino a raggiungere i pendii nevosi del colle, poi in breve al bivacco Canzio m. 3825.
Dal colle inizia la parte tecnicamente più difficile, dove troviamo alcuni tiri di 4° grado per scalare il versante ovest della punta Young; ci sono anche alcuni chiodi in posto.
Dal colle salire lungo il breve pendio nevoso fino alla base di un enorme spaccatura che scende dalla cima Young, salire solo un breve tratto lungo la spaccatura ( 10-15 m.) per poi traversare a sx e scalando alcune placche (4°), puntare alla base di una evidente fessura che taglia la parete da dx a sx, salire lungo la fessura (4°) per un paio di tiri fino a che la parete si appoggia leggermente. Fin qui la parete è solida e generalmente ben asciutta (se si sceglie bene il periodo per fare la salita), nel tratto successivo la roccia invece è delicata ed è probabile trovare un po’ di neve. Da qui non continuare diritti anche se si vedono in alto delle fettucce, ma salire traversando progressivamente verso sx fino ad una specie di rampa, che sale obliqua ancora verso sx, e seguirla fino al suo termine sopra un pulpito. Ora non farsi ingannare da alcuni chiodi che salgono diritti, ma traversare ancora a sx, scendendo leggermente fino a entrare in un diedro, all’ apparenza difficile, in realtà semplice (3°) ed in breve raggiungere le cresta. Ora per rocce rotte si sale sulla vetta Young m. 3996, oppure se non si vuole andare in cima è possibile traversare puntando ad un colletto che si raggiunge tramite una corda doppia. Questo colletto (sosta a chiodi) si trova tra la P. Young e la P. Margherita. Qui l’ ambiente si fa molto severo, sospesi tra la parete nord ed il versante sud delle Grandes Jorasses.
Dal colletto risalire in cresta per una breve lunghezza (10/15m) fino ad arrivare ad una comoda sosta su spuntone.
Attraversare più o meno in piano verso destra (versante S) per cenge di roccia rotta incontrando una piazzola da bivacco prima (2 posti scomodi con coperte marce abbandonate) e una sosta con maillon triangolare poi. Da qui desescalade o calatina di 10/15 m per raggiungere un colatoio.
Raggiunto il colatoio risalirlo direttamente, roccia marcia e ghiaccio, oppure tenersi sul suo fianco dx (salendo) fino ad un colletto posto su di una cresta secondaria sul versante sud della punta Margherita. Nei pressi del colletto esistono due piazzole dal bivacco per 2 persone l’una. Da qui non salire troppo direttamente ma spostarsi a dx (direzione est) fino alla base di un evidente diedro, oltrepassarlo, traversando ancora a destra, fino ad un altro diedro, quindi scalarlo per un paio di tiri (4°) fino a rimettere piede sulla cresta principale delle Grandes Jorasses. Da qui si arriva in breve alla vetta della Punta Margherita m. 4065 che si trova appena indietro, rispetto al nostro senso di marcia.
Ora non ci sono più possibilità di sbagliare, si segue fedelmente il filo di cresta, veramente molto affilato ed esposto, tanto che a tratti bisogna addirittura appendersi con le mani. Dapprima in discesa e poi in salita si raggiunge la vetta Elena m. 4045, (passaggi di 3° se si fa ben attenzione, non sono necessarie corde doppie), per poi scendere sempre lungo il filo, ancora molto affilato, fino ad un colletto.
Da qui tenendosi sul versante sud aggirare alcuni gendarmi su roccia mediocre, poi la cresta si allarga e per facile cammino si perviene ad un altro colle che si raggiunge con una breve discesa (panorama mozzafiato sulla parte nord). Ora le cose sembrano complicarsi ma in realtà si scopre che salendo in pieno sul versante sud, le difficoltà sono limitate e con alcuni tiri di corda (facoltativi) si raggiunge la Punta Croz m. 4110 .
Ora il percorso è molto facile ed evidente fino alla vetta Whymper m. 4184. Poi, seguendo ancora il filo di cresta, che torna ad essere completamente nevoso e con un solo breve tratto ripido ed esposto, si scende sul colle (attenzione ai crepacci) e da qui senza difficoltà fino alla vetta Walker m. 4208
Per la discesa, agli alpinisti veloci e ben allenati consiglio la discesa dalla cresta delle Hirondelles fino al rif. Gervasutti, difficile e lunga, ma che permette di completare una delle più belle traversate delle Alpi.
Altrimenti, considerato che, ben che si vada, si può arrivare sulla vetta Walker intorno alle 15 – 16 del pomeriggio,
si può scendere dalla via normale sul rif. Boccalatte, itinerario che pur non presentando grosse difficoltà non
deve essere assolutamente sottovalutato.
- Bibliografia:
- Mnte Bianco vol.2 di Chabod-Grivel